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«Ecco gli sciacalli»: il vicepremier ucraino Fedorov mette alla gogna su Twitter i soldati russi

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di Lorenzo Nicolao

Non solo i soldati della strage di Bucha. Kiev vuole identificare tutti gli autori degli sciacallaggi che hanno rivenduto gli oggetti rubati ai civili. Il lancio dell’hashtag #russianlooters

Il viceministro della Trasformazione digitale Mykhailo Fedorov ha deciso di utilizzare il suo profilo di Twitter per pubblicare nomi e cognomi dei soldati russi che si sono resi protagonisti dei saccheggi che hanno colpito le città ucraine negli ultimi giorni, soprattutto i palcoscenici delle stragi come quella di Bucha. Gli invasori avrebbero infatti sistematicamente depredato negozi, luoghi di interesse e abitazioni delle vittime per recuperare grandi quantità di vestiario e oggetti vari, di maggiore o minore valore, da spedire in Bielorussia, per quello che si è rivelata una vera e propria fonte di lucro abusiva. Alcuni li hanno spediti nelle proprie città di provenienza in Russia, altri ne hanno fatto un’opportunità di guadagno, rivendendo le merci anche a prezzi maggiorati, perché considerate «trofei di guerra in territorio nemico e dei quali andare orgogliosi». Per questo motivo Fedorov, sfruttando mezzi tecnologici non precisati, ha dato vita a una vera e propria gogna social e mediatica per tutti i soldati che sono risultati autori di questo sciacallaggio. In un tweet il viceministro ha scritto così: «Voglio lanciare l’hashtag #russianlooters (saccheggi russi) dopo quanto accaduto a Bucha. La nostra tecnologia è in grado di identificare soldati come Shchebenkov Vadym, che ha rubato più di 100 kg di vestiti alle famiglie ucraine e le ha inviate in Bielorussia, nella sua città natale di Chita, a 7mila km di distanza». In precedenza aveva twittato anche di come gli autori delle stragi di Bucha, Irpin e Hostomel si fossero sistematicamente organizzati per inviare migliaia di questi oggetti e capi d’abbigliamento, come si trattasse di un’attività premeditata e ben congeniata.

After events in Bucha, I am launching the #russianlooters column. Our technology will find all of them. Shchebenkov Vadym stole more than 100 kg of clothes from UA families and sent them from Mozyr, Belarus, to his hometown of Chita. It is 7 thousand km away. pic.twitter.com/ANcc50uqoM

— Mykhailo Fedorov (@FedorovMykhailo) April 7, 2022

L’inchiesta giornalistica

Qualche giorno prima, un gruppo di giornalisti d’opposizione in Bielorussia aveva pubblicato il risultato di un’inchiesta che ha messo in evidenza nomi, cognomi e riferimenti di molti soldati che avevano svolto questa pratica durante le operazioni militari nel territorio ucraino, anche a seguito delle stragi che hanno colpito i civili ucraini che non erano riusciti a fuggire. Il progetto giornalistico, ribattezzato «Belaruski Haiun» e riportato dal sito d’informazione ucraino Pravda , ha spiegato come molte di queste spedizioni fossero addirittura destinate alla città siberiana di Rubtsovsk, tutte merci rubate alle vittime della guerra, ma anche a Mosca e altre città, per un peso che supera le due tonnellate (tra vestiti, oggetti preziosi ed effetti personali dei civili). Tra gli autori dei furti vengono pubblicati i nomi di molti soldati. Tra questi, Kovalenko Evgeny Evgenyevich avrebbe spedito 450kg di attrezzatura elettronica, sia per ascoltare la musica che mobilio di vario tipo, per un valore superiore ai mille euro. Lazarev Artem Petrovich ha inviato a Rubtsovsk 255kg di ricambi di scooter, moto e forse automobili per centinaia di euro. Terzo e ultimo esempio tra i tanti, Nikolaev Pavel, che avrebbe inviato 205kg di televisori, monitor, accessori elettronici e anche una poltrona. Nella maggior parte dei casi si tratta invece di vestiario, anche divise sportive della nazionale ucraina rivendute online a caro prezzo, perché da considerare capi e testimonianze di un momento storico e glorioso da ricordare.

Il mercato degli sciacalli

Sullo stesso argomento, il Jerusalem Post ha pubblicato un articolo relativo alla realizzazione di un vero e proprio bazaar per tutte le merci saccheggiate nelle città ucraine invase. Il tema del saccheggio è stato sempre presente all’interno dei conflitti, ma mai come in questo caso il fenomeno si era presentato in modo tanto sistematico e organizzato anche attraverso canali di ecommerce, stando anche a quanto scrivono molti utenti che hanno commentato i recenti tweet del viceministro Federov sul tema. L’Intelligence Directorate ucraino (Gur) parla di «bigiotteria, elettrodomestici, lavatrici, frigoriferi, biciclette, giocattoli e cosmetici, di fatto qualsiasi tipo di oggetto fa parte della vendita abusiva, anche online, per la quale i soldati chiedono pagamenti in euro o in dollari. Un sistema di convogli ben orchestrato che porta tutti questi oggetti in Russia e Bielorussia, una volta che la merce viene inscatolata e impacchettata».

Il sito per le segnalazioni

Per far fronte a questo fenomeno il viceministro ucraino non vuole però sfruttare solo Twitter, ma ha aperto negli ultimi giorni un sito web che permetta ai cittadini di denunciare gli autori dei saccheggi identificati. In altri casi sono i sistemi del governo di Intelligenza Artificiale a identificare i soldati, dal momento che, sfruttando la tecnologia, gli sciacalli si rendono anche molto più facilmente rintracciabili. Per quanto riguarda dispositivi elettronici come quelli della Apple, in molti casi è stata d’aiuto anche la funzione di geolocalizzazione del dispositivo stesso, tecnologia in genere utilizzata per ritrovarlo in caso di smarrimento. «Molte foto e video», ha spiegato Fedorov, «sono già stati sottoposti a un processo di riconoscimento, così avremo modo di pubblicare tanti altri nomi. Troveremo questi criminali uno per uno». Lo sciacallaggio durante un conflitto è stato ufficialmente vietato dalla quarta Convenzione di Ginevra del 1949, ma è da sempre considerato un crimine per la consuetudine del diritto internazionale.

8 aprile 2022 (modifica il 8 aprile 2022 | 15:52)

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