Lollobrigida: «Difenderò le nostre eccellenze. La sovranità alimentare non è un concetto fascista»

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di Virginia Piccolillo Il neoministro: è un principio che governi socialisti hanno addirittura inserito nella Costituzione. No a degenerazioni come la carne in laboratorio «Ma quale autarchia? Anche Slow Food ha avuto parole di apprezzamento per la Sovranità alimentare». Francesco Lollobrigida si avvicina all’enorme portone di via XX Settembre su cui campeggia la scritta ministero dell’Agricoltura e Foreste, mentre difende quel pezzetto di denominazione in più che ha sollevato qualche perplessità: «Sovranità Alimentare non è un concetto fascista. Ma un principio che nazioni con governi socialisti hanno addirittura inserito in Costituzione: penso all’Ecuador, al Venezuela», garantisce. Ha giurato da quattro ore Francesco Lollobrigida, sposato con Meloni — Arianna, sorella di Giorgia, entrata in politica dopo di lui — coronando «il sogno di Atreju di dare voce e rappresentanza a tutti i patrioti italiani». E già deve difendersi dalle accuse. Colpa di quella dicitura «nostalgica». Lui replica: «È identica a quella del ministero dell’Agricoltura francese. Sa perché lo abbiamo copiato? Perché la Francia ha la capacità di difendere i propri interessi nazionali. E credo che ogni nazione dovrebbe avere il dovere e il diritto di difendere le proprie eccellenze alimentari». Ma questo, assicura «non significa mettere al bando prodotti stranieri». Bensì proteggere i nostri da copie come il «Parmesan» o il «Prosec». Così come, dice, ha fatto l’Ungheria con il Tocai. «Questo significa autarchia e protezionismo?», chiede. Lui ritiene di no. E si accalora a dimostrarlo: «Sovranità alimentare significa tutelare l’economia e rimettere al centro della produzione il rapporto con i coltivatori non solo per proteggere una parte della filiera agroalimentare, ma la cultura rurale». Poi si ferma e contrattacca: «Se la sinistra trova questa dicitura così negativa perché non ha obiettato nulla quando ha firmato il protocollo d’intesa con la Francia in cui c’era anche il Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire?». Nato a Tivoli, da giovanissimo in politica come segretario del Fronte della Gioventù ed ex consigliere provinciale di Subiaco — terra natìa della sorella di suo nonno, l’attrice Gina — assieme alle critiche per il cambio di logo, ha ricevuto anche apprezzamenti da categorie agricole e, rimarca «da cittadini che approvano l’idea mirata a difenderli dalle degenerazioni della globalizzazione». E chiarisce perché: «La tendenza che vogliono far passare è che l’importante è nutrirsi. A prescindere da dove e come viene prodotto il cibo. Ma noi non possiamo accettarlo. Il prodotto italiano è un’eccellenza nel mondo. E il legame con il territorio è di primaria importanza». L’ex capogruppo FdI punta il dito contro l’hamburger clonato: «Quello che davvero ci allarma sono degenerazioni di cui nessuno parla, come la produzione di carne in laboratorio. Trovarsi nel piatto un prodotto così fa schifo. Noi di FdI avevamo firmato una petizione promossa da Coldiretti per contrastare questa aberrazione», dice il neoministro. Precisando che è una difesa della qualità e dei consumatori più deboli: «Non siamo certo per gli allevamenti massivi con migliaia di ettari di stalle in fila che sfruttano e stressano gli animali. Ma vogliamo tutelare i piccoli allevatori e un’economia di qualità che difenda anche il territorio. Parliamo di dissesto idrogeologico senza considerare che è causato dall’abbandono dei coltivatori agricoli che prima pulivano gli argini e il letto dei fiumi. Per evitare la desertificazione di quei territori dobbiamo incentivare i piccoli imprenditori». Varca la soglia di quel Palazzo dove è scritto, in latino, «mentre rimane nella stirpe la virtù antica dei padri, la gloria divina della campagna accresca l’Italia», per il passaggio di consegne con il predecessore Stefano Patuanelli. In vista del primo consiglio dei ministri del Meloni I fissato per oggi. Al termine posta su Facebook una foto con il senatore M5S e commenta: «In difesa della produzione italiana è un sentimento che ci accomuna». Poi cita l’IPCFS — piattaforma internazionale per la Sovranità alimentare — e assicura: «Tutti i popoli hanno diritto a definire le politiche agricole, della pesca, alimentari e della terra affinché siano ecologicamente e socialmente appropriate a garantire una alimentazione sana, nutritiva e culturalmente appropriata. Anche gli italiani. È questo che voglio fare da ministro». 23 ottobre 2022 (modifica il 23 ottobre 2022 | 07:09) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-23 05:13:00, Il neoministro: è un principio che governi socialisti hanno addirittura inserito nella Costituzione. No a degenerazioni come la carne in laboratorio, Virginia Piccolillo

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