Letta archivia il Jobs act di Renzi. Il leader di Iv: ossessionato da noi

Letta archivia il Jobs act di Renzi. Il leader di Iv: ossessionato da noi

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di Maria Teresa MeliIl segretario pd: il punto di riferimento è la Spagna. Protesta anche Calenda: Blair fece cose molto buone Addio Jobs act di renziana memoria: il Pd ha deciso che è giunto il tempo di archiviare quel provvedimento. In un’intervista al Manifesto Enrico Letta rilancia infatti il programma sul lavoro del suo partito con queste parole: «Superare il Jobs act sul modello di quanto fatto in Spagna contro il precariato». E aggiunge: «La stagione del blairismo è consegnata alla storia. In tutta Europa credo che siano rimasti solo Renzi e Calenda ad agitarlo come un feticcio ideologico». A dire il vero il leader Pd puntava al «superamento del Jobs act» già agli inizi di maggio. Che quello fosse il suo obiettivo lo aveva annunciato in un’intervista, sempre al Manifesto, in cui sottolineava che occorreva un «aggiornamento» su tutta la materia del lavoro, incluso quel provvedimento del governo Renzi. A maggio, però, le parole del leader dem non avevano suscitato il pandemonio che hanno provocato ieri. È stato il ribadirlo in una campagna elettorale, che vede terzo polo e Pd contrapporsi spesso e volentieri, che ha riacceso la polemica con il leader di Italia viva. Renzi e Letta non si sono mai amati e ieri se le sono date (verbalmente, ben si intende) di santa ragione. Il leader di Iv ha twittato il suo disappunto: «Enrico è ossessionato da noi. Oggi ha detto che lui, Di Maio e Fratoianni archivieranno Blair, dopo aver abolito la povertà con il reddito di cittadinanza. Chi gli vuole bene gli stia vicino». Anche il neo alleato di Renzi Carlo Calenda ha criticato il segretario dem: «Il blairismo è stato archiviato dopo aver fatto molte cose buone e alcuni errori molto gravi. Il corbynismo è morto prima di esistere. Come il campo largo». Ma la polemica non si esaurisce qui. Letta rincara la dose: «Oggi — spiega al Corriere — nessun leader minimamente lucido rispolvererebbe la flexsecurity. Per quasi venti anni il centrosinistra non è riuscito a schiodarsi da lì, da un blairismo senza Blair, poi è arrivata la realtà a portarci il conto. Io su quella infatuazione pseudo riformista ho fatto autocritica quattro anni fa». Quindi insiste: «Oggi un riformismo moderno deve dare soluzione a problemi come la richiesta di più protezione sociale, al grande tema delle dimissioni di massa post Covid, alla carica distruttrice di lavoro della rivoluzione digitale e delle delocalizzazioni. La sinistra o torna nei luoghi del conflitto o non è sinistra. Danno patenti di riformismo ma non hanno la minima idea di ciò che si scrive o si legge su questi temi oltre i confini nazionali o fuori dalla piccola bolla di Twitter». E dal Nazareno parte un attacco durissimo nei confronti del leader di Italia viva: «Non c’è niente da fare, lui e i suoi pretoriani, oltre che al 2% dei sondaggi per cui hanno dovuto regalare il simbolo a Calenda pur di entrare in tre o quattro in Parlamento, sono rimasti inchiodati con la testa a Palazzo Chigi, alla pizza e birra con Blair per farsi un allure riformista ma con dieci anni di ritardo». 4 settembre 2022 (modifica il 4 settembre 2022 | 22:04) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-04 20:05:00, Il segretario pd: il punto di riferimento è la Spagna. Protesta anche Calenda: Blair fece cose molto buone, Maria Teresa Meli

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