Mali, rapiti due italiani con il figlio. Volevano aprire un luogo di culto

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di Fabrizio Caccia

I Langone, testimoni di Geova, prelevati da banditi locali. La pista del gruppo jihadista Jnim, branca locale di Al Qaeda

Era partito per il Mali da solo come volontario, tanti anni fa, Giovanni Langone, 42 anni, di Potenza. Voleva vivere la sua fede in quella terra pericolosa. Fino a ieri l’Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal, competente pure per il Mali, non sapeva niente di lui e dei suoi genitori, Rocco Antonio, 64 anni e Maria Donata di 61, partiti anche loro, dopo la pensione, dalla Brianza dove si erano trasferiti per lavoro (a Triuggio) per raggiungere Giovanni e aiutarlo a compiere la sua missione: aprire una Sala del Regno in piena savana, a Sincina, 300 chilometri a sud della capitale Bamako, dove la famiglia Langone si sentiva al sicuro evidentemente. Ma ieri mattina quattro uomini armati hanno fatto irruzione nella loro casetta e li hanno portati via su un pickup insieme a un loro amico del Togo.

Il gruppo terrorista Jnim

Non erano neanche registrati all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), i Langone. Per integrarsi il più possibile con la popolazione locale avevano pure cambiato cognome: a Sincina loro tre — Giovanni, Rocco e Donata — erano la famiglia Coulibaly. «I quattro armati sulla Toyota probabilmente sono banditi locali pronti ora a vendere i loro ostaggi ai gruppi terroristici che vanno per la maggiore in quei territori — dice il professor Luca Raineri, ricercatore di relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa —. La matrice di questo rapimento è piuttosto chiara, porta direttamente al gruppo terrorista Jnim, il gruppo di appoggio all’Islam e ai musulmani, branca locale di Al Qaeda, che cercherà di ricavare il massimo profitto dal sequestro dei tre occidentali: 5-6-7 milioni di euro di riscatto per ognuno».«Il guaio vero — continua il professore — è che il rapimento si è consumato nel sudest del Paese ed è la prima volta che accade. Vuol dire che il gruppo, finora sempre attivo nel centro e nel settentrione, ora è in grado di sfondare anche a sud per realizzare interamente il suo fine politico, trasformare cioè il Mali in un territorio completamente governato dalla Sharia, la legge islamica».

Gli altri sequestri nel Sahel

«I tre componenti della famiglia rapita sono testimoni di Geova che vivono in Mali per motivi personali e dunque non sono lì in qualità di missionari — chiarisce in una nota la Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova —. Preghiamo per loro e ci auguriamo che questa vicenda si concluda nel modo migliore». Ma il sequestro della famiglia lucana è solo l’ultimo di una serie che ha coinvolto nostri connazionali nel Sahe l: il 31enne padovano Luca Tacchetto, il sacerdote di Cremona Pier Luigi Maccalli e il cicloturista campano Nicola Chiacchio trascorsero mesi sequestrati da gruppi jihadisti fino alla loro liberazione. Così, da ieri pomeriggio l’Unità di crisi «sta compiendo verifiche e accertamenti» — recita un comunicato della Farnesina — e «il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sta seguendo in prima persona l’evolversi della vicenda». Twitta in serata anche il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi: «Il mio pensiero alle famiglie di Rocco, Donata e Giovanni, seguirò tutti gli aggiornamenti».

20 maggio 2022 (modifica il 20 maggio 2022 | 23:17)

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, 2022-05-20 22:29:00, I Langone, testimoni di Geova, prelevati da banditi locali. La pista del gruppo jihadista Jnim, branca locale di Al Qaeda, Fabrizio Caccia

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