Il vincolo triennale produce un esercito di insegnanti intrappolati che attendono solo di fuggire. Dovè la continuità didattica? Lettera

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Inviato da Michela Zangoli – Mi chiamo Michela, sono un’insegnante di scuola primaria neo immessa in ruolo da concorso ordinario 2022 e attualmente assegnata ad una scuola che dista 278 chilometri da casa.

Per poter conciliare, anche solo in parte, la mia vita lavorativa con quella familiare svolgo un part-time verticale che a malapena mi basta a coprire le spese di trasferta settimanale.

Dopo che, recentemente, è sfumata la possibilità di mobilità per il prossimo anno scolastico, mi sento così angosciata da essermi rivolta ad una psicoterapeuta in quanto, davvero, fatico a gestire il senso di oppressione e frustrazione che mi segue come un’ombra densa anche in classe.

Scrivo in rappresentanza dei docenti vincolati ed esiliati che condividono questi stessi problemi quotidianamente, nella speranza che il nostro malessere urli e si faccia sentire.

Mi rivolgo anche ai precari, affinché si uniscano al coro di protesta, perché questa condizione potrebbe riguardare anche loro in futuro. E mi rivolgo al Ministro Valditara e ai “piani alti” del sistema scolastico con una domanda: come si può perpetrare un tale abuso che si ripercuote a cascata sull’intera società scontentando tutti (insegnanti, alunni, famiglie) e che non ha alcuna giustificazione logica?

Il vincolo triennale produce un esercito di insegnanti intrappolati che attendono solo di fuggire; è questa la continuità didattica alla quale si aspira?

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