Draghi a New York, segnale ai sovranisti: solo la cooperazione risolve i problemi

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di Monica Guerzoni «I valori sono democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani e solidarietà globale». Per lui cena di gala e riconoscimento: «È un visionario» Si può perdere il potere, ma conservare la forza. Così disse un giorno Adenauer a Kissinger, il grande vecchio della diplomazia americana che ieri sera, all’Hotel Pierre, ha consegnato a Mario Draghi il premio «uomo di Stato dell’anno» della Appeal of Conscience Foundation. Dinner di gala, posti a tavola pagati anche decine di migliaia di dollari e applausi per un capo di governo descritto come «unificatore e visionario». Si può perdere il potere, è il messaggio di fondo della laudatio di Kissinger, ma conservare la forza delle idee e della propria storia professionale. Magari in vista di futuri, possibili incarichi internazionali ai vertici dell’Unione Europea, della Nato o della Banca mondiale. La fondazione presieduta dal rabbino Arthur Schneier ha premiato Draghi per la «lunga leadership poliedrica nella finanza e nelle istituzioni». La replica del presidente del Consiglio è il primo discorso pubblico dopo la conferenza stampa di venerdì, quando ha ammonito Matteo Salvini e Giuseppe Conte sui rapporti con Mosca e suggerito a Giorgia Meloni di non scegliersi come partner «l’autocrazia elettorale» dell’Ungheria di Orbán, se davvero vuol fare gli interessi dell’Italia. Gli echi delle polemiche non sono spenti, eppure Draghi, seppur con toni più sfumati, torna a smontare le tesi sovraniste: «Solo la cooperazione può aiutare a risolvere i problemi globali che siamo chiamati ad affrontare». Una cooperazione fondata sugli stessi valori che l’Occidente ha scelto di difendere reagendo alla guerra di Putin: «Democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani, solidarietà globale». Draghi è atterrato ieri a New York — informale, in giacca blu, polo e pantaloni bianchi, assieme al ministro Cingolani per l’ultima missione oltreoceano prima di cedere la campanella di Palazzo Chigi. Quattro giorni, a ridosso delle elezioni, per rassicurare il mondo diplomatico, politico e finanziario sull’affidabilità e sulla credibilità dell’Italia. «La nostra democrazia è solida e lo sarà anche con il prossimo governo», è il concetto chiave dei ragionamenti di Draghi. Ma se una settimana fa era lecito interrogarsi sul ruolo del premier uscente come «garante» o «ponte» tra un possibile governo Meloni e le cancellerie che contano, ora a Palazzo Chigi si nega e si smussa: non c’è mai stato nessun endorsement e non ci sarà alcun ruolo di garanzia di Draghi verso i sovranisti guidati da Giorgia Meloni. Dopo il voto europeo di Fratelli d’Italia e Lega a difesa di Orbán, sotto accusa per la violazione dello stato di diritto, l’unica continuità possibile è quella di un passaggio di consegne «istituzionale e ordinato». In cima all’agenda americana di Draghi c’è il discorso di stasera all’Assemblea generale dell’Onu, in cui l’ex presidente della Bce ribadirà l’importanza delle sanzioni alla Russia, dell’invio di armi a Kiev e di un tetto al prezzo del gas. Possibile, se non scontato, un incontro con Joe Biden a margine del ricevimento Usa, domani sera. Draghi vedrà anche il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Korösi, il segretario generale Guterres e alcuni «big» della finanza. Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si chiama Diario Politico ed è gratuita (ci si iscrive qui). Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si intitola Diario Politico, è gratuita, e ci si iscrive qui 19 settembre 2022 (modifica il 20 settembre 2022 | 01:41) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-19 21:41:00, «I valori sono democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani e solidarietà globale». Per lui cena di gala e riconoscimento: «È un visionario», Monica Guerzoni

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