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Il suicidio occidentale  passa attraverso la Rete

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MARTEDÌ 26 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

ho trent’anni e lavoro in una libreria. Non so se a trent’anni ci si possa ancora definire giovane; tuttavia, la questione dei giovani d’oggi è un tema cui sono molto sensibile. «Le giovani generazioni schiavizzate dai social sono manipolate dai miliardari del capitalismo globale», si legge nell’ultimo libro di Rampini. Il problema della dipendenza da social, e più in generale dalla tecnologia, soprattutto tra i più giovani, è ormai noto, analizzato, studiato. Per quei giovani ancora sensibili alle tematiche politiche e alla cultura, che hanno voglia di capire, cambiare, partecipare, che non si riconoscono nella dimensione ormai onniavvolgente dei social, le chiedo: che fare?

Guido Lazzaretti

Caro Guido,

Anch’io come lei sto leggendo Suicidio occidentale di Federico Rampini (Mondadori). Come tutte le opere di Rampini, è di grande interesse. Motivazioni inattaccabili sono «scaldate» dai racconti personali di uno scrittore che ha un curriculum internazionale più unico che raro. Nonostante l’assonanza del titolo, i toni e le argomentazioni sono molto diversi da quelli di Éric Zemmour, autore de Il suicidio francese. Rampini condanna tutti i razzismi: anche quello «al contrario», come se la vita di un bianco valesse meno delle altre (ce ne siamo accorti quando l’assassinio di Davide Giri per mano di un nero è passato inosservato sui giornali americani). E pensa che l’Occidente stia andando indebolito al confronto con la Russia di Putin e la Cina di Xi anche perché diviso al proprio interno, e minato da due fenomeni che segnano la formazione della generazione digitale. Il primo è la prevalenza nei campus non solo anglosassoni della cancel culture, per cui tutta la storia occidentale viene riletta con gli occhiali di oggi, sino all’assurdo di abbattere le statue di un grande italiano come Cristoforo Colombo. La seconda è quella che lei ha colto, gentile signor Lazzaretti: l’egemonia dei social sulla comunicazione, con quel misto di violenza verbale e di correttezza politica. Come se non ci fosse spazio per una terza via che, esprimendosi in un linguaggio rispettoso delle opinioni altrui, possa scalfire i luoghi comuni e le «idee ricevute». Il corollario è l’ingenuo culto per i miliardari della Rete, questi padroni delle anime che passano per benefattori dell’umanità mentre vendono le nostre vite in cambio di miliardi involati verso i paradisi fiscali.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Fermi per tre ore alla stazione di Firenze, che disagio»

Il 7 aprile io e mia moglie, dopo una giornata passata a visitare Firenze, andiamo alla stazione di Santa Maria Novella alle 19,30 per prendere il treno Frecciarossa delle 21,01 per Carpi Modena. Causa guasto a Orte, ci sono ritardi di oltre tre ore. Stazione gremita, abbiamo bisogno della toilette ma non la troviamo, andiamo alla libreria Feltrinelli e la cassiera ci dice che per accedere al bagno serve acquistare un libro o effettuare una consumazione (nello scontrino compare un codice numerico per entrare in bagno, quasi fosse una cassaforte). Cerchiamo indicazioni in stazione: nessuna. Andiamo sotto la stazione, nella galleria commerciale dove troviamo finalmente il bagno: un euro a testa. Tutti i treni provenienti da Roma hanno ritardi di oltre tre ore, alle 22 ho di nuovo bisogno del bagno, ma tutti gli esercizi commerciali sono chiusi, pure il bagno a pagamento; chiedo informazioni, ma la risposta è che non ci sono bagni a quest’ora, quindi o si aspetta il treno oppure si va a 200 metri dalla stazione, al McDonald’s. Ma è possibile che in una stazione come quella di Firenze dopo le nove di sera non sia possibile accedere a un bagno? La stazione era piena di turisti stranieri, non c’era nemmeno la possibilità di sedersi da qualche parte, era un bivacco di persone sdraiate a terra. Al corner di Trenitalia si accede solo con la carta argento. Capisco il problema Covid, in tutti i musei che ho visitato in giornata mai avuto problemi di questo tipo. Perché la stazione deve offrire questa immagine di disservizio? Ps. Siamo arrivati a Carpi alla 1.17 del giorno dopo.

