Tardelli: Micoren? Anche a me davano quei farmaci. Spero di essere fortunato, ma non vedo centenari

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di Daniele Dallera

L’ex campione della Juventus e della Nazionale: Chi non l’ha preso? Ai miei tempi non c’era tanta attenzione, anche se a volte ho finto di prendere le medicine

Lo sport professionistico, di alto livello, chiede all’atleta prestazioni estreme, ovvio che poi quel corpo, messo a dura prova, possa risentirne. Marco Tardelli non stato solo campione, ma anche uno degli atleti pi belli, armoniosi: talento, generosit e coraggio. Ora a 68 anni guarda prima dentro se stesso, poi indietro, ponendosi delle domande, per esempio se ai suoi tempi non si sia esagerato con l’assunzione di farmaci. Leciti, attenzione, mai dimenticarlo.

Ma lei il famoso Micoren l’ha preso?
E chi non ha preso il Micoren?.

Come sarebbe a dire?
Quando giocavo io, anni 80-90, non c’era quella attenzione alla farmacologia di adesso: il giocatore pi seguito a livello medico, assistito anche sotto l’aspetto psicologico. Un tempo, non era cos….

Com’era?
C’era un medico di societ, un po’ come quello di famiglia: se il giocatore aveva un problema, il dottore lo valutava e se proponeva un farmaco, permesso ribadisco, il giocatore lo assumeva e andava in campo. Adesso le societ hanno messo a disposizione dei giocatori una struttura medica pi complessa, sicuramente pi preparata. Non che i medici di una volta non lo fossero, ma non esisteva assolutamente una organizzazione come quella attuale.

Ma si abusava di farmaci?
Se vogliamo fare lo sport che fa bene alla salute, si fa la corsetta, la passeggiata. Ma non certo questo il caso dello sport professionistico, quindi estremizzato. Se stavo bene tutto ok, ma io andavo in campo anche se non ero in perfette condizioni. I tempi di recupero erano stretti, si doveva giocare e quindi possibile che abbia abusato di qualche farmaco.

Si giocava anche in condizioni non ideali.
Se il fisico rispondeva, nessun problema, ma capitava anche che la reazione del corpo non fosse quella adeguata. Per, dovevi giocare, magari anche con qualche infortunio e dolore, o costola rotta oppure un leggero stiramento. Quindi davano farmaci, ripeto consentiti, perch si andasse in campo.

Ma lei, campione e uomo di personalit, aveva la possibilit di rifiutare?
Tempi diversi rispetto a quelli di adesso: le rose erano molto meno numerose, non certo come quelle attuali, e si giocava tanto e di frequente anche allora, tra campionato, coppe internazionali, Nazionale e Coppa Italia. Capitava che si abusasse del nostro corpo, ma sia chiaro non perch ci davano le medicine, i farmaci: eravamo costretti a farlo.

Lei come viveva quelle situazioni?
Ho sempre giocato con piacere, con gioia.

Assumendo quindi ci che i medici le proponevano.
successo anche che abbia finto di prendere un farmaco. La verit che ci fidavamo del medico della societ. Non avevamo la conoscenza e la consapevolezza attuale. Col passare del tempo alcuni farmaci sono stati vietati, non si possono pi usare.

La morte di Gianluca Vialli ha riportato d’attualit il tema della farmacologia nello sport: un segnale l’uscita di Dino Baggio che ha chiesto spiegazioni.
Ecco, Dino Baggio non ha fatto un j’accuse, ha chiesto di capire: datemi una mano a comprendere cosa ho assunto, quali conseguenze possono esserci. La verit che ogni organismo reagisce in modo diverso.

Lei ha paura rispetto ai farmaci assunti in passato?
Spero di essere fortunato, tutto qui. Non credo che ci sia un legame diretto tra le medicine prese e la morte prematura di certi sportivi. Nessuno ha mai spiegato questa relazione. Come si fa a sostenerlo? Certo che centenari nello sport non si vedono. La normalit 80-82-83 anni, forse perch il nostro corpo maggiormente usurato.

Che rapporto ha con i farmaci?
Non li amo molto, li prendo se necessari. Mi capitato recentemente di avere uno stato influenzale, la tosse, ho preso l’antibiotico consigliato. Cos, nella normalit assoluta, ma ricordo, tanto per dire, di aver giocato anche con la febbre a 38 e di aver fatto la miglior partita. Adesso i calciatori sono pi aiutati, importante per esempio la figura dello psicologo: per questo non so se si possano abbinare metodi e cure di un tempo a quelli di adesso. Non solo, il coinvolgimento, la presenza dell’agente un fattore che un tempo non c’era.

Il confine tra farmacoterapia e doping molto labile.
fondamentale il supporto psicologico a disposizione dell’atleta: lo psicologo.

Che consiglio d al giovane calciatore?
Trovare tempi e modi per riposare mentalmente. Bisogna poi che il calcio si dia una calmata, ma tutti, a cominciare dalle societ, non solo i giocatori: questo un mondo che cerca solo i soldi. Basta, bisogna cambiare.

21 gennaio 2023 (modifica il 21 gennaio 2023 | 07:37)

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