La Roma: caricatura  o anima della città?

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DOMENICA 29 MAGGIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

sono la madre di un giovane tifoso della Roma e sono rimasta stupita che la sera della finale di Conference League a Roma i trasporti pubblici siano stati sospesi. Va bene la festa, ma non si è un po’ esagerato?

Francesca Mariani

Mourinho? Solo un furbo che ha mascherato la mediocrità in campionato.

Marco S.

Sono felice per la Roma, però sembra che abbiano vinto lo scudetto mentre è una coppa da squadre di mezza classifica.

Emanuele Criasia

Un grande allenatore accetta le sfide, si mette in gioco e, nonostante tutti i trofei che ha vinto, festeggia come se questo fosse il suo primo trofeo.

Gabriele Civitella

Cari lettori,

Molti di voi sono rimasti colpiti dall’abilità stregonesca di Mourinho, che è riuscito a trasformare un’annata normale in un trionfo grazie alle vittorie non scontate ma neppure eroiche su Bodo Glimt, Leicester e Feyenoord, battuto non al Santiago Bernabeu o allo Stade de France (dove ieri si è giocata la finale di Champions) ma all’Arena Kombetare di Tirana. Altri sono rimasti ancora più colpiti dall’enfasi con cui Roma e i romanisti hanno celebrato (pure sospendendo il trasporto pubblico nella capitale d’Italia) la vittoria di una Coppa che tanti non avevano mai sentito nominare, anche perché fino a poco tempo fa non esisteva. Il rapporto tra la squadra e la città è in effetti unico. Nessuna squadra, tranne forse il Napoli, è così amata come la Roma, e nessuna è più soggetta all’esaltazione e alla depressione. Per qualcuno, la Roma è l’anima della città. Per altri, ne è la caricatura. Esprime ed enfatizza una delle sue caratteristiche, quel misto di mitomania e provincialismo che spira pure in una metropoli eterna e universale. Poi certo sono molto romanisti i palazzi della politica e la Rai, e questo contribuisce all’enfasi. Gli archivi digitali custodiscono il tweet di un giornalista anche competente secondo cui Zaniolo era meglio di Messi; salvo poi cadere in disgrazia a causa dei dissapori con Mourinho, ed essere recuperato alla patria giallorossa dopo il gol vittoria di mercoledì. E non parliamo dei leggendari capitani, tutti romanisti e romani (caso unico in Italia), da Totti a Lorenzo Pellegrini passando per De Rossi. Per capire meglio, dobbiamo rileggere sul Corriere il bellissimo reportage di Fabrizio Roncone dalla notte di Tirana. Premettendo che è sempre difficile comprendere gli amori degli altri, Roncone spiega ai milanisti (che per lo scudetto hanno fatto meno chiasso) e agli interisti (i quali per la finale di una coppa più importante, l’Europa League, non si scomposero più di tanto) che se anche mercoledì avessero perso, per i romanisti sarebbe stata «quasi la stessa cosa»; dove la parola chiave è appunto «quasi». La vittoria ovviamente alimenta l’identità, l’orgoglio, il mito, se volete la mitomania. La sconfitta avrebbe alimentato quel vittimismo un po’ provinciale che è quasi altrettanto dolce, per cui la Roma è vittima del Nord, degli arbitri e del destino, ma non c’è nulla di meglio al mondo che essere romani e romanisti. Oggettivamente, nessuna squadra al mondo ha inni così belli come le canzoni composte per la Roma da Antonello Venditti (anche se parte dell’Olimpico ama ancora di più quella di Lando Fiorini). E, a rivederlo su YouTube, il gol di Turone pare quasi regolare.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Gianni, mio fratello pittore: alla fine ha vinto lui»

Gianni era nato con la passione per la pittura. Papà non voleva che perdesse tempo a dipingere, voleva per lui il «posto fisso». Mio fratello non era d’accordo, e vinse, nonostante le urla di papà e le lacrime di mamma. Eravamo quattro fratelli e una sorella che dormiva nella camera da letto con i miei. Noi maschi dormivamo in una stanza che di giorno funzionava da pranzo e di sera da letto. Quando papà di pomeriggio restava a casa, Gianni per dipingere si chiudeva in bagno e disegnava. Tutti sapevamo tranne papà. Era il 1948, mio padre era impiegato al Genio civile, stipendio modesto, moglie e cinque figli da mantenere, affitto da pagare e le altre necessità non permettevano spese voluttuarie, figuriamoci poi per pennelli e colori. Ma né il diniego a comprarglieli né a sequestrarglieli quando glieli regalava nostro nonno, lo fecero desistere. Gianni era nato per dipingere! Non aveva pennelli e ne realizzò uno con una ciocca dei suoi capelli legata a una asticella di legno e così realizzò il suo primo acquerello immortalando «nu panariello», (cestino di vimini per raccogliere gli «odori»: sedano, cipolla, aglio, pomodoro, prezzemolo, basilico). Opera unica nel suo genere, da me custodita e donata alla mia unica nipote come regalo di nozze (nella foto del giorno). Pochi giorni fa Gianni è morto, da vincitore! Aveva 87 anni. Lasciando la sua casa, attraversando lo studio, uno stanzone enorme tappezzato di quadri e con un lungo tavolo strapieno di pennelli e colori, ho pensato al suo primo atelier di Afragola e al primo pennellino realizzato con la ciocca dei suoi capelli. Ciao, Gianni, fratello speciale!

