Nucleare, perché Zaporizhzhia rischia  di diventare una «seconda Fukushima»

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di Elena Tebano

Il metereologo Wolfgang Raskob, fondatore del Progetto Robos che misura le possibile ricadute radiattive, spiega cosa succederebbe in caso di danneggiamento dei reattori

Il rischio più grande per la centrale nucleare di Zaporizhzhia è che i bombardamenti in corso possano danneggiare il sistema elettrico della centrale. «Un’interruzione di corrente porterebbe il nucleo del reattore a non essere più in grado di essere raffreddato, con conseguente fusione del nucleo. Dovrebbe essere chiaro a tutti che un simile bombardamento comporta un rischio enorme, per tutti i soggetti coinvolti». Lo dice al settimanale Zeit il metereologo tedesco Wolfgang Raskob, che fin dall’inizio della guerra in Ucraina è in stretto contatto con gli esperti nucleari del Paese. Raskob è uno degli sviluppatori del progetto Rodos, che stima le ricadute radioattive di eventuali disastri nucleari analizzando in tempo reale i dati meteorologici e quelli dei sensori di radioattività in tutto il mondo.

«Al momento solo due dei sei reattori di Zaporizhzhia sono ancora in funzione, gli altri quattro sono spenti. Finché un reattore è ancora in funzione, l’impianto è in grado di produrre elettricità sufficiente per il raffreddamento, e ci sono anche generatori di emergenza. Se tutti i reattori dovessero essere spenti, l’impianto avrebbe bisogno di un’alimentazione esterna. Se poi, magari anche solo per errore, la linea aerea venisse colpita e l’alimentazione esterna crollasse, gli elementi di combustibile non potrebbero più essere raffreddati» spiega Raskob.

I reattori moderni, come quelli di Zaporizhzhia, sono coperti da uno spesso guscio di cemento che dovrebbe proteggerli dall’impatto, per esempio, di un aereo delle dimensioni di un caccia. Ma nessuno sa cosa succederebbe se venisse colpito da un missile: i reattori europei non sono stati progettati per una simile eventualità, perché nessuno l’aveva messa in conto. La Russia e l’Ucraina si sono accusate a vicenda di aver bombardato la zona intorno ai reattori.

Secondo l’esperto tedesco se andasse in fusione il nucleo di Zaporizhzhia non provocherebbe un disastro paragonabile a quello di Chernobyl. La centrale di Zaporizhzhia, una delle dieci più grandi al mondo e la più grande d’Europa, è più moderna. «Nel peggiore dei casi, ci si potrebbe aspettare un evento della portata di Fukushima» sostiene Raskob. Nel disastro del Giappone le radiazioni emesse sono state circa un decimo di quelle diffuse dalla centrale di Chernobyl. E le particelle radioattive probabilmente non arriverebbero in Germania, nonostante il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo abbia sostenuto. Il fallout, la ricaduta di materiale radiattivo causato da un disastro nucleare, dipende anche dai venti. «A Zaporizhzhia, il vento soffia principalmente verso sud o verso est» dice il metereologo tedesco Raskob. Quindi spingerebbe più probabilmente le radiazioni verso Russia e Turchia. Più difficilmente andrebbero verso l’Europa occidentale.

La fusione del nucleo della centrale di Zaporizhzhia in ogni caso avrebbe «conseguenze devastanti» in Ucraina. «Dovrebbero essere effettuate evacuazioni in un raggio tra i 10 e i 100 chilometri intorno alla centrale; alte dosi di radiazioni sarebbero comunque misurabili a diverse centinaia di chilometri di distanza, per cui si dovrebbe consigliare alla popolazione di rimanere nelle proprie case — dice Raskob —. Ma le autorità sono già completamente sopraffatte, perché il Paese è in stato di guerra da mesi».

Questo articolo è tratto dalla newsletter «Il Punto – Rassegna» del Corriere. Per riceverla potete iscrivervi qui.

12 agosto 2022 (modifica il 12 agosto 2022 | 13:35)

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, 2022-08-12 12:42:00, Il metereologo Wolfgang Raskob, fondatore del Progetto Robos che misura le possibile ricadute radiattive, spiega cosa succederebbe in caso di danneggiamento dei reattori, Elena Tebano

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