La scuola non è una torre davorio. Tecnologia e innovazione strategiche per prevenire disagio e far raggiungere il successo nella vita. Ecco come facciamo. INTERVISTA al Ds Enza Mione

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«Vorrei illustrare il punto di vista di una dirigente che vive la scuola intensamente, su temi che riguardano la formazione degli alunni da un lato ma soprattutto dei docenti che sono i promotori dell’alfabetizzazione dei giovani in ogni settore. Sono Vincenza Mione dirigente dell’Istituto Tecnico Economico e Tecnologico “Girolamo Caruso di Alcamo e sono anche la direttrice dei corsi dell’Istituto Tecnico Superiore Fondazione Emporium del Golfo di Alcamo, nonché dirigente della scuola polo ambito 27, per la formazione, in servizio dei docenti, long life learning, dei docenti neoassunti e del personale ATA». Si presenta così la professoressa Vincenza Mione un vero vulcano nel campo della ricerca scientifica, dell’innovazione metodologica, della rivoluzione digitale e tecnologica, della sperimentazione, dell’attenzione ai bisogni delle diverse comunità su cui insiste il suo istituto scolastico. Un dirigente scolastico che esprime nella sua compiutezza e interezza quelle che sono e che dovrebbero essere le caratteristiche di chi è posto alla guida del “domani”, di colui o colei a cui è chiesto di progettare piste da percorrere e scenari da costruire in collaborazione continua e incessante con gli alunni e con i docenti.

Formiamo i docenti che formano gli alunni offrendo tecniche strategie e metodologie innovative

«Dirigo una scuola – continua Vincenza Mione il cui sorriso accogliente è la migliore interpretazione della missione formativa che sovrintende – che è assolutamente poliedrica, vive la realtà dei nostri tempi e usa i linguaggi della nostra società, nel nostro PTOF le indicazioni per il curricolo previsto dal DPR sono il filo conduttore da cui si dipanano una serie di attività di approfondimenti che mirano alla acquisizione di competenze reali, trasversali e coerenti con gli stili cognitivi degli alunni. Dunque formiamo i docenti che formano gli alunni offrendo tecniche strategie e metodologie innovative che i docenti sperimentano in classe e migliorano con la pratica».

La rivoluzione metodologica

La rivoluzione metodologica consiste nel dare più opportunità a tutti gli studenti: opportunità multiple e diversificate che contemperino le esigenze e i bisogni di tutti, che creino le opportunità migliori per costruire quel sapere universale che dia competenze irrinunciabili e trasversali. «La tecnologia e la didattica innovativa sono un valido aiuto e un uso corretto dei saperi e delle tecnologie innovative diventano strategici anche per la prevenzione del disagio giovanile e per raggiungere il successo nella vita, della vita e per la vita».

Dirigente, vorrebbe tracciarci un resoconto della sua esperienza per essere da esempio ai docenti italiani e da stimolo a quei colleghi, anche neo immessi in ruolo, che da dirigenti sono costretti ad affrontare le sfide dell’innovazione?

«Vorrei fare un breve resoconto dell’esperienza vissuta presso l’ITET Caruso di Alcamo. Quando nel 2011 sono arrivata in questo istituto nel rispetto assoluto della cultura di base e le discipline professionalizzanti degli 8 indirizzi che vivono in seno all’ITET Caruso, ho avuto chiara una vision: sanare quella crasi e quel divario spesso denunciato tra scuola e vita reale, tra scuola e mondo del lavoro tra scuola e competenze reali. Ciò mi ha imposto di conoscere e sposare tutti i linguaggi tecnologici innovativi, di creare uno staff di persone competenti con molta volontà di scommettere sul futuro di un istituto tecnico, di cercare partners esterni che condividessero la vision e il sogno di far rivivere il glorioso tecnico del boom degli anni 90, dei tempi del carissimo preside Di Bernardo, convinti che la scuola è vita e forma per la vita del tempo in cui opera. Ogni azione deve avere riscontro nella vita reale e soprattutto deve ambire ad agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro al più alto numero di alunni o prepararli con un buon metodo di studio per seguire un percorso universitario o tecnico superiore di successo. Dal momento in cui il collegio dei docenti e il consiglio di istituto hanno condiviso questa vision abbiamo messo in campo ogni nostra energia intellettuale e fisica per acquisire ogni nuovo stimolo che incuriosisca gli alunni e consenta di frequentare la scuola non come luogo di tormento e passivo supplizio ma come un luogo vivo dove le idee anche se divergenti possono diventare realtà e acquistano dignità assieme alle idee dei grandi del passato».

Lei, professoressa Mione, ha creato una vera e importante comunità educante innovativa. In che senso e quando è nata l’idea?

«Nel 2015 la nostra curiosità è stata attratta dal mondo del cinema non solo perché attraverso la letteratura si approcciano le opere dei grandi da cui molti film hanno avuto origine, ma anche per le potenzialità tecnologiche che il sistema cinema offre. Sulla scena e sul set tra le quinte e dietro le quinte. Con lo staff di cui fa parte il professore Enzo Giuseppe Munna , che è uno dei 20, animatori digitali dell’Equipe Formativa Territorial, unico della per la provincia di Trapani, ci siamo impegnati per realizzare una comunità educante innovativa, che non avesse remore a sperimentare innovazioni metodologiche, didattiche o strumentali. Per esempio, presso l’ITET alcuni docenti neo immessi hanno imparato a realizzare lo story board digitale e sperimentarlo in classe con successo».

Avete fatto molto altro, per la verità, dirigente Mione. Il suo dialogo con l’innovazione e la ricerca sono costanti. Lei afferma spesso, ed è per il mondo della scuola, motivo di pregio, che la comunità educante deve anche essere comunità di dialogo. In che senso?

«Ci siamo proposti come comunità educante una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, improntata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In pieno rispetto in armonia con i princìpi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i princìpi generali dell’ordinamento italiano. Sono parte integrante della comunità tutte le agenzie educative formali o non formali, dal dirigente scolastico, al personale docente e educativo, al DSGA e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, le famiglie e gli alunni e gli studenti».

Dunque, cosa non è a scuola?

«La scuola non è una torre d’avorio, in quanto l’aspetto formativo ed educativo di uno studente è sempre più legato ad una pluralità di soggetti, pubblici e privati, che cooperano tra di loro e riescono ad arricchire le hard e le soft skill dei discenti. Le sinergie tra scuole, istituzioni ed enti di ricerca consentono di sviluppare progetti complessi integrati e di sistema in cui gli studenti che ne fanno parte riescono a trovare la propria dimensione. Punto centrale della comunità educante estesa è la regia a cura di persone lungimiranti che riescono a concretizzare le idee partorite dai vari gruppi di lavoro».

Backstage di un progetto sul teatro

Un grazie particolare alla dirigente scolastico professoressa Enza Mione e al prof. Enzo Munna per avere messo a disposizione un link di un backstage relativo a un progetto sul teatro dove si vede la gioia dei ragazzi di fare parte di un grande progetto teatrale in cui c’è una totale complicità tra docenti esperti ed alunni.

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