La «lezione ucraina» per la Cina e le armi che gli Usa vogliono (e non possono) fornire a Taiwan

Spread the love

di Guido Santevecchi

Secondo la Cia, quanto accade in Ucraina sta spingendo la Cina a rivedere i calcoli per il «ricongiungimento» con Taiwan. Gli Usa vorrebbero fornire all’isola armamenti leggeri per trasformarla in un «porcospino» — ma attualmente neanche la macchina industriale americana può soddisfare la richiesta

Dice il direttore della Cia che la guerra in Ucraina ha «inquietato» Xi Jinping e mostrato che ci sono dei limiti alla «amicizia senza limiti» proclamata tra Cina e Russia. William Burns è convinto che il «turbamento» del segretario comunista cinese abbia inciso sui suoi calcoli per Taiwan.

La Cia non crede che la resistenza inattesa dell’esercito ucraino contro il presunto strapotere russo abbia spento la determinazione di Pechino a riprendere il controllo di Taiwan, immagina solo che i tempi e i modi dell’impresa stiano subendo una attenta revisione alla luce della «lezione ucraina».

Conclusione del servizio segreto americano: «La Cina resta nel lungo periodo la sfida geopolitica più grande per gli Stati Uniti».

Sta incontrando difficoltà tattiche anche la politica militare di Washington nei confronti di Taipei. Il «Taiwan Relations Act» del 1979 impegna il governo degli Stati Uniti a fornire armamenti per la difesa dell’isola democratica. Ora il Pentagono vorrebbe che i taiwanesi si dotassero di sistemi d’arma più leggeri e adatti a una «guerra asimmetrica». L’obiettivo è trasformare l’esercito di Taipei in un «porcospino» con aculei in grado di ferire il drago cinese senza ucciderlo, ma dissuadendolo dal tentare l’invasione. Ancora un paio di anni fa, Taiwan aveva messo in bilancio 2,2 miliardi di dollari per acquistare 108 carri armati «M1A2 Abrams»: ora i consiglieri di Washington fanno notare che i tank sarebbero inutili, perché il loro impiego verrebbe solo dopo lo sbarco in massa dei cinesi e una loro avanzata in profondità (e a quel punto la guerra sarebbe già persa, probabilmente).

Molto costosi e poco adatti a contrastare l’Esercito di Pechino sarebbero anche gli elicotteri «MH-60R Seahawk». Invece di mezzi pesanti, Washington vuole fornire ai taiwanesi missili anti-nave, anti-aerei, droni armati e unità navali leggere che farebbero pagare un prezzo altissimo alla flotta di invasione (naturalmente Pechino non la chiamerebbe invasione, perché Taiwan non è riconosciuta come indipendente dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, Stati Uniti inclusi).

L’idea a Washington è di non aspettare che una crisi esploda per inviare le forniture, perché i cinesi potrebbero imporre un blocco navale intorno all’isola, come preludio all’azione. A Taipei hanno bisogno di moderni pezzi d’artiglieria come gli obici semoventi «M109A6 Paladin», ma con le necessità del fronte ucraino, neanche la macchina industriale americana al momento può soddisfare la richiesta.

9 maggio 2022 (modifica il 9 maggio 2022 | 17:37)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-09 20:32:00, Secondo la Cia, quanto accade in Ucraina sta spingendo la Cina a rivedere i calcoli per il «ricongiungimento» con Taiwan. Gli Usa vorrebbero fornire all’isola armamenti leggeri per trasformarla in un «porcospino» — ma attualmente neanche la macchina industriale americana può soddisfare la richiesta, Guido Santevecchi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.