I cavi sottomarini in fibra ottica sabotati, Sunak studia contromisure

di Francesco Battistini

Attacchi alla rete che tiene il mondo collegato in Francia, al largo della Scozia e nel mare del Nord. Von der Leyen chiede uno stress test. Londra vara una nave di sorveglianza

C’è un dossier sicurezza, riservatissimo, che il nuovo premier britannico Rishi Sunak ha voluto subito sul suo tavolo: il rapporto dell’MI6, i servizi segreti, su una serie di misteriosi sabotaggi di cavi sottomarini delle ultime settimane, dal Mare del Nord al Mediterraneo. È un suo vecchio pallino: già cinque anni fa, ben prima della guerra in Ucraina e delle esplosioni ai gasdotti Nord Stream, il primo ministro aveva studiato in modo approfondito «il rischio posto dai 500 cavi in fibra ottica che corrono sotto i mari e collegano il mondo: sono grandi come tubi da giardino e trasportano di tutto, dalle informazioni militari ai dati finanziari». Stiamo attenti, avvertiva all’epoca Sunak: chi controlla questi cavi, s’impadronisce del 97 per cento delle comunicazioni globali, dalle email agli acquisti online.

Era stato un profeta dell’ovvio, visto ora: un mese dopo il sabotaggio dei gasdotti, ecco che compaiono i nuovi tagli». La scorsa settimana è toccato al cable Shefa-2, che a poca distanza da Nord Stream connette le diciotto isole di Faroe alla Scozia, passando per le Shetland e le Orcadi: tranciato di netto e contemporaneamente in due punti, tanto da lasciare le isole danesi e scozzesi senza internet. Tempo qualche giorno, e la stessa cosa è accaduta nelle acque francesi: sono stati tagliati tre cavi che trasmettono i dati da Marsiglia a Lione, a Barcellona e pure all’area di Milano. L’impatto in quest’ultimo caso è stato minore che nel Mare del Nord, ma l’allarme identico: com’è potuto accadere? E di chi è la colpa?

Difficile pensare a semplici incidenti. A Parigi parlano apertamente di sabotaggio e di recente è stato un ex direttore del Dgse francese, il servizio segreto, a rivelare i rischi d’una guerra ibrida alle comunicazioni europee: per mandare internet totalmente in tilt, ha detto Bernard Barbier, a Putin (o a qualche altro nemico dell’Ue) basterebbe tagliare con le forbici almeno dieci cavi sottomarini. Del resto, non sarebbe una novità. Perché in aprile era accaduto qualcosa del genere anche alle Svalbard – le isole artiche contese dalla Russia alla Norvegia – e nessuno sa ancora spiegare che fine abbiano fatto quei quattro chilometri e mezzo del network LoVe Ocean, la fibra ottica che lega l’arcipelago a Oslo e che sembra sparita nel nulla: le autorità norvegesi e scozzesi, forse per non aprire uno scontro, tendono a minimizzare e ipotizzano incidenti probabilmente causati dalle reti e dalle ancore di grandi pescherecci del Nord, magari da pratiche illegali di pesca a strascico. Ma pochi ci credono: un’indagine degli scandinavi ha scoperto che diverse navi russe hanno solcato le acque delle Svalbard proprio in quel giorno, e proprio nel punto delle due «ferite» al cavo. Del resto non è necessario un sottomarino che pinzi, per far saltare tutto: talvolta è sufficiente la «distrazione teleguidata» del comandante d’una nave. «È stranissimo che questi episodi si siano verificati tutt’insieme, nello stesso periodo e nelle stesse aree – dicono i responsabili delle telecomunicazioni nel governo autonomo di Faroe – e se già è molto raro un incidente del genere, è praticamente inesistente l’ipotesi di più tagli in contemporanea».

Le Svalbard, il Nord Stream, gli ultimi sabotaggi al largo di Scozia e Francia. Tre indizi fanno una prova e i governi non hanno bisogno d’inchieste ufficiali, per correre ai ripari. Da un secolo e mezzo, dai tempi del primo telegramma intercontinentale, i cavi subacquei sono diventati una risorsa strategica irrinunciabile e oggi nei fondali oceanici e marini ci sono un milione e 300mila chilometri di fibra ottica da proteggere. Non bastano i droni e le navi militari che da un mese pattugliano le pipeline energetiche. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha chiesto uno «stress test» di tutta la rete di collegamenti subacquei. E la Francia, che gestisce una rete d’una trentina di cavi internet, la principale d’Europa, è preoccupata dal sabotaggio di Marsiglia: il presidente Emmanuel Macron ha chiesto una «sorveglianza rafforzata» delle fibre, stanziando fondi per tecnologie di difesa più avanzate e veicoli militari subacquei senza equipaggio. La sicurezza spetterebbe ai gestori, Orange e Alcatel, ma sono tempi di guerra ed è chiaro che un simile rischio non può essere accollato solo ai privati: si stanno studiando anche grandi interventi d’ingegneristica sottomarina, per raddoppiare o triplicare la rete ed evitare il rischio di blackout totale, interrando e proteggendo il più possibile i cavi.

Dal governo italiano, nessun commento ufficiale sul «taglio» che ha colpito Milano, peraltro senza grandi conseguenze: in uno degli ultimi provvedimenti prima di passare la mano, il ministro della Difesa uscente Lorenzo Guerini ha disposto una maggiore sorveglianza della Marina militare. Tutti guardano a Londra, però. E alla nuova nave multiruolo di sorveglianza oceanica, la Mross, che in questi anni gl’inglesi si sono costruiti proprio su consiglio di Rishi Sunak. Un gioiello. Un modello di difesa. Il premier britannico la varerà a gennaio e sarà una specie di sfida: la prima, ai sabotatori misteriosi.

27 ottobre 2022 (modifica il 27 ottobre 2022 | 08:03)

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, 2022-10-27 16:09:00, Attacchi alla rete che tiene il mondo collegato in Francia, al largo della Scozia e nel mare del Nord. Von der Leyen chiede uno stress test. Londra vara una nave di sorveglianza , Francesco Battistini

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