Francesco Valdiserri ucciso da un’auto: la notte di Roma, il senso del nulla, l’abbraccio del Corriere a Paola e Luca

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di Giuseppe Di Piazza

È la strada maledetta, si potrà ripetere. Non è però col fato che dobbiamo fare i conti, ma col senso civile di convivenza che spesso a Roma, come in altre città, manca

Cosa potranno dirsi guarDandosi negli occhi, per tutta la loro vita che da ieri notte è solo strazio, Paola e Luca? Quante lacrime dovranno versare per mettere in pari i conti col destino? Sono giornalisti, Paola Di Caro e Luca Valdiserri, nostri amati compagni di lavoro, ma soprattutto genitori di Francesco, 19 anni da compiere, e di Daria, di poco più piccola. E da giornalisti hanno visto, scritto, letto le storie nere del mondo. Mai pensando, come ognuno di noi, che quel «mondo» potesse diventare il loro, con l’improvvisa distruzione di tutto.

E oggi Paola, Luca e Daria, dovranno trovare le parole per elaborare l’atroce realtà di un figlio e fratello che non c’è più, spazzato via mentre camminava tranquillo, chiacchierando con un amico, sul marciapiede che porta a casa, nella notte di Roma. La sua vita è stata interrotta da un’auto guidata, a forte velocità, da una quasi coetanea. Si chiama Chiara Silvestri, ha 23 anni, e ora è agli arresti domiciliari dopo un ricovero in un ospedale romano in preda ad agitazione psicomotoria, come dice freddamente il primo referto. È stata lei, in balia dell’alcol, a perdere il controllo della sua auto, sulla quale viaggiava con un amico, è stata lei a salire come treno impazzito sul marciapiede di via Cristoforo Colombo, è stata lei a travolgere pali della pubblicità, cestini, per poi spezzare in un attimo la vita di Francesco. «Il mio 18enne meraviglioso non c’è più», ha scritto Paola poco dopo le 8 del mattino su un social. «Il mio bambino che aveva cominciato a correre nella vita. Un’auto nella notte lo ha investito e non tornerà. Nulla più tornerà. Nulla ha più senso. Nulla». È un vuoto che dà vertigine. Il vuoto davanti al quale due genitori e una sorella sono oggi costretti a sporgersi, e noi con loro.

Si potrà dire che quella è una strada maledetta, l’enorme arteria che collega Roma a Ostia, una sorta di nastro dove tutti corrono, ben oltre i limiti. Lì morì con la sua fuoriserie il costruttore Salini, lì è morta da poco una giovane attrice che rientrava a casa di notte, in auto. Con loro hanno perso la vita sulla Colombo decine di altre persone, ragazzi e adulti in motorino, pedoni che l’attraversavano, automobilisti schiacciati nelle lamiere. Ma mai finora un ragazzo che tranquillo, con un amico, tornava a casa sul marciapiede. È la strada maledetta, si potrà dire ancora fino allo sfinimento. Ma la verità è che non è col fato che dobbiamo fare i conti, ma col senso civile di convivenza che spesso a Roma, come in altre città, manca. Perché correva Chiara ieri notte? Ha solo perso il controllo della sua auto? E perché le era stata restituita la patente dopo sei mesi di sospensione proprio per ragioni legate all’alcol?

Le domande se le stanno facendo gli investigatori che ora dovranno comprendere cos’è accaduto. Ma a Paola e a Luca cosa importerà delle risposte? Potrà mai un dettaglio lenire il dolore immenso a cui sono condannati? Certo, c’è sempre la voglia di dire, con generosità, «è capitato a noi, ma non capiti più a nessuno». Piccole dolci consolazioni di cuori buoni. Quel che resta, più probabilmente, è invece il vuoto, il «nulla», di cui scriveva a caldo Paola Di Caro. È una madre prima ancora che una splendida cronista della politica italiana. E Luca Valdiserri è la firma, sul Corriere, che chi ama la Roma legge per prima. Sono una famiglia, e adesso sono il dolore raccolto in una famiglia. Noi tutti del Corriere ci stringiamo a voi, carissimi Paola, Luca e Daria, nella speranza, forse ingenua, di alleviare la vostra immane sofferenza. E diamo un addio paterno, materno a Francesco, un ragazzo che aveva tutto davanti a sé, assurda vittima di una qualunque notte di Roma.

20 ottobre 2022 (modifica il 20 ottobre 2022 | 19:00)

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, 2022-10-20 19:12:00, È la strada maledetta, si potrà ripetere. Non è però col fato che dobbiamo fare i conti, ma col senso civile di convivenza che spesso a Roma, come in altre città, manca, Giuseppe Di Piazza

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