Forza Italia, scontro tra falchi e governisti: e c’è anche chi evoca la scissione

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di Tommaso Labate

In gioco il ruolo di coordinatore ricoperto da Tajani descritto come furibondo per le dichiarazioni di Mulè. Ronzulli: basta mistificazioni, nessun conto da regolare

Sul tavolo, da domani ai giorni a venire, ciascuno forse metterà a verbale la propria smentita tattica. Vale per Silvio Berlusconi, che nel fortino di Arcore prepara il ritorno a Roma e lima il discorso sulla fiducia al governo di Giorgia Meloni che pronuncerà domani in Senato, il primo a Palazzo Madama a nove anni dalla decadenza. Vale forse per Antonio Tajani, che ha preso possesso della sua nuova scrivania alla Farnesina. E vale anche per i capigruppo che animano la fazione dei «falchi», Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo.

Ma al di fuori del perimetro della tattica, la guerra è esplosa tanto che qualcuno ha addirittura evocato una scissione: governisti con Tajani di qua, dove «qua» è una sorta di «partito delle libertà» satellite di Fratelli d’Italia; e «falchi» di là, dove per «là» s’intende quello che resterebbe di Forza Italia.

In serata ci prova proprio Ronzulli a cercare di abbassare la tensione: «Basta con le mistificazioni, la misura è colma! Non c’è nessuna spaccatura in Forza Italia, basta con i film dell’orrore. Cambiate sceneggiatura. Cambiate protagonisti». In realtà a innescare la miccia di un nuovo scontro interno è stato l’affondo di Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera molto ascoltato dal Cavaliere e molto vicino alla stessa Ronzulli. Che, in un’intervista a Repubblica, apre la questione del coordinamento nazionale del partito presidiato da Tajani. Della serie: chi ha incarichi di governo, lasci quelli al partito.

Il ministro degli Esteri non la prende bene. Al contrario, chi riesce a parlargli nel corso della giornata lo descrive «letteralmente furibondo» rispetto a un affondo che non aveva messo in conto, quantomeno non nel primo giorno da ministro degli Esteri. A sentire il suo giro di fedelissimi è anche peggio. E non si fatica affatto, anzi, a trovare qualcuno che ammetta, e neanche troppo a denti stretti, che il divorzio da Forza Italia non è affatto escluso. Anche se poi c’è chi pensa a Luigi Di Maio che con la scissione dai 5 Stelle ha segnato la fine della carriera politica sua e di chi aveva deciso di seguirlo.

Dietro la questione sollevata da Mulè c’è ben altro che l’incarico da coordinatore nazionale del partito, che i «falchi» rivendicano per loro dopo essere stati sottostimati, a loro dire, nella distribuzione degli incarichi di governo. E la prossima mina politicamente inesplosa sulla strada del governo Meloni è a un passo, ben visibile: il risiko dei sottosegretari.

Raccontano che Berlusconi, ad Arcore, sia pronto a trasformare la faccenda in una specie di questione d’onore, al punto da volerne fare una specie di remake del film già visto la settimana scorsa sui ministri. La questione del «peso» di FI negli equilibri della maggioranza l’ha portato a fissare l’asticella a un numero di sottosegretari tra i dieci e i dodici, comunque «non meno di dieci». Fin qui la partita che lo vede contrapposto a Meloni. Ma quand’anche ottenesse il sì alla quota che chiede, ecco, là inizierebbe il confronto interno tra governisti, anti-governisti e berlusconiani doc che hanno fatto la campagna elettorale da posizione non eleggibile.

L’elenco dei pretendenti a un posto da viceministro o sottosegretario è infinito. Ci sono i fedelissimi di Tajani (Paolo Barelli, Giorgio Battistoni), quelli legati al blocco Ronzulli (Alberto Barachini), le vittime illustri del totoministri (Gloria Saccani Jotti, Francesco Paolo Sisto), più un pacchetto di mischia di personalità legate al Cavaliere o a Forza Italia da un rapporto antico ma rimaste fuori dal Parlamento: da Valentino Valentini a Giuseppe Moles, da Annagrazia Calabria a Valentina Aprea, passando per Andrea Ruggieri.

Tutti i nomi entrano ed escono da liste piene di cancellature che viaggiano da Arcore a Roma e poi fanno il percorso inverso. «Chi fa la trattativa per noi? Tajani? La fa come ha fatto quelle per il governo?», protesta a sera un esponente dei falchi. Più o meno alla stessa ora, un deputato vicino a Tajani minaccia, per l’ennesima volta «la scissione». E la giostra è pronta per il prossimo giro.

25 ottobre 2022 (modifica il 25 ottobre 2022 | 07:29)

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, 2022-10-25 05:32:00, In gioco il ruolo di coordinatore ricoperto da Tajani descritto come furibondo per le dichiarazioni di Mulè. Ronzulli: basta mistificazioni, nessun conto da regolare, Tommaso Labate

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