Nel giugno del 2010, una famiglia di Civitanova Marche, in provincia di Macerata, si è trovata a fronteggiare una situazione problematica: il loro figlio, allora in prima elementare è stato bocciato.
La decisione, presa dal Consiglio di classe per via dei diversi insufficienze (5) riportate dal bambino, è stata ritenuta ingiusta dai genitori, considerando anche le assenze dovute a problemi di salute congeniti, come riportato dal Corriere Adriatico.
Non accettando la decisione, i genitori hanno deciso di agire legalmente, rivolgendosi al Tar delle Marche. Chiedevano la riammissione del figlio in seconda elementare, sostenendo che la scuola non aveva preso in considerazione le circostanze particolari legate alla salute del bambino. Nonostante il Tar avesse sospeso in via cautelare la bocciatura già nel luglio 2010, l’udienza definitiva è stata fissata solo 13 anni dopo, nel dicembre del 2023.
Durante l’attesa del giudizio finale, la vita scolastica dell’alunno è proseguita senza intoppi: ha completato il percorso nelle scuole elementari, frequentato con successo le scuole medie e infine conseguito il diploma di maturità. Questo percorso evidenzia una discrasia significativa tra il tempo giudiziario e la realtà scolastica e formativa di un studente.
La sentenza del 21 dicembre 2023, arrivata quando il ragazzo ha già 20 anni e si è diplomato, stabilisce un importante principio: il Ministero dell’Istruzione dovrà risarcire i genitori per le spese di cancelleria sostenute nel 2010.
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Il figlio viene bocciato in prima elementare, i genitori ricorrono al Tar. La sentenza arriva dopo 13 anni, il ragazzo ha già conseguito il diploma
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