Olimpica, una strada costellata di lapidi. L’ultima è per Giorgia e Beatrice

di Camilla Palladino

L’arteria a scorrimento veloce teatro di numerosi incidenti mortali, come ricordano i piccoli altarini: ce ne sono sette in cento metri, compresa quello per le due amiche scomparse a luglio. Mancano controlli

Sette vittime in cento metri. In via del Foro Italico, all’altezza di viale della Moschea, c’è una concentrazione inquietante di lapidi dedicate alle persone che negli anni hanno perso la vita nel tratto di strada. L’alta velocità dei veicoli che non rispettano i limiti, l’assenza di controlli costanti da parte dei vigili urbani e la mancanza di dispositivi di sicurezza adeguati (come i guardrail), uniti alle cattive abitudini dei guidatori, hanno reso l’Olimpica una delle arterie più pericolose di Roma.

Al lato della pista ciclabile, tra la vegetazione incolta, c’è un vaso di pietra senza nome. C’è scritta solo una data – 2003 – e accanto una croce. Poi, uno di seguito all’altro procedendo in direzione Salaria, vengono ricordati Alessandro, Umberto e Angelo. Sull’altro lato della strada, in via del Foro Italico 605, c’è il cippo commemorativo che porta il nome di Mario. A due passi di distanza, ci sono i fiori ancora freschi che indicano il punto in cui sono morte Giorgia Anzuini e Beatrice Funariu, rispettivamente 22 e 20 anni. Era la notte tra il 10 e l’11 luglio scorso, la Citroen C3 su cui si trovavano le due giovani aveva sbandato e aveva scavalcato lo spartitraffico, finendo contro l’auto del regista Carmine Elia, 54 anni, sulla carreggiata opposta. Per questo nel mirino della Procura era finito proprio il guardarail mancante. A dividere le carreggiate dell’Olimpica infatti c’è solamente un marciapiede. E gli incidenti rievocati da lapidi e fiori non sono gli unici. Poco prima delle ventenni, a metà gennaio, era morto un motociclista di 49 anni dopo essersi scontrato con una Smart. Nell’aprile del 2010 invece aveva perso la vita Jacopo Fanfani, il 17enne figlio dell’ex presidente del Consiglio e di Donatella Papi, ribaltandosi con la sua microcar.

E a tre mesi e mezzo dall’incidente di Giorgia e Beatrice, nulla è cambiato e i pericoli sono molteplici. Il guardrail manca ancora e quasi nessuno rispetta i limiti di velocità. I cartelli ci sono e indicano chiaramente il divieto di superare i 70 chilometri orari, ma i veicoli sfrecciano superando i 100. Insieme ai motorini che evitano il traffico, sulla corsia di emergenza non è raro vedere monopattini elettrici. In pochi rispettano gli stop per immettersi in via del Foro Italico, incrementando così la possibilità di scontri e tamponamenti. La presenza continua di incidenti è testimoniata anche dalla presenza di resti di carrozzeria sullo spartitraffico e dall’alternanza di parapedonali vecchi e nuovi lungo la ciclabile. Quelli che non hanno traccia di ruggine sono stati installati al posto di quelli recentemente divelti da auto e moto senza controllo.

«L’educazione stradale dovrebbe essere la prima cosa da insegnare ai conducenti, ci sono troppe persone che usano il cellulare al volante», sostiene Andrea Panci, membro dell’Associazione Salvaiciclisti, mentre percorre la pista in bici. «Ma – aggiunge – anche le istituzioni potrebbero prendere provvedimenti: installare autovelox fissi o tutor, e rifare l’arredo urbano, tra i primi da mettere in atto». L’aggiunta di rilevatori elettronici della velocità è una buona soluzione anche per Tiziana Nebbiai, in sella alla sua due ruote sulla ciclabile dell’Olimpica. In più «servirebbe un maggiore servizio di pattugliamento della zona da parte delle forze dell’ordine, che potrebbe fare da deterrente contro i comportamenti sbagliati. Io – racconta la residente – percorro questa strada in motorino, in macchina e in bici, quindi conosco le sue criticità. C’è bisogno di più controlli».

25 ottobre 2022 (modifica il 25 ottobre 2022 | 15:18)

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