Lorenzo, un anno di dolore ingiusto. Le chat con lui imparate a memoria

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di Giusi Fasano

Il ragazzo mor a Udine durante lo stage: aveva 18 anni. Il ricordo dei genitori (il padre ebbe un infortunio nel 2000) e della sorella. Per quel decesso ci sono due indagati

dalla nostra inviata
CASTIONS DI STRADA (UDINE) Tutti dicono che il passare del tempo in qualche modo aiuta. A me il tempo che passa fa paura. Ho paura di allontanarmi da lui, mi spaventa l’idea che la memoria di mio figlio possa sbiadire e che un giorno io possa ricordarlo meno di adesso. Dino sa bene che i ricordi possono essere luci accese su un passato felice o lame affilate di coltelli che tormentano le giornate. Ma la sola cosa che importa custodirli, coltivarli, non lasciare che il tempo se li porti via. Lorenzo, il suo figlio perduto, in un certo senso seduto accanto a lui anche se non c’ pi da un anno. in questo salottino che sorride dalle fotografie, una voce sospesa nell’aria, un disegno in bianco e nero che ha la sua faccia e guarda passare i gatti e il cane di casa, suoi amici di sempre.

Lorenzo Parelli aveva 18 anni, viveva a Morsano di Strada, l’unica frazione di Castions, pochi chilometri da Udine. Sua sorella Valentina lo rivede come se fosse adesso: Ricordo che in quei giorni era morto in moto Federico, un ragazzo giovanissimo che abitava qui vicino. E cos io, che gi lo facevo sempre, dopo quell’incidente gli ho fatto una testa cos: mi raccomando, Lorenzo, per favore stai attento con la moto, non correre…. Pausa. Pensa un po’…credevo che il rischio pi grande venisse dalla strada…

E invece non sulla strada che gli occhi di Lorenzo si sono chiusi per sempre. L’ha ucciso il lavoro, o meglio: l’alternanza scuola-lavoro. Il suo nome stato il primo di questa nuova lista nera: ragazzi che (da studenti) provano a imparare una professione e che un giorno non tornano pi a casa. E poi altri, prima e dopo di lui, che ci sono tornati da feriti gravi. A lui arrivata addosso una trave che non gli ha dato scampo.

Ero al lavoro e non avevo il telefono vicino, ripensa sua madre Maria Elena, insegnante in una scuola d’infanzia. A un certo punto una persona venuta a portarmi quel cellulare che suonava in continuazione. Era Dino. Mi ha detto: “Lorenzo si fatto male”. In macchina, mentre andavo da lui, cercavo di respirare a fondo, di autorassicurarmi. Non ho pensato al peggio, mi dicevo soltanto: siamo una famiglia, siamo in quattro, saremo per sempre in quattro…. Rabbia? E che te ne fai della rabbia? Puoi anche averne ma a chi la rivolgi? Al sistema? Dolore, tristezza, amarezza, delusione: di quelle s, ne abbiamo. Per come andata, per il modo in cui successo. Perch non stata una fatalit. Noi ce lo siamo sempre immaginato l dentro affiancato a qualcuno.

E invece a quanto pare non c’era nessuno mentre lui moriva. Interviene Dino: Ci hanno detto che Lorenzo era al montaggio, un reparto diverso dal luogo che riguardava i suoi studi, cio programmare e condurre le macchine a controllo numerico. Il procedimento penale aperto, ci sono due indagati, si vedr. Per adesso gi troppo faticoso attraversare questi giorni. Sar dura il 21 gennaio, soprattutto. Il giorno del primo anniversario.

Quest’anno senza di Lorenzo stato devastante, la parola che sceglie sua madre. Suo padre non sa trovare qualcosa che manchi pi di un’altra: Mi manca tutto, sintetizza. La sua allegria, le volte che si arrabbiava, quel suo modo di essere un ragazzo di campagna, quell’aria seria da lavoratore quando si occupava di informatica…. Nella sua stanza il tempo immobile. Mille dettagli parlano di lui: le batterie da riparare, i videogiochi, le sue felpe, le fotografie, la licenza di pesca (sua passione recente), il telefonino…

I primi tempi guardavo spesso i nostri messaggi Whatsapp, confessa Maria Elena, poi li ho imparati a memoria. fisso davanti agli occhi il sorriso di Lorenzo di quell’ultima mattina. Famiglia riunita al tavolo della colazione, parole e gesti di tutti i giorni, piccoli scampoli di felicit di cui ti accorgi soltanto quando non li hai pi, come dice Dino.

La parola infortunio era gi entrata a casa Parelli pi di vent’anni fa. Dino un infortunato sul lavoro, ma davanti all’enormit di quello che accaduto a suo figlio quasi si vergogna di ricordare il suo vecchio incidente. stato nel 2000. Lui, che ora un responsabile delle ferrovie (gestisce la manutenzione dei veicoli ferroviari) all’epoca lavorava a bordo di una locomotiva che, per un movimento inatteso, lo ha costretto a un urto a seguito del quale hanno dovuto asportargli la milza. Ed per questo che oggi fra gli iscritti all’Associazione nazionale dei mutilati e invalidi sul lavoro.

Adesso, un anno dopo Lorenzo, Dino, Maria Elena e Valentina sognano di tenere acceso il suo ricordo con un tavolo permanente di lavoro sulla sicurezza degli studenti in formazione. Primo appuntamento: domani, con una tavola rotonda che loro stessi hanno organizzato in un istituto tecnico industriale. Lorenzo ci sar. Anche se nessuno potr vederlo sar seduto accanto a loro, come sempre.

18 gennaio 2023 (modifica il 18 gennaio 2023 | 23:37)

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