La morte di Piccola Piuma, che disse no a Hollywood nel nome di Brando

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di Matteo Persivale

La scomparsa a 75 anni di Sacheen Littlefeather, l’attrice nativa americana che alla cerimonia degli Oscar salì sul palco al posto di Brando, assente, rifiutando la statuetta

Il 27 marzo 1973, alla cerimonia degli Oscar, tutti aspettavano il più grande attore del mondo, Marlon Brando, favoritissimo per l’interpretazione di don Vito Corleone nel Padrino. I presentatori, Liv Ullmann e Roger Moore, elencarono i candidati. Poi Ullmann aprì la busta e disse: «Il vincitore è Marlon Brando». Il quale, però, era rimasto a casa. Allergico alle regole di Hollywood, alleato di Martin Luther King negli anni ’60 (alla famosa marcia del 1963 a Washington c’era anche lui), aveva deciso di boicottare la cerimonia per protestare contro il modo in cui i nativi americani venivano rappresentati sullo schermo e per attirare l’attenzione dell’America sull’occupazione allora in corso nella cittadina di Wounded Knee (200 attivisti nativi americani, due dei quali finirono uccisi, affrontarono per 71 giorni gli agenti federali in South Dakota).

Il discorso

Fu così che il mondo conobbe Sacheen Littlefeather, scomparsa l’altro giorno all’età di 75 anni per un tumore che l’aveva colpita nel 2018. Littlefeather, in abito tradizionale Apache, attraversò quella platea di dame di Beverly Hills vestite da sera e di signori in smoking salì sul palco del Dorothy Chandler Pavilion, rifiutò educatamente la statuetta (che rimase nelle mani di Moore) e disse agli ospiti e al pubblico di 85 milioni di telespettatori che Brando «con grande rammarico non può accettare questo premio così generoso». L’attore le aveva affidato un discorso da leggere, ma gli organizzatori le dissero che aveva solo sessanta secondi. Improvvisò, spiegando tra i fischi i motivi del rifiuto e concludendo così: «Spero di non aver rovinato questa serata e che in futuro i nostri cuori e la nostra compassione si incontreranno con amore e generosità». John Wayne, tra il pubblico, s’imbizzarrì — proprio lui che aveva ucciso sullo schermo più indiani del generale Custer — e secondo la leggenda — falsa, ma fa sorridere — fu trattenuto a fatica dalla security. Hollywood tagliò fuori Brando, e il suo genio, dal cinema che contava, per aver detto una verità poco gradevole in anticipo di qualche decennio sui tempi.

Bandita dall’’Academy

La ragazza timida che aveva osato rovinare la festa nella quale ogni anno Hollywood celebra golosamente sé stessa venne portata davanti ai giornalisti e protetta fisicamente da Moore — ignoto eroe di quella sera — con uno stratagemma, eludendo le guardie che volevano cacciarla perché tecnicamente non era una vincitrice e non aveva diritto di fare una conferenza stampa. Littlefeather riuscì infine a leggere la lettera di Brando — molto pacata, il New York Times la pubblicò integralmente — in difesa dei nativi americani, e fu per questo bandita dall’Academy. Academy che, poche settimane fa, si scusò, versò qualche lacrima di coccodrillo dedicandole un evento antirazzista. «È un sogno che si avvera — commentò lei —. Noi indiani siamo persone molto pazienti: sono passati solo 50 anni… Ma dobbiamo mantenere il nostro senso dell’umorismo, in ogni momento. È il nostro metodo per sopravvivere».

3 ottobre 2022 (modifica il 3 ottobre 2022 | 22:52)

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, 2022-10-03 20:55:00, La scomparsa a 75 anni di Sacheen Littlefeather, l’attrice nativa americana che alla cerimonia degli Oscar salì sul palco al posto di Brando, assente, rifiutando la statuetta, Matteo Persivale

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