l’editoriale Mezzogiorno, 31 luglio 2022 – 11:05 Sud e idee ai margini del voto di Michele Cozzi Tutti i partiti, nessuno escluso, affaccendati per acquisire i migliori posti al tavolo della divisione delle spoglie. Così sono ore febbrili per definire i confini delle alleanze: a sinistra si tratta su campo largo, aperto, extralarge, con invitati di prima o seconda fascia; il M5S, o quello che resta dell’invincibile armata del 2018, si autoproclama “campo giusto”; a destra, si stabilisce chi deterrà lo scettro del potere: chi prende un voto più degli altri e divisione dei collegi divisi in base ai sondaggi. In tutto questo bailamme di politichese, a meno di due mesi dal voto, aleggia il fantasma del programma che non c’è. A sinistra il Pd si fa portabandiera dell’Agenda Draghi, la sinistra-sinistra non apprezza la genuflessione verso il grande banchiere; i centristi si fanno portavoce di indistinti progetti produttivi. A destra, la Lega va sull’usato sicuro (immigrazione), FdI rivendica il primato di patria, Dio e famiglia, Forza Italia si barcamena tra la fuga di pezzi da novanta e i sogni di rivincita del Cavaliere. In Puglia, la sinistra perde i due frontman per eccellenza, Michele Emiliano e Antonio Decaro, che giustamente hanno compreso che gli elettori non avrebbero gradito una così evidente presa in giro, con candidature “acchiappavoti”. Il governatore poi chiede una sorta di pari dignità tra Pd e liste civiche nella formulazione delle liste. Improbabile: i democratici che hanno già tanti appetiti da soddisfare. A destra, una volta trovato l’accordo nazionale, con Raffaele Fitto che partecipa direttamente alla distribuzione dei seggi, clima solo all’apparenza più sereno, ma ricco di incognite poiché la destra si muove come se avesse già vinto le elezioni. Mentre i grillini, anzi i contiani, cedono al diktat di Beppe Grillo sul «no» al terzo mandato. E si attende di sapere se Giuseppe Conte si candiderà in Puglia o altrove. In questo clima, il voto appare solo una chiamata alle armi, una sorta di singolar tenzone medievale, in cui ciò che conta è sconfiggere l’avversario. Per fare cosa, resta un mistero. Qual è la politica estera del Paese? Resta l’alleanza atlantica, l’adesione alla Nato, oppure si coltivano velleitarie tentazioni neutraliste o, peggio ancora, si subisce la fascinazione delle democrazie illiberali alla Putin e alla Orban? Si opta per una politica di crescita e di sviluppo oppure si sacralizza la perdurante politica dell’assistenza, dei bonus, dei ristori che alimenta un gigantesco statalismo che accomuna destra e sinistra? E poi, la grande questione sempre più esclusa dal dibattito: qual è il destino del Mezzogiorno? Durante tutta la stagione della crisi, compreso il premier, la politica ha del tutto escluso la tematica dal dibattito. Eppure, come dicono gli esperti, ballano i fondi del Pnrr, l’attuazione delle Zes, la politica per la valorizzazione dei porti, delle città. E, novità, dell’ultimo Consiglio dei ministri, il via libera a undici impianti eolici, superando il no di associazioni ambientalisti, di cui ben sette in Puglia. Qualcuno ha il coraggio di dire qualcosa invece di trattare solo sui collegi elettorali? Il Sud è inabissato, sembra costantemente ai margini del dibattito pubblico e appare solo terra di conquista elettorale per le forze politiche che hanno la testa e il cuore altrove. Ma il voto – si dice – risolverà tutti i problemi, nell’atavica lotta tra bene e male, fascisti e comunisti, integrati e apocalittici. Lungo strascico del Novecento che non finisce mai. 31 luglio 2022 | 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-31 09:05:00, Sud e idee ai margini del voto,