di Luciano Ferraro
Lo studio: il cambiamento climatico avvantaggia i produttori inglesi. Che puntano ora a diventare produttori «totali», scalzando Paesi destinati a diventare «troppo caldi e secchi»
Sarà normale vedere James Bond bere uno spumante del Kent, al posto dello Champagne Bollinger che predilige dai tempi di «Diamonds are forever». Non sorprenderà sapere che Ken Follett brinda alla pubblicazione di un suo romanzo con un rosso britannico al posto del prediletto Château Latour, mito di Bordeaux.
La Gran Bretagna della Brexit è pronta a sfidare l’Europa su un nuovo fronte, quello del vino. Usando il clima impazzito come un’arma. Pronta al duello soprattutto con Francia e Italia. «Possiamo battere la Borgogna, è l’ora dei grandi vini rossi inglesi. Saranno vini di livello mondiale». Il trionfale annuncio è stato dato dal Times.
È basato su uno studio pubblicato sulla rivista di scienze della viticoltura OENO One. Può far sorridere. Ma suscitò ironia anche l’inizio della produzione di «Bollicine della Regina». Ma ora sono più di 500 le cantine inglesi, dal Sussex al Kent, e superano i cinque milioni di bottiglie.
La coltivazione della vite non è una novità per gli inglesi: le legioni dell’imperatore Probo estesero i vigneti in tutta Europa fino al Vallo di Adriano. Attorno all’anno Mille esistevano almeno 40 cantine nel Sud dell’Inghilterra, secondo il censimento voluto da Guglielmo il Conquistatore. Dopo il 1400 il clima peggiorò e le viti sparirono. Sono rispuntate dal Dopoguerra.
Da una ventina d’anni gli inglesi producono soprattutto spumanti, al punto da convincere anche una maison di Champagne ad investire sui loro terreni. Con l’ultimo report amplificato dalla prima pagina del Times, gli inglesi si dicono pronti a diventare produttori totali: dagli spumanti ai vini fermi, dai bianchi ai rossi.
Sono convinti che le temperature elevate che stanno preoccupando i vignaioli mediterranei potranno diventare un loro fattore di successo (persino più a Nord, in Svezia, ci stanno pensando).
Un gruppo di nove ricercatori sul clima dell’Università dell’East Anglia e della London School of Economics, elencando le previsioni di temperature e piogge da qui al 2040, sostiene che la Gran Bretagna può diventare «la patria del Pinot nero». Lo si coltiva già, e viene usato per gli spumanti, come in Francia e in Italia.
In Gran Bretagna non matura abbastanza per vinificarlo in rosso. Finora, ma presto tutto cambierà, si legge il report. L’analisi finanziata dal progetto Climate Resilience nel settore vitivinicolo del Regno Unito, indica in 1,4 gradi l’aumento della temperatura nei prossimi due decenni da aprile a ottobre nel Sud dell’Inghilterra. Significa che si raggiungerà una media di 15-16 gradi dalla primavera all’autunno in zone come Cambridgeshire, Essex, Greater London, Kent e Sussex, Hampshire e la valle del fiume Severn.
«Nuove aree del Regno Unito inizieranno a produrre spumante, mentre regioni più calde si dedicheranno ai vini rossi fermi», ha spiegato al Times Stephen Dorling, ricercatore capo dello studio e professore di meteorologia all’Università dell’East Anglia. Ma non solo Pinot nero. «Uno degli altri risultati di questo lavoro è che nel breve termine — scrivono i ricercatori — i cambiamenti climatici possono offrire l’opportunità per il successo di varietà come Sauvignon Blanc, Riesling e Sémillon o altre più resistenti alle malattie, non ancora comunemente coltivate.
Con il cambiamento climatico, la potenziale transizione del Regno Unito è immensa oltre che rapida; dalla maggiore idoneità delle varietà a clima più fresco (Reichensteiner, Seyval Blanc e Müller-Thurgau), negli Anni ‘90, si è passati alle varietà per spumante (Chardonnay, Pinot nero e Pinot Meunier) nei primi due decenni degli anni 2000, e nel prossimo futuro alla varietà del vino rosso. Entro il 2040».
Così la Gran Bretagna passerà da nano della viticoltura a protagonista, assicurano gli studiosi, con «vini frizzanti, rosati, bianchi e rossi di alta qualità, cambiando in modo significativo la mappa mondiale del vino, a spese delle nazioni che lo producono da secoli, nel futuro troppo calde e secche. Per loro il cambiamento climatico è una minaccia, per il Regno Unito una opportunità».
21 agosto 2022 (modifica il 21 agosto 2022 | 22:19)
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, 2022-08-21 20:53:00, Lo studio: il cambiamento climatico avvantaggia i produttori inglesi. Che puntano ora a diventare produttori «totali», scalzando Paesi destinati a diventare «troppo caldi e secchi», Luciano Ferraro