Musica trap e giovani, Crepet: Chi ascolta quella musica diventa un drogato

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Musica trap e violenza di genere: se n’è parlato nel programma di Massimo Gramellini, su La7 “In altre parole”, dopo le polemiche sul rapper Emis Killa, accusato di aver composto “testi sessisti”. 

Il fulcro del dibattito ha coinvolto il noto rapper Emis Killa, accusato di produrre testi sessisti, e due figure emblematiche: lo psichiatra Paolo Crepet e il rapper Frankie hi-nrg mc.

La discussione si è focalizzata sul significato e l’impatto della musica trap.

Crepet ha paragonato questo genere al romanzo noir, suggerendo che, analogamente a come la lettura di un romanzo criminale non trasforma il lettore in un assassino, l’ascolto della trap non dovrebbe essere direttamente collegato a comportamenti violenti o all’uso di droghe. La posizione, tuttavia, è stata contestata da Frankie hi-nrg mc, che ha difeso la trap sottolineando che la sua essenza non è intrinsecamente legata a tali comportamenti negativi.

Il termine “trap”, derivato dallo slang americano, originariamente si riferisce alle “trap house” nei ghetti di Atlanta, luoghi associati alla vendita di droga. Tuttavia, il dibattito ha evidenziato come la definizione e l’interpretazione di “trap” possano variare notevolmente. Mentre alcuni vedono nel genere un riflesso di temi socialmente problematici come la droga e la violenza, altri lo percepiscono semplicemente come un’espressione artistica contemporanea.

Un punto di vista presentato nel dibattito suggerisce che la musica trap possa avere un certo impatto comportamentale, pur non trasformando gli ascoltatori in criminali o tossicodipendenti. Un’ipotesi che si basa sull’osservazione che molti giovani ascoltano e producono musica trap senza necessariamente adottare comportamenti devianti.

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