La nuova vita di Monza, che va al voto, e il dualismo con Milano

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La promozione in serie A, l’arrivo della metro e il concerto di Springsteen: sono molti i motivi di orgoglio per la «capitale» della Brianza. Domenica, sfida tra Allevi e Pilotto A Monza non c’è un quotidiano, non c’è una televisione, non c’è una radiopure è una città da 124 mila abitanti, la quarta più popolosa della Lombardia, capoluogo di una provincia da 850 mila abitanti, sedicente capitale di una Brianza che è una forza economica, con il suo tessuto di artigiani e di terziario. Una città ricca che ha uno degli autodromi più importanti del mondo, una Villa Reale che fu residenza dei re, il parco recintato urbano più grande d’Europa, un passato da capitale del Regno d’Italia con la prima regina donna, Teodolinda, un Duomo che non ha molto da invidiare a quello di Milano e il duecentesco Arengario, antico palazzo Comunale. Una città opulenta, dove lungo via Italia e corso Vittorio Emanuele passano signori/e riccamente addobbati e con cappelli a larghe tese, a memoria di un passato nel quale (1920) su 35 mila abitanti 12 mila lavoravano nell’industria del cappello, da Carlo Ricci a Cambiaghi, da Valera a Villa, producendo due milioni di copricapo all’anno (Monza era considerata la Manchester d’Italia). C’erano le industrie tessili che scaricavano nel Lambro, da sempre uno dei fiumi più inquinati d’Italia, poi sono arrivati i cinesi e la città ha cambiato volto economico, specializzandosi nell’arredo, nel design, nella meccanica e nell’automotive. Insomma, una città florida e tranquilla, cattolica e serenamente tradizionalista, con una bella rete di associazionismo e volontariato e 74 mila aziende che lavorano silenziosamente. Però c’è Milano. A venti minuti di macchina, dieci di treno (quando si trova), c’è la grande metropoli tentacolare, una sorta di idrovora che aspira tutte le energie e attira da decenni i monzesi, disseccando le energie e le risorse di autonomia. È il grande tema che ha visto Monza agire come propaggine di Milano, ganglio vitale ma marginale dell’area metropolitana, subalterno strategicamente e psicologicamente. La metropolitana, si diceva, non è mai arrivata perché i commercianti non volevano perdere clienti. La sera, per mangiare o divertirsi si andava a Milano o in Brianza. Ora qualcosa sta cambiando, apparentemente. Alla vigilia del voto delle amministrative, alcuni segnali sembrano indicare un nuovo percorso di autonomia. Monza sta crescendo, sta diventando consapevole. Il segnale più clamoroso è stata la promozione in serie A, che Renato Pozzetto aveva profetizzato come impossibile in Agenzia Riccardo Finzi, praticamente detective: «Io sono del Monza, non riusciremo mai a venire in serie A». E invece Silvio Berlusconi e Adriano Galliani hanno fatto il miracolo. Avevano l’aiutino, qualche milione da investire, però la passione e l’esperienza e soprattutto la loro notorietà hanno trascinato il Monza nei titoloni e nei tg, come non capitava da anni. Certo, la fiammata si è spenta in fretta. Alle elezioni in arrivo sono state dedicate poche righe frettolose, mentre per altre città meno piccole e importanti sono piovuti articoli e inviati. Domani ha scritto un articolo su Monza solo per dire che è il crepuscolo berlusconiano e senza citare nulla di monzese. Perfino lo storico Cittadino (bisettimanale cattolico) ha dedicato il fondo ai riflessi sul governo Draghi (!) della sfida di domenica. TuaMonza, il periodico comunale che arriva gratis nelle caselle postali, ma pagano i cittadini, è arrivato oggi (guarda caso) per raccontare «Un’estate da sogno» e fare un po’ di propaganda istituzionale al sindaco uscente. Per il resto, Monza sembra ancora invisibile. Da qualche anno, però, qualcosa sembra muoversi. Dopo Tangentopoli che ha travolto giunte e mandato agli arresti sindaci (come la storica Rosella Panzeri), la città è diventata provincia nel 2009 (quando, però, le province erano in via di smantellamento). Il governo ha sbloccato milioni per la metropolitana. La MM1 arriverà a Monza Bettola l’anno prossimo (con 7 anni di ritardo sul programma), tra dieci la MM5 sbarcherà in città con ben sette fermate. La Villa Reale ha cominciato a rivivere grazie all’Expo, con mostre come quella celebrata di Steve McCurry. Poi il Monza in Serie A, l’annuncio del grande concerto di Bruce Springsteen all’autodromo nel 2023, l’imminente ritorno del Mimo (Milano-Monza, un motorshow con 45 case automobilistiche). E i 100 anni dell’autodromo, che saranno festeggiati il prossimo 3 settembre, con la gara la settimana successiva per la quale sono già stati venduti 240 mila biglietti, per un indotto di 150 milioni di euro. Ma è proprio così? Monza vive una fase di splendore, di rinascita, di rinnovato orgoglio e autonomia? Le cose sono più complesse di così. Pippo Civati ora vive a Verona, ma è di Monza e la conosce bene: «Monza è un satellite rispetto al pianeta Milano. Un terzo della popolazione vive e lavora a Milano durante il giorno. Liberarsi di questa soggezione è illusorio. È vero che con Milano c’è sempre stato un rapporto problematico». Narra la leggenda che Sant’Ambrogio, lasciando Monza, lanciò una maledizione: «Sarete sempre una città di poveretti». Perfidie non acclarate storicamente, ma del resto Sant’Ambrogio, non ditelo ai milanesi, era romano. Alla fine è vero che Monza non è di rito ambrosiano e che nel Medioevo non era alleata con Milano ma con l’impero. Nel 2011 Umberto Bossi, in una delle farse padane dell’epoca meno riuscite provò inutilmente a trasferire tre ministeri a Monza. Giorgio Napolitano disse ovviamente no e i leghisti impararono a mangiare la coda alla vaccinara nelle osterie di Trastevere. E ora? Ora si vota, o almeno, si spera, visto che l’ultima volta l’affluenza al primo turno fu del 50 per cento e quest’anno le previsioni sono ancora più basse. Il sindaco uscente è Dario Allevi, Forza Italia, che punta alla riconferma (ma da molti anni a Monza l’uscente non viene rieletto). Lo sfida Paolo Pilotto per il centrosinistra, che qui storicamente è sempre stato più centro, visto che Monza è città cattolica e moderata (sin dai tempi della zarina Rosella Panzeri, poi travolta da Tangentopoli). Non a caso Pilotto, oltre a essere vicepresidente dello storico liceo classico Zucchi (un incubo per gli studenti, anche se pure lo scientifico Paolo Frisi non scherzava in severità), è insegnante di religione. Qui Forza Italia prova a resistere e a restare sopra il 10 per cento. Il trionfo di Galliani e Berlusconi può aiutare, anche se in città si mugugna molto per la nuova raccolta rifiuti e per la criminalità in crescita, con le immancabili baby gang e lo spaccio in Stazione e in quartieri come Cantalupo e San Rocco. Spiega Roberto Scanagatti, che fu sindaco per il centrosinistra: «La raccolta rifiuti è un disastro. Allevi ha fatto un campagna sulla sicurezza, cinque anni fa, ma nel frattempo la situazione è molto peggiorata. Quanto alla Villa Reale, c’è stata la rottura con la concessionaria e c’è un contenzioso in corso. A oggi, la Villa è parzialmente riaperta, ma stenta». Allevi, da buon ex missino, si inalbera: «Fa ridere che la sinistra ci faccia la morale sulla sicurezza, sembra di essere su Scherzi a parte. Abbiamo fatto un lavoro incredibile. La sinistra ha creato un senso di impunità vergognoso in questo Paese, mai un’espulsione, gente scarcerata in un minuto». Tornando al dualismo Monza-Milano, Claudio Colombo, che è stato direttore del Cittadino, spiega che Monza nel passato era «un paesone che guardava a Milano come all’Eldorado mentre i milanesi vedevano la nostra città come una periferia chic. Culturalmente Monza ha sempre fatto fatica, è rimasta un po’ provinciale. Ma non è la Brianza: i monzesi non amano i brianzoli e viceversa. La Brianza è terra di campanili». E in effetti, ricorda Civati, non si chiama «provincia di Monza», ma provincia di Monza e Brianza, a segnare una differenza e una distanza. Scanagatti segnala che l’associazione industriale di Monza e Brianza, la più antica d’Italia, è di recente confluita in Assolombarda, così come la Camera di Commercio è entrata in quella di Milano: «Così però si è persa un’occasione per decidere su asset strategici». Pilotto è più ottimista: «C’è una grande collaborazione con Milano, non credo si debba vedere una contrapposizione. Milano è la sorella più grande, dieci volte più grande, ma non ci fa ombra. Certo, abbiamo molti monzesi che lavorano a Milano, ma anche 10 mila milanesi che la domenica vengono a Monza. È cresciuto un interesse reciproco . Piuttosto Monza deve sentirsi più provincia, interpretare davvero un ruolo di raccordo con la Brianza e con Milano. Solo così possiamo crescere. La Villa Reale, per esempio: oggi, con la gestione pubblica, fa 100 mila visitatori all’anno, mentre la Venaria ne fa 7 milioni e la Reggia di Caserta uno. La Villa è gestita da un consorzio che comprende Comuni di Monza e Milano, Regione e Stato. La collaborazione è la chiave di tutto, come si è visto anche nella metropolitana, che è un progetto cominciato dal centrosinistra e con la collaborazione del sindaco Sala». Conferma Allevi: «Con Sala c’è un ottimo rapporto». Anche la promozione calcistica, in fondo, è il frutto di una collaborazione tra il monzese Galliani e il milanese Berlusconi. Certo, c’è stata un’enfasi magari un po’ eccessiva sulle prospettive date dai successi sportivi. Racconta Colombo: «Allevi è un tifoso della Juventus e a Monza i tifosi sono sempre stati pochini. Ci sono gli ultras della curva Pieri e pochi altri. La Brianza è juventina, Monza molto milanista e un po’ interista». Conferma Scanagatti: «Quando eravamo in 300 a vedere le partite, eravamo tanti». Eppure Monza è stato un grande vivaio, quando si giocava al Sada ed era considerato il Borussia della Brianza (anni ‘70): sono passati da qui Buriani e Tosetto, Claudio Sala e Massaro. Ma poi, inutile dirlo, i pezzi forti se li comprava a quattro soldi il Milan e il Monza restava sotto ad annaspare, con nell’aria l’eco della maledizione di Sant’Ambrogio. 10 giugno 2022 (modifica il 10 giugno 2022 | 22:31) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-10 20:32:00, La promozione in serie A, l’arrivo della metro e il concerto di Springsteen: sono molti i motivi di orgoglio per la «capitale» della Brianza. Domenica, sfida tra Allevi e Pilotto, Alessandro Trocino

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