Lecce, il falegname ucciso: 3 arresti.  «Una trappola dalla finta amica»

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di Claudio Tadicini

Il pensionato 75enne, rapinato e imbavagliato. In manette anche due donne, le menti della rapina finita in tragedia. «Cercavano, anche sui social ,anziani benestanti ai quali chiedere denaro in cambio di intrattenimenti telefonici ed erotico-sessuali personali»

È stato ucciso nella notte fra il 10 e l’11 giugno in casa, durante una rapina. Legato, imbavagliato, picchiato. Lasciato lì, agonizzante, fino alla morte per asfissia. Ora, per l’assassinio dell’ex falegname Donato Montinaro, di 75 anni, avvenuto a Castrì di Lecce, ci sono tre indagati. Si tratta di un uomo e due donne arrestati ieri. Le donne, a quanto pare, sarebbero le menti della rapina finita in tragedia. Così le tratteggia il gip Laura Liguori: «Costantemente impegnate nella ricerca, anche attraverso i social network, di anziani benestanti ai quali chiedere somme di denaro, in cambio di intrattenimenti telefonici ed erotico-sessuali personali».

La vittima, vedovo che viveva con la figlia disabile, era infatti benestante. E non faceva mistero — anche pubblicamente — di custodire in casa notevoli somme di denaro, poiché diceva di non fidarsi di Poste e banche. Ieri con le accuse di omicidio aggravato e rapina aggravata, in carcere sono finiti Angela Martella, 58 anni, di Salve (Lecce); Patrizia Piccinni, 48 anni, originaria di Modugno (Bari) ma residente ad Alessano (Lecce), e l’ex compagno di quest’ultima Antonio Esposito, di 39 anni, di Corsano (Lecce). Un altro uomo è indagato a piede libero. Che l’ex falegname tenesse in casa tanti soldi — nel 2015 aveva riscosso una polizza assicurativa di 68.000 euro e ogni mese percepiva oltre 3.000 euro di pensione, compresa quella della figlia — sarebbe stato noto pure ad Angela Martella, donna (e l’unica dei tre) con cui la vittima avrebbe avuto degli incontri prima dell’omicidio, forse una relazione, ma le circostanze non sono state ancora del tutto chiarite. Per i carabinieri sarebbe stata proprio lei a pianificare la rapina poi sfociata nell’omicidio di Montinaro.

L’uomo, come accertò il medico legale, non morì per le percosse, ma per «asfissia da soffocamento» essendo stato, oltre che immobilizzato con fascette in plastica ad un tavolo e picchiato, anche imbavagliato, incappucciato con lenzuola e nastro adesivo stretto attorno al collo. Il bottino della rapina, alla fine, fu una motosega e una somma di denaro non quantificata, mentre il cadavere fu scoperto il mattino successivo dalla badante della figlia. Sebbene ci siano voluti tre mesi per arrestare i presunti responsabili, le indagini dei carabinieri avevano imboccato sin da subito questa strada grazie al rinvenimento per strada del cellulare della vittima (probabilmente smarrito durante la fuga dagli assassini), da cui era emerso che l’ultimo contatto telefonico di Montinaro era stato proprio con Martella, che aveva incontrato anche il 16 maggio a Castrì, alla presenza anche della Piccinni.

Il coinvolgimento degli altri due, invece, sarebbe stato provato analizzando e incrociando i tabulati telefonici, le immagini delle telecamere, le testimonianze e le intercettazioni — alcune delle quali dal tenore confessorio — nelle quali gli indagati esprimevano preoccupazione per un possibile arresto e per il rischio di finire in carcere. «È vero che abbiamo fatto una fesseria per migliorare la nostra vita — dice, intercettata, una delle due donne — ma, alla fine, l’abbiamo peggiorata».

14 ottobre 2022 (modifica il 14 ottobre 2022 | 22:58)

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, 2022-10-14 22:06:00, Il pensionato 75enne, rapinato e imbavagliato. In manette anche due donne, le menti della rapina finita in tragedia. «Cercavano, anche sui social ,anziani benestanti ai quali chiedere denaro in cambio di intrattenimenti telefonici ed erotico-sessuali personali» , Claudio Tadicini

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