Didattica metacognitiva per insegnare le materie umanistiche. Ecco perché funziona

Didattica metacognitiva per insegnare le materie umanistiche. Ecco perché funziona

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La didattica metacognitiva ha lo scopo di aiutare gli studenti a comprendere e a migliorare il loro modo di apprendere. Essa si propone di strutturare un ambiente di apprendimento che, secondo il ben noto adagio, “insegni a pescare” e non si limiti a fornire i pesci per l’alimentazione. (VAI AL CORSO)

L’obiettivo può essere riassunto in una semplice ma ambiziosa parola: autoregolazione. L’idea di fondo è questa: una scuola che non aiuti in modo intenzionale e sistematico gli alunni ad acquisire la capacità di autoregolarsi, cioè di gestire nel modo via via più autonomo possibile il proprio complesso processo di apprendimento, ha almeno in parte fallito il suo scopo. O, quanto meno, non ha messo i suoi alunni nella condizione per un approccio effettivamente competente alle sfide (di una intera esistenza) dell’apprendimento e dell’adattamento ai contesti di vita.

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Le 4 direzioni da seguire

Ma come si struttura una didattica metacognitiva? Le direzioni sono quattro.

1) Occorre insegnare agli alunni alcuni principi essenziali sul modo in cui funziona la mente umana impegnata ad apprendere: ad esempio, come funzionano la memoria, l’attenzione, l’elaborazione delle informazioni, la comprensione, ecc.

2) Occorre aiutare gli alunni a comprendere come funziona la loro mente individuale: cioè quali sono i loro punti di forza e di debolezza nei vari processi cognitivi ed esecutivi coinvolti nell’apprendimento.

3) Occorre aiutare gli alunni a comprendere quali strategie di apprendimento possono essere più adeguate, di volta in volta, rispetto al compito che  hanno davanti e rispetto ai loro punti di forza e di debolezza nei vari processi. Siamo qui, insomma, alla dirimente questione del come si studia in modo efficace.

4) Occorre aiutare gli alunni a comprendere anche quali processi emotivi entrano in gioco nell’apprendimento e nel percorso formativo, visto che la nostra mente non è solo cognitiva. Anzi. E occorre quindi aiutarli a capire come gestire le dinamiche emozionali per migliorare il percorso di apprendimento e, soprattutto, per non affossarlo. Si tratta di capire meglio, ad esempio, cosa sono l’ansia, la frustrazione, l’inadeguatezza appresa, la bassa resilienza, la demotivazione, l’apatia, e come impattano sul processo di apprendimento. E come vanno quindi gestiti al meglio.

Le materie umanistiche hanno delle specificità epistemiche, legate al loro linguaggio, alla rete logico-concettuale che mettono in campo, alle dinamiche di apprendimento che richiedono agli alunni. I contenuti grammaticali, narrativi, storici, filosofici, pedagogici, ecc. presentano agli studenti infatti ben precise sfide di comprensione e di elaborazione delle informazioni e gli studenti vanno aiutati a comprendere quali metodi di approccio possono essere più adeguati per gestire quegli specifici carichi cognitivi.

Per limitarci ad un esempio, l’apprendimento della Storia, con i suoi concetti e i suoi tanti dati, pone sfide importanti allo studente. Come gestire cognitivamente ed emotivamente tale complessità di informazioni “in ingresso” e farne delle effettive conoscenze, cioè strumenti mentali che consentono agli alunni, fra l’altro, di rapportarsi in modo più competente e soddisfacente al mondo? Non basta insomma spiegare gli eventi e i processi storici, ma occorre capire come studiarli.

Una domanda è a questo punto d’obbligo: funziona effettivamente la didattica metacognitiva? Ci sono ricerche in merito? Le evidenze scientifiche raccolte ormai da alcuni decenni la pongono fra le metodologie più efficaci cui può ricorrere l’insegnante, con un’ampiezza di impatto (effect size) stimata complessivamente oltre lo 0.70, quando la media dell’effect size di una metodologia efficace si attesta sullo 0.40.

La didattica metacognitiva ha insomma un impatto positivo sull’apprendimento che è quasi il doppio rispetto all’impatto medio che hanno le altre metodologie didattiche validate scientificamente. Detto in termini più bruschi: funziona nettamente meglio della stragrande maggioranza degli altri metodi di insegnamento.

Se ne può dedurre che insegnare a pescare, alla lunga, paga.

Il corso

Su questi argomenti il corso Didattica metacognitiva per le materie letterariea cura di Giovanni Morello, in programma dal 25 marzo.

, 2022-03-22 05:07:00, La didattica metacognitiva ha lo scopo di aiutare gli studenti a comprendere e a migliorare il loro modo di apprendere. Essa si propone di strutturare un ambiente di apprendimento che, secondo il ben noto adagio, “insegni a pescare” e non si limiti a fornire i pesci per l’alimentazione. (VAI AL CORSO) L’obiettivo può essere riassunto […]
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Pietro Guerra

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