di Margherita De Bac
La Puglia continuerà a imporre l’obbligo di vaccinazione, forti polemiche dalla Campania. Le aziende si preparano a notificare il reintegro al personale e a organizzare il loro reinserimento senza mettere a rischio la salute di pazienti e operatori
Migliaia di mail in posta Pec inviate da stamattina ai dipendenti no vax. Scatta l’operazione rientro indicata dal decreto che prevede lo stop all’obbligo vaccinale dal 1 novembre, con due mesi d’anticipo rispetto alla scadenza del precedente decreto legge (aprile 2021). Gli Ordini professionali delle categorie coinvolte (infermieri, operatori socio-sanitari e medici) hanno avviato il lavoro di richiamo. Dovranno comunicare alle Asl la revoca della sospensione dall’albo dei loro iscritti. Poi le aziende la trasmetteranno ai diretti interessati.
Numeri incerti
C’è incertezza sui numeri. Il ministro Schillaci, Salute, conta 4mila medici recuperati ma fra loro circa la metà sono dentisti o liberi professionisti. Quindi in duemila potrebbero riprendere le proprie postazioni per rattoppare, sia pur in minima parte, organici ridotti all’osso. Diecimila gli infermieri stima Maurizio Zega, presidente ordine infermieristico di Roma, il più numeroso d’Italia, dove i no vax e i non completamente vaccinati col richiamo sono 1600.
No della Puglia
Prendono corpo le polemiche contro «l’amnistia» del governo Meloni. Dalla Puglia il governatore Michele Emiliano si muoverà autonomamente: «Noi abbiamo una legge regionale che prevede l’obbligo di vaccinazione contro alcune malattie contagiose e non abbiamo intenzione di cambiarla. Non è mai stata impugnata». Apertamente ostile Vincenzo De Luca, presidente in Campania: «La decisione del governo è gravissima e irresponsabile. Un’offesa ai medici responsabili e ai pazienti. E’ una gestione ideologica dell’emergenza».
Messaggi sbagliati
Per Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato più rappresentativo degli ospedalieri (Anaao-Assomed)«il liberi tutto è azzardato. La pandemia non è superata. Nei reparti ci sono malati fragili più esposti al rischio di ammalarsi gravemente». C’è parecchia inquietudine sull’anticipo. Il timore è che l’opinione pubblica lo interpreti come un segnale di fine emergenza Covid. E sarebbe sbagliato. Il virus circola ancora intensamente, procurando è vero sintomi perlopiù lievi. Ma resta una malattia temibile per gli strascichi che può lasciare.
Caso per caso
Cosa succederà a livello organizzativo? Le situazioni dei reintegrati «saranno valutate caso per caso rispetto all’assegnazione dei reparti, a tutela di tutti. Da parte del datore di lavoro c’è l’interesse a tutelare anche il dipendente, considerato una risorsa», è la linea di Giovanni Migliore, presidente della federazione aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso).
Armonia in reparto
Il timore di Zega riguarda il mantenimento dell’armonia nei reparti: «In questi anni ho visto colleghi assumere posizioni preconcette e ascientifiche, che mi hanno sbalordito. Non credo che chi ha rispettato la norma, senza alcun riconoscimento anzi addossandosi carichi di lavoro superiori, accoglierà di buon grado chi nei prossimi giorni riprenderà il suo posto grazie a un riconoscimento» (leggi qui l’intervista a Remuzzi).
I pentiti
Uno sguardo più ravvicinato ad alcune realtà locali può forse rendere l’idea di come verrà organizzato il ritorno dei sospesi, rimasti in questi mesi senza stipendio. Piepaolo Benetollo è a capo del servizio ospedaliero provinciale di Trento. Su 9000 dipendenti, i no vax sono ora 150, fra i quali 5 medici. Altrettanti erano già rientrati dopo aver contratto l’infezione o dopo aver deciso di vaccinarsi per non rinunciare al lavoro: «Valuteremo caso per caso, promuovendo incontri con i coordinatori dei singoli reparti in modo di evitare rischi per personale e pazienti».
Senza stipendio
Roberto Carlo Rossi, presidente Ordine medici di Milano, conta circa 550 iscritti sospesi dall’albo, la metà già reintegrati perché hanno rivisto le loro posizioni o si sono immunizzati contraendo il virus. A Firenze il presidente Ordine dei medici Piero Dattolo conta i colleghi che erano fuori: 130, soprattutto liberi professionisti, dentisti e pensionati. Quattro i dipendenti pubblici: due psichiatri, un radiologo e un cardiologo che da 17 mesi non prende lo stipendio: «L’obbligo era rimasto solo in Italia. La situazione si normalizzerà. Certo i problemi degli organici restano».
1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 21:43)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-11-01 21:05:00, La Puglia continuerà a imporre l’obbligo di vaccinazione, forti polemiche dalla Campania. Le aziende si preparano a notificare il reintegro al personale e a organizzare il loro reinserimento senza mettere a rischio la salute di pazienti e operatori, Margherita De Bac