Lello

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-05-28 22:26:00,

DOMENICA 29 MAGGIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

sono la madre di un giovane tifoso della Roma e sono rimasta stupita che la sera della finale di Conference League a Roma i trasporti pubblici siano stati sospesi. Va bene la festa, ma non si è un po’ esagerato?

Francesca Mariani

Mourinho? Solo un furbo che ha mascherato la mediocrità in campionato.

Marco S.

Sono felice per la Roma, però sembra che abbiano vinto lo scudetto mentre è una coppa da squadre di mezza classifica.

Emanuele Criasia

Un grande allenatore accetta le sfide, si mette in gioco e, nonostante tutti i trofei che ha vinto, festeggia come se questo fosse il suo primo trofeo.

Gabriele Civitella

Cari lettori,

Molti di voi sono rimasti colpiti dall’abilità stregonesca di Mourinho, che è riuscito a trasformare un’annata normale in un trionfo grazie alle vittorie non scontate ma neppure eroiche su Bodo Glimt, Leicester e Feyenoord, battuto non al Santiago Bernabeu o allo Stade de France (dove ieri si è giocata la finale di Champions) ma all’Arena Kombetare di Tirana. Altri sono rimasti ancora più colpiti dall’enfasi con cui Roma e i romanisti hanno celebrato (pure sospendendo il trasporto pubblico nella capitale d’Italia) la vittoria di una Coppa che tanti non avevano mai sentito nominare, anche perché fino a poco tempo fa non esisteva. Il rapporto tra la squadra e la città è in effetti unico. Nessuna squadra, tranne forse il Napoli, è così amata come la Roma, e nessuna è più soggetta all’esaltazione e alla depressione. Per qualcuno, la Roma è l’anima della città. Per altri, ne è la caricatura. Esprime ed enfatizza una delle sue caratteristiche, quel misto di mitomania e provincialismo che spira pure in una metropoli eterna e universale. Poi certo sono molto romanisti i palazzi della politica e la Rai, e questo contribuisce all’enfasi. Gli archivi digitali custodiscono il tweet di un giornalista anche competente secondo cui Zaniolo era meglio di Messi; salvo poi cadere in disgrazia a causa dei dissapori con Mourinho, ed essere recuperato alla patria giallorossa dopo il gol vittoria di mercoledì. E non parliamo dei leggendari capitani, tutti romanisti e romani (caso unico in Italia), da Totti a Lorenzo Pellegrini passando per De Rossi. Per capire meglio, dobbiamo rileggere sul Corriere il bellissimo reportage di Fabrizio Roncone dalla notte di Tirana. Premettendo che è sempre difficile comprendere gli amori degli altri, Roncone spiega ai milanisti (che per lo scudetto hanno fatto meno chiasso) e agli interisti (i quali per la finale di una coppa più importante, l’Europa League, non si scomposero più di tanto) che se anche mercoledì avessero perso, per i romanisti sarebbe stata «quasi la stessa cosa»; dove la parola chiave è appunto «quasi». La vittoria ovviamente alimenta l’identità, l’orgoglio, il mito, se volete la mitomania. La sconfitta avrebbe alimentato quel vittimismo un po’ provinciale che è quasi altrettanto dolce, per cui la Roma è vittima del Nord, degli arbitri e del destino, ma non c’è nulla di meglio al mondo che essere romani e romanisti. Oggettivamente, nessuna squadra al mondo ha inni così belli come le canzoni composte per la Roma da Antonello Venditti (anche se parte dell’Olimpico ama ancora di più quella di Lando Fiorini). E, a rivederlo su YouTube, il gol di Turone pare quasi regolare.

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Storia

«Gianni, mio fratello pittore: alla fine ha vinto lui»

Gianni era nato con la passione per la pittura. Papà non voleva che perdesse tempo a dipingere, voleva per lui il «posto fisso». Mio fratello non era d’accordo, e vinse, nonostante le urla di papà e le lacrime di mamma. Eravamo quattro fratelli e una sorella che dormiva nella camera da letto con i miei. Noi maschi dormivamo in una stanza che di giorno funzionava da pranzo e di sera da letto. Quando papà di pomeriggio restava a casa, Gianni per dipingere si chiudeva in bagno e disegnava. Tutti sapevamo tranne papà. Era il 1948, mio padre era impiegato al Genio civile, stipendio modesto, moglie e cinque figli da mantenere, affitto da pagare e le altre necessità non permettevano spese voluttuarie, figuriamoci poi per pennelli e colori. Ma né il diniego a comprarglieli né a sequestrarglieli quando glieli regalava nostro nonno, lo fecero desistere. Gianni era nato per dipingere! Non aveva pennelli e ne realizzò uno con una ciocca dei suoi capelli legata a una asticella di legno e così realizzò il suo primo acquerello immortalando «nu panariello», (cestino di vimini per raccogliere gli «odori»: sedano, cipolla, aglio, pomodoro, prezzemolo, basilico). Opera unica nel suo genere, da me custodita e donata alla mia unica nipote come regalo di nozze (nella foto del giorno). Pochi giorni fa Gianni è morto, da vincitore! Aveva 87 anni. Lasciando la sua casa, attraversando lo studio, uno stanzone enorme tappezzato di quadri e con un lungo tavolo strapieno di pennelli e colori, ho pensato al suo primo atelier di Afragola e al primo pennellino realizzato con la ciocca dei suoi capelli. Ciao, Gianni, fratello speciale!

Lello

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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