Liceo quadriennale, per Bianchi non è una scuola di 5 anni con un anno in meno, ma la richiesta di attivazione è flop – Orizzonte Scuola

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Insegnare nella Scuola Italiana


Sui licei quadriennali divampa la polemica. Lo scorso novembre il Ministero dell’Istruzione ha dato il via libera alla sperimentazione in 1000 istituti, ma le richieste delle scuole non superano il 30% tanto che il Ministero è stato costretto ad allungare i termini.
Ad oggi sono circa 200 gli istituti che partecipano alla sperimentazione, attiva dal 2018-2019 per volere dell’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che l’ha introdotta nel 2017. Inizialmente le classi erano circa 100, che sono raddoppiate l’anno successivo.
Recentemente il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi si è così espresso: “Il Liceo quadriennale è un percorso sperimentale che si sta consolidando. Si tratta di una trasformazione ormai. Un modo di organizzare la didattica completamente diverso da prima. È un modo diverso di affrontare il tema dell’apprendimento. Lo fa ampliando gli spazi della didattica”.
E ancora: “Nel 2013 erano 5 le sperimentazioni del liceo quadriennale. Oggi noi siamo arrivati a 1000. Bisogna fare scuola su come si fa scuola. Su come organizzare queste reti di scuole. Bisogna far capire che il liceo di 4 anni non un è un liceo di 5 anni con un anno in meno. Far capire che le imprese devono far parte del Patto educativo di comunità“.
Anche la preside Amanda Ferrario, a Orizzonte Scuola, si è detta entusiasta della sperimentazione: “Proviamo a ragionare in termini di qualità. Meno tempo scuola, ma più tempo dedicato a percorsi altamente innovativi. Che partono prima a settembre e terminano a fine giugno, ogni anno. Che nella loro proposta includono molto tempo in alternanza, learning week, esperienze formative all’estero, incontri con il mondo del lavoro e delle imprese, project work, sviluppo di competenze necessarie ad adattarsi a contesti difficilmente prevedibili adesso. I ragazzi non avranno uno sconto, ma un investimento in termini di qualità dell’apprendimento. Imparare ad apprendere sviluppando i propri talenti per adattarsi alle situazioni lavorative o di studio che si dovranno affrontare in futuro”.
La redazione di Orizzonte Scuola ha sentito anche Diana Guerani, dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore Luigi Einaudi di Roma, una delle scuole che attiverà il percorso quadriennale nel prossimo anno scolastico
Percorsi quadriennali, “4 anni senza sconti. Didattica innovativa, non più frontale e trasmissiva. Al centro lo studente”. La sperimentazione dell’IIS Einaudi

Nel concreto, la proposta del Ministero consiste nell’introdurre licei e istituti tecnicquadriennali al posto delle tradizionali superiori di cinque anni, così da avvicinare i ragazzi ai coetanei europei. In Europa sono molti i Paesi – come Francia, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito – in cui ci si diploma a 18 anni invece che 19, guadagnando un anno per gli studi universitari o per la ricerca del lavoro. In tutta la Scandinavia, la parte d’Europa con il sistema scolastico che produce i migliori risultati, tutte le scuole superiori terminano nel corso del 19esimo anno di età.
Attenzione, non si tratterà di una “scorciatoia” per finire prima la scuola: gli istituti che parteciperanno dovranno garantire il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento previsti per il quinto anno di corso entro la fine del quarto anno. Dovrà essere assicurato l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di studi, che sarà accompagnato da un forte dialogo con il mondo del lavoro, le università e l’indirizzamento professionale.
Come partecipare alla sperimentazione? Le scuole dovranno inviare un progetto in cui metteranno a punto un piano per passare da cinque a quattro anni. Tra i requisiti, è previsto il potenziamento linguistico, la possibilità di scegliere laboratori e insegnamenti personalizzati, oltre a dover rimodulare le ore di lezione e il calendario scolastico. Gli istituti che saranno autorizzati per il piano quadriennale verranno poi attentamente seguiti da un Comitato scientifico nazionale, che ogni anno si occuperà di valutare gli insegnamenti e trasmettere una relazione al ministero con le osservazioni.
Risultato negativo in Lombardia con 48 attivazioni su 150 disponibili, male anche la Sicilia con 29 richieste su 97 posti disponibili. Fa ancora peggio la Toscana con solo 8 richieste di attivazione su 58 posti disponibili. C’è chi, come le Marche, vista l’esiguità di proposte, non ha nemmeno redatto una graduatoria.

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