La Nasa ha trovato 5.000 esopianeti, simili alla Terra e fuori dal sistema solare: «Cerchiamo la vita»

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di Massimo Sideri

La Nasa ha appena certificato l’esistenza dell’esopianeta numero 5mila. Rita Sambruna del Goddard Space Flight Center: «La ricerca di una Terra 2.0 è il Sacro Graal dell’astrofisica. Anche per rispondere alla fondamentale domanda: siamo soli nell’Universo?»

Immaginate dei pianeti che orbitano intorno al proprio sole. Pianeti dove potenzialmente esistono le condizioni per la vita organica, ma fuori dal Sistema solare. E che come la Terra traggono dalla propria stella energia e luce. Ora smettete di immaginare perché questi pianeti esistono: si chiamano «esopianeti» o pianeti extrasolari. E non sono pochi. L’agenzia spaziale americana, la Nasa, ha appena certificato l’esistenza dell’esopianeta numero 5 mila. Ne esistono di simili a Saturno e Giove, i più grandi del Sistema solare: giganti di gas che possono raggiungere una temperatura superiore a quella delle stelle. Oppure come Nettuno: giganti di ghiaccio. Ma ogni venti di questi esopianeti ne troviamo uno «terrestre», cioè di roccia. Esistono infine anche le super-Terre, con una dimensione tra il nostro pianeta e Nettuno.

Cinquemila è solo un numero, si potrebbe pensare. Nulla di diverso dal 4.999 o dal 5.001. Ma in realtà è un numero che conta molto perché, fino a pochi anni fa, pensavamo di essere gli unici ad avere un sistema solare con una Terra e pochi altri pianeti che ne fanno parte (abbiamo sempre fatto lo stesso errore fin dalle origini).

Un nuovo mondo

Il primo esopianeta è stato avvistato solo nel 1992, esattamente 30 anni fa. Alexander Wolszczan, lo scienziato che firmò l’articolo in cui venne svelato, aveva predetto che «se possiamo trovare un pianeta intorno a una stella di neutroni, li possiamo trovare ovunque». In effetti oggi la Nasa stima che ne esistano centinaia di miliardi solo nella nostra galassia, la Via Lattea. «Non è solo un numero — ha detto Jessie Christiansen, scienziata responsabile per l’archivio e la ricerca degli esopianeti con la Nasa per il Science Institute del Caltech in Pasadena — ognuno di questi è un nuovo mondo, un nuovo pianeta. Sono entusiasta di ognuno di essi perché non ne sappiamo nulla». Nell’ultimo grappolo che ha permesso di raggiungere la soglia dei 5.000 ne abbiamo scoperti 65, tutti insieme. Più dell’uno per cento del totale. Dunque la domanda è: cosa è cambiato dagli anni Novanta? Abbiamo imparato cosa cercare. «Gli esopianeti — spiega Rita Sambruna, Deputy Director della Divisione di Astrofisica del Goddard Space Flight Center, il più grande Centro scientifico della Nasa, a Greenbelt, nel Maryland — sono un territorio caldo di ricerca in astrofisica. E il Sacro Graal di questa mappatura è trovare un pianeta simile alla Terra e potenzialmente abitabile dalla vita organica come la nostra, a base di carbone e acqua; una delle domande fondamentali della Nasa è “Siamo soli nell’Universo?”. E per rispondere il primo passo è trovare un pianeta che abbia caratteristiche simili alla Terra».

Esiste la Terra 2.0?

È chiamato il dilemma di Enrico Fermi: il premio Nobel per la fisica era scettico nei confronti dell’esistenza di altre forme di intelligenza nell’Universo (ne avremmo già scoperte le tracce, era la sua argomentazione). Ma quando parliamo di tracce di vita non dobbiamo pensare necessariamente a forme di vita intelligente. «Sappiamo già che Marte — sottolinea Sambruna — una volta ospitava acqua. Esiste un pianeta al di fuori del sistema solare che abbia caratteristiche come la Terra? O almeno come Marte? Il problema di questa domanda è che, a differenza dei pianeti nel sistema solare che sono vicini, gli esopianeti sono lontani e difficili da trovare. Non solo: sono anche difficili da studiare. Usando tecniche particolari, come il transito di fronte alla stella madre, che provoca una macchia nella luminosità della stella dovuta al piccolo oscuramento, ne abbiamo trovati 5.000, usando i telescopi spaziali Kepler e il suo successore Tess».

Gli strumenti avanzati e i progressi dello studi

«Con queste tecniche riusciamo a determinare la massa e la dimensione dell’esopianeta

, la distanza dalla stella. E questo già ci permette di ricavare alcune informazioni: in base alla massa e la dimensione, per esempio, capiamo se il pianeta è roccioso, come la Terra; la distanza dalla stella madre ci informa se l’acqua sul pianeta può esistere in stato liquido. I pianeti piccoli e rocciosi, alla distanza “giusta” dalla stella, sono i più simili alla Terra nel senso che ci potrebbe essere acqua. E dove c’e’ acqua ci potrebbe essere vita. Con gli strumenti più avanzati, come il James Webb Space Telescope (che proprio in questo periodo ha dato ottimi risultati nei primi test per mettere a fuoco le immagini) e il Roman, saremo anche in grado di studiare l’atmosfera dell’esopianeta, cercando elementi chimici e molecole complesse che sono un passo in più nel trovare Earth 2.0, il gemello della Terra».

Già nel 2015 la Nasa aveva trovato il Kepler 452-b, un pianeta di roccia, grande come la Terra e alla «giusta distanza dal proprio Sole». Come diceva Sigmund Freud il primo errore che abbiamo fatto come umanità è stato pensare di essere al centro dell’Universo. Copernico e la Nasa ci hanno aiutati a capirlo.

23 marzo 2022 (modifica il 23 marzo 2022 | 12:20)

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, 2022-03-23 11:21:00, La Nasa ha appena certificato l’esistenza dell’esopianeta numero 5mila. Rita Sambruna del Goddard Space Flight Center: «La ricerca di una Terra 2.0 è il Sacro Graal dell’astrofisica. Anche per rispondere alla fondamentale domanda: siamo soli nell’Universo?», Massimo Sideri

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