Dai ragazzini agli over 40: festa con i Red Hot Chili Peppers

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di Matteo Cruccu, inviato a Firenze

Dopo l’antipasto dei Green Day e dei Muse, il piatto forte sono la band californiana, dopo cinque anni di assenza

FIRENZE Come nell’ultimo bar del Sunset Strip di Los Angeles iniziano a jammare furiosamente, a improvvisare, per dirci che il rock è tornato. Sí, dopo due anni di assenza il rock è tornato al Firenze Rocks, il festival più importante del genere in Italia. Dopo l’antipasto dei Green Day e dei Muse, il piatto forte sono i Red Hot Chili Peppers, dopo cinque anni di assenza. I 65mila di Firenze sono pubblico davvero eterogeneo, i ragazzini che hanno scoperto i californiani su Spotify e gli ultra quarantenni che si innamorarono di questo funkettone alla fine degli anni 80 (rappresentante in primis della categoria il campione del Mondo Marco Materazzi, un qualsivoglia sfegatato fan).

Parte la jam e si capisce che qualcosa è cambiato dalle precedenti performance dei Red Hot in Italia: parafrasando un romanzo generazionale degli anni Novanta, John Frusciante è tornato nel gruppo. Ovvero il grande chitarrista che se ne andò nel 2009. E ne beneficiano tutti. A partire da Anthony Kiedis, non sempre irresistibile alla voce in passato, evidentemente rassicurato dalla sua presenza. Che parte subito alla grande con «Can’t Stop» da «By The Way» e subito dopo con la patria amata-dileggiata di «Dani California». Lo sa anche il tarantolato Flea al basso che lo ringrazia a più riprese John, mentre Chad Smith dice il suo alla batteria. E perdoniamo la band che indulge forse un po’ troppo, nel prosieguo della scaletta, con ben cinque canzoni su diciassette dall’ultimo album «Unlimited Love».

Ma l’alchimia grazie al ritorno del figliol prodigo John è perfetta. E quando si ritorna al vecchio registro con «Otherside» di «Californication» il pubblico è in delirio. È un irresistibile crescendo verso il finale di «Californication» prima e «Give it The Way» poi, brano epocale. Che prelude l’apoteosico finale di «By the Way», anche se qualcuno rimarrà deluso per l’assenza dell’inno della disperazione, “Under The Bridge”. Ma poco importa, sipario. Dei Red Hot così belli, così perfetti, a queste latitudini, non li avevamo mai visti. Perché John Frusciante è tornato nel gruppo.

18 giugno 2022 (modifica il 18 giugno 2022 | 23:25)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-06-18 21:25:00,

di Matteo Cruccu, inviato a Firenze

Dopo l’antipasto dei Green Day e dei Muse, il piatto forte sono la band californiana, dopo cinque anni di assenza

FIRENZE Come nell’ultimo bar del Sunset Strip di Los Angeles iniziano a jammare furiosamente, a improvvisare, per dirci che il rock è tornato. Sí, dopo due anni di assenza il rock è tornato al Firenze Rocks, il festival più importante del genere in Italia. Dopo l’antipasto dei Green Day e dei Muse, il piatto forte sono i Red Hot Chili Peppers, dopo cinque anni di assenza. I 65mila di Firenze sono pubblico davvero eterogeneo, i ragazzini che hanno scoperto i californiani su Spotify e gli ultra quarantenni che si innamorarono di questo funkettone alla fine degli anni 80 (rappresentante in primis della categoria il campione del Mondo Marco Materazzi, un qualsivoglia sfegatato fan).

Parte la jam e si capisce che qualcosa è cambiato dalle precedenti performance dei Red Hot in Italia: parafrasando un romanzo generazionale degli anni Novanta, John Frusciante è tornato nel gruppo. Ovvero il grande chitarrista che se ne andò nel 2009. E ne beneficiano tutti. A partire da Anthony Kiedis, non sempre irresistibile alla voce in passato, evidentemente rassicurato dalla sua presenza. Che parte subito alla grande con «Can’t Stop» da «By The Way» e subito dopo con la patria amata-dileggiata di «Dani California». Lo sa anche il tarantolato Flea al basso che lo ringrazia a più riprese John, mentre Chad Smith dice il suo alla batteria. E perdoniamo la band che indulge forse un po’ troppo, nel prosieguo della scaletta, con ben cinque canzoni su diciassette dall’ultimo album «Unlimited Love».

Ma l’alchimia grazie al ritorno del figliol prodigo John è perfetta. E quando si ritorna al vecchio registro con «Otherside» di «Californication» il pubblico è in delirio. È un irresistibile crescendo verso il finale di «Californication» prima e «Give it The Way» poi, brano epocale. Che prelude l’apoteosico finale di «By the Way», anche se qualcuno rimarrà deluso per l’assenza dell’inno della disperazione, “Under The Bridge”. Ma poco importa, sipario. Dei Red Hot così belli, così perfetti, a queste latitudini, non li avevamo mai visti. Perché John Frusciante è tornato nel gruppo.

18 giugno 2022 (modifica il 18 giugno 2022 | 23:25)

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, Matteo Cruccu

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