di Gianni Fregonara
In classe anche gli studenti delle ultime regioni che ancora erano in didattica a distanza: Veneto, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Campania riapriranno le scuole superiori. Sempre e solo per la metà degli studenti come avviene nel resto d’Italia, nonostante il Dpcm dei primi di gennaio autorizzasse ad aumentare fino al 75 per cento le presenze in aula. Le ordinanze sono già pronte e nessuna regione dovrebbe andare in zona rossa nei prossimi giorni. Anche la Sicilia, che era rimasta rossa questa settimana, dovrebbe poter riaprire le scuole (anche le seconde e terze medie): la Regione ha organizzato uno screening di massa per gli studenti in vista del rientro in classe.
Il caso Puglia e il caso Calabria
Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ha tenuto le scuole chiuse il più a lungo possibile, ha raccomandato in modo esplicito di non superare la soglia del 50 per cento degli studenti. Mentre in Puglia, il sindacato dei presidi Anp e i sindacati degli insegnanti – in pratica tutto il mondo della scuola – si sono accordati per combattere contro la linea del governatore Michele Emiliano che è intenzionato a lasciare alle famiglie la scelta della frequenza o meno in classe dei propri figli. Ma anche il governatore della Calabria Nino Spirlì comunque userà lo stesso schema della Puglia. Un’idea che piace anche al governatore del Veneto Luca Zaia, intenzionato a lasciare alle famiglie l’opzione Dad. Nelle regioni che hanno riaperto nelle scorse settimane continuano le proteste per i traporti e contro gli assembramenti, anche se per ora i dati sui contagi appaiono confortanti. A Roma intanto, non si placano le proteste, per il caos scuola. Un gruppo di cento docenti di licei e istituti tecnici ha scritto una lettera aperta a Azzolina e Zingaretti rivendicando investimenti, sicurezza e attenzione alla scuola e anche alla professione degli insegnanti stessi.