Aronne Contini, contini.aronne@alice.it

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-04-25 21:43:00,

MARTEDÌ 26 APRILE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

ho trent’anni e lavoro in una libreria. Non so se a trent’anni ci si possa ancora definire giovane; tuttavia, la questione dei giovani d’oggi è un tema cui sono molto sensibile. «Le giovani generazioni schiavizzate dai social sono manipolate dai miliardari del capitalismo globale», si legge nell’ultimo libro di Rampini. Il problema della dipendenza da social, e più in generale dalla tecnologia, soprattutto tra i più giovani, è ormai noto, analizzato, studiato. Per quei giovani ancora sensibili alle tematiche politiche e alla cultura, che hanno voglia di capire, cambiare, partecipare, che non si riconoscono nella dimensione ormai onniavvolgente dei social, le chiedo: che fare?

Guido Lazzaretti

Caro Guido,

Anch’io come lei sto leggendo Suicidio occidentale di Federico Rampini (Mondadori). Come tutte le opere di Rampini, è di grande interesse. Motivazioni inattaccabili sono «scaldate» dai racconti personali di uno scrittore che ha un curriculum internazionale più unico che raro. Nonostante l’assonanza del titolo, i toni e le argomentazioni sono molto diversi da quelli di Éric Zemmour, autore de Il suicidio francese. Rampini condanna tutti i razzismi: anche quello «al contrario», come se la vita di un bianco valesse meno delle altre (ce ne siamo accorti quando l’assassinio di Davide Giri per mano di un nero è passato inosservato sui giornali americani). E pensa che l’Occidente stia andando indebolito al confronto con la Russia di Putin e la Cina di Xi anche perché diviso al proprio interno, e minato da due fenomeni che segnano la formazione della generazione digitale. Il primo è la prevalenza nei campus non solo anglosassoni della cancel culture, per cui tutta la storia occidentale viene riletta con gli occhiali di oggi, sino all’assurdo di abbattere le statue di un grande italiano come Cristoforo Colombo. La seconda è quella che lei ha colto, gentile signor Lazzaretti: l’egemonia dei social sulla comunicazione, con quel misto di violenza verbale e di correttezza politica. Come se non ci fosse spazio per una terza via che, esprimendosi in un linguaggio rispettoso delle opinioni altrui, possa scalfire i luoghi comuni e le «idee ricevute». Il corollario è l’ingenuo culto per i miliardari della Rete, questi padroni delle anime che passano per benefattori dell’umanità mentre vendono le nostre vite in cambio di miliardi involati verso i paradisi fiscali.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Fermi per tre ore alla stazione di Firenze, che disagio»

Il 7 aprile io e mia moglie, dopo una giornata passata a visitare Firenze, andiamo alla stazione di Santa Maria Novella alle 19,30 per prendere il treno Frecciarossa delle 21,01 per Carpi Modena. Causa guasto a Orte, ci sono ritardi di oltre tre ore. Stazione gremita, abbiamo bisogno della toilette ma non la troviamo, andiamo alla libreria Feltrinelli e la cassiera ci dice che per accedere al bagno serve acquistare un libro o effettuare una consumazione (nello scontrino compare un codice numerico per entrare in bagno, quasi fosse una cassaforte). Cerchiamo indicazioni in stazione: nessuna. Andiamo sotto la stazione, nella galleria commerciale dove troviamo finalmente il bagno: un euro a testa. Tutti i treni provenienti da Roma hanno ritardi di oltre tre ore, alle 22 ho di nuovo bisogno del bagno, ma tutti gli esercizi commerciali sono chiusi, pure il bagno a pagamento; chiedo informazioni, ma la risposta è che non ci sono bagni a quest’ora, quindi o si aspetta il treno oppure si va a 200 metri dalla stazione, al McDonald’s. Ma è possibile che in una stazione come quella di Firenze dopo le nove di sera non sia possibile accedere a un bagno? La stazione era piena di turisti stranieri, non c’era nemmeno la possibilità di sedersi da qualche parte, era un bivacco di persone sdraiate a terra. Al corner di Trenitalia si accede solo con la carta argento. Capisco il problema Covid, in tutti i musei che ho visitato in giornata mai avuto problemi di questo tipo. Perché la stazione deve offrire questa immagine di disservizio? Ps. Siamo arrivati a Carpi alla 1.17 del giorno dopo.

Aronne Contini, contini.aronne@alice.it

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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