Il primo ministro delle Isole Vergini arrestato per traffico droga negli Usa

Spread the love

di Luigi Ippolito, corrispondente da Londra

Andrew Fahie è stato arrestato all’aeroporto di Miami perché sospettato di un vasto traffico di cocaina. Gli uomini della Dea si sono spacciati per emissari del cartello messicano che fu del famigerato «Chapo».Sconcerto nel governo di Boris Johnson

Che fossero un paradiso fiscale, crocevia di mille traffici illeciti, si sapeva: ma che le Isole Vergini britanniche si candidassero a diventare uno snodo del narcotraffico internazionale fa comunque scalpore. Anche perché il «regista» dell’operazione era proprio il primo ministro del territorio d’oltremare della Corona: che è stata arrestato in flagrante dagli agenti americani della Dea, l’agenzia antidroga. Le manette sono scattate per Andrew Fahie all’aeroporto di Miami, a conclusone di un’operazione che ha visto i poliziotti Usa spacciarsi per emissari del cartello messicano di Sinaloa, quello del Chapo, il super-narco ormai in carcere. In una serie di incontri segreti, il premier caraibico aveva concordato sostanziose tangenti in cambio della spedizione di droga dalla Colombia attraverso le Isole Vergini fino a Portorico e di lì a Miami. Durante uno di questi abboccamenti, Fahie aveva perfino tirato fuori una calcolatrice per vedere esattamente a quanto ammontava la sua percentuale: milioni, potenzialmente, di cui aveva chiesto in parte il pagamento anticipato.

Il blitz

L’arresto è avvenuto nel momento in cui al primo ministro sono state consegnate su un aereo privato borse da shopping griffate che contenevano 700 mila dollari in contanti: che lui si è messo a contare avidamente, provando senza ombra di dubbio la sua colpevolezza. Assieme a Fahie sono stati arrestati una donna, Oleanvine Maynard, che è la manager dell’autorità portuale delle Isole Vergini, e il figlio di lei: segno che si trattava di un complotto esteso per fare del territorio caraibico uno hub del traffico di droga. Per Londra è un grosso imbarazzo: dopotutto, quelle isole sono pur sempre un territorio britannico e infatti la ministra degli Esteri di Boris Johnson, Liz Truss, si è detta «allibita». Una commissione d’inchiesta ha subito raccomandato la sospensione per due anni del governo locale e l’imposizione di un mandato diretto sotto il governatore nominato da Londra: era infatti già in corso un’indagine sulla corruzione, dopo che due anni fa era stato sequestrato un carico di droga in una proprietà appartenente a un ufficiale della polizia. Ma allora il premier Fahie aveva respinto con sdegno le accuse contro il suo Paese e aveva assunto come avvocato un ex membro del governo Johnson.

Chi è

Il primo ministro arrestato è un personaggio singolare, che suona l’organo in chiesa e introduce con preghiere le riunioni di governo. Ma durante uno degli incontri con gli agenti sotto copertura si era lamentato che il governo britannico «non mi paga abbastanza». Qualche sospetto gli era venuto e aveva pure chiesto ai suoi interlocutori se fossero poliziotti: «Mi ci sono voluti 20 anni per arrivare fin qui – aveva chiosato – e non voglio mollare in 20 minuti». Che è invece quello che gli è capitato. Le Isole Vergini sono un arcipelago di oltre 40 isole a est di Portorico: rette con un sistema parlamentare, hanno un governo eletto cui si affianca un governatore britannico. Ma già da tempo godevano di dubbia reputazione come uno dei centri della finanza mondiale offshore: lì sono registrate oltre 370 mila società anonime che controllano centinaia di miliardi di dollari in giro per il mondo. Queste compagnie, il cui ruolo è stato svelato nei Panama Papers e nei Paradise Papers, vengono usate per nascondere la reale proprietà di beni e spesso a fini di evasione fiscale e riciclaggio. Per Andrew Fahie, si trattavo ora di fare un passo in più: che però lo ha fatto inciampare.

29 aprile 2022 (modifica il 29 aprile 2022 | 20:40)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-04-29 22:13:00, Andrew Fahie è stato arrestato all’aeroporto di Miami perché sospettato di un vasto traffico di cocaina. Gli uomini della Dea si sono spacciati per emissari del cartello messicano che fu del famigerato «Chapo».Sconcerto nel governo di Boris Johnson, Luigi Ippolito, corrispondente da Londra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.