I fratelli Bianchi e i contatti con la criminalità romana

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di Fulvio Fiano

Marco e Gabriele Bianchi vengono citati ad esempio uno dei nomi emergenti e più temuti della malavita della Capitale, l’albanese di origine ma romanissimo nei modi e nella sua rete di frequentazioni, Elvis Demce, detto Spartaco

Più che «semplici» picchiatori di provincia e ben oltre la truffa del reddito di cittadinanza percepito senza titolo, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, condannati all’ergastolo una settimana fa per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, avevano una fama in crescita in ambienti criminali di tutt’altro spessore, forse anche più intonata alle pose da boss che assumevano sui social. Di loro parla ad esempio uno dei nomi emergenti e più temuti della malavita della Capitale, l’albanese di origine ma romanissimo nei modi e nella sua rete di frequentazioni, Elvis Demce, detto Spartaco.

Il 36enne è stato a capo della banda di connazionali già in affari con Fabrizio Piscitelli «Diabolik» e poi sempre più autonoma anche nelle ambizioni, ed è ora in carcere per traffico di stupefacenti. Intercettato nell’ambito dell’inchiesta che ha svelato anche il suo proposito di compiere un attentato contro il pm che indagava su di lui, Demce commenta l’ordinanza di arresto che raggiunge i due fratelli di Artena quando sono già detenuti per l’omicidio di Willy.

È una vicenda di droga su cui indaga la procura di Velletri e la notizia arriva presto all’orecchio di Demce, che nella chat criptata «Sky Ecc», espugnata dai carabinieri del Nucleo investigativo in collaborazione con Europol, commenta con il fedele Francesco Bastianelli «Bigis»: «E vedi mpò chi so’ ‘ste spie di merda che spacciavano a casa nostra», intima Demce al sodale. «Come a rivendicare la piazza di spaccio della zona di Velletri e dei Castelli Romani», annotano i carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo investigativo nella loro ultima informativa ai pm antimafia Francesco Cascini e Mario Palazzi. Proprio in quel territorio i Bianchi stavano allargando i loro interessi criminali, sostenuti dalla fama di violenti che li precedeva.

Una delle circostanze che ha convinto i giudici della corte d’Assise di Frosinone a condannarli con il massimo della pena per l’omicidio di Willy. La valutazione che la banda di Demce fa su di loro è di totale disprezzo: «Mamma mia, so quei due down che hanno fatto i danni a colori co quel ragazzino che hanno ammazzato». E ancora: «Sti cessi infami, hai visto che foto fa coatti?». In carcere i Bianchi non hanno avuto vita facile e la loro arroganza gli si è ritorta contro. Lo stesso Demce sembra volerli «punire»: «Stanno al G9 (il braccio del carcere di Rebibbia, ndr), magari a pizzicarli».

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13 luglio 2022 (modifica il 13 luglio 2022 | 14:04)

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