Covid, Hiv e vaiolo delle scimmie: il primo caso di coinfezione riguarda un italiano

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di Silvia Turin

Si tratta di un uomo di 36 anni presentatosi al pronto soccorso dell’ospedale di Catania il 5 luglio scorso. Il suo caso è stato descritto su una rivista scientifica. È stato dimesso dopo una settimana

È stato descritto sul Journal of Infection il primo caso di una coinfezione in un paziente di SARS-CoV-2, vaiolo delle scimmie e Hiv. Si tratta di un italiano di 36 anni presentatosi al pronto soccorso dell’ospedale di Catania il 5 luglio scorso.

La storia del ricovero

L’uomo ha sviluppato febbre, mal di gola e mal di testa, fatica e un’infiammazione della zona inguinale dopo 9 giorni dal rientro di un viaggio in Spagna, dove ha detto di aver avuto rapporti sessuali non protetti con uomini. I ricercatori dell’Università e del Policlinico Rodolico – San Marco di Catania, insieme ai colleghi del policlinico Giaccone di Palermo hanno ricostruito la storia delle infezioni: tre giorni dopo i primi sintomi l’uomo è risultato positivo al Covid (che aveva già contratto a gennaio 2022); nel pomeriggio dello stesso giorno ha iniziato a svilupparsi un’eruzione cutanea al braccio sinistro che si è poi estesa. Tre giorni dopo il 36enne ha deciso di recarsi in ospedale dove è stato ricoverato. L’uomo ha riferito ai medici di essere stato curato per la sifilide nel 2019, ma di essere risultato negativo a un test Hiv nel settembre del 2021. In ospedale è risultato positivo al vaiolo delle scimmie, all’Hiv e al coronavirus della variante BA.5. Il terzo giorno di ricovero quasi tutte le lesioni cutanee hanno cominciato a trasformarsi in croste e il giorno 5 quasi tutti i sintomi sono stati risolti. Il paziente è stato dimesso in isolamento domiciliare.

Il contagio

«Questo caso evidenzia come i sintomi del vaiolo delle scimmie e del COVID-19 possano sovrapporsi e corrobora come in caso di coinfezione, la raccolta anamnestica e le abitudini sessuali siano cruciali per eseguire la diagnosi corretta», scrivono gli autori dello studio e aggiungono: «Da notare che il tampone orofaringeo del vaiolo delle scimmie era ancora positivo dopo 20 giorni, suggerendo che questi individui potrebbero essere ancora contagiosi per diversi giorni dopo la remissione clinica».

Esistono tre modi in cui è possibile essere esposti a quantità sufficienti di virus per essere infettati (ne abbiamo parlato in dettaglio qui): contatto diretto pelle a pelle con le lesioni causate dal virus, contatto con oggetti contaminati e stretto contatto con le secrezioni respiratorie come la saliva di una persona con lesioni in bocca o in gola. Due studi recenti, però, si sono soffermati anche su due possibilità rare, ma che possono aiutare a far chiarezza sulle peculiarità di trasmissione del virus: la presenza di asintomatici, che renderebbe più complesso arginare la catena di contagi e la trasmissione per contatto a un evento affollato senza rapporti sessuali (un articolo relativo qui).

Quali terapie ci sono

«Dal momento che questo è l’unico caso segnalato di coinfezione da virus del vaiolo delle scimmie, Sars-CoV-2 e Hiv, non ci sono ancora prove sufficienti a sostegno del fatto che questa combinazione possa aggravare le condizioni del paziente», concludono gli autori dello studio sul paziente descritto di Catania.

Attualmente c’è un vaccino contro il vaiolo delle scimmie e viene offerto in Italia a categorie ad alto rischio individuate dal ministero. L’Inmi Spallanzani di Roma sta (tra gli altri Istituti di Ricerca che lo stanno facendo) sondando la memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo umano . I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata.

Un trattamento specifico (tecovirimat) per il vaiolo umano viene dato ai pazienti in ospedale con il vaiolo delle scimmie e ora ha iniziato l’iter di approvazione per questo specifico virus.

24 agosto 2022 (modifica il 24 agosto 2022 | 15:02)

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, 2022-08-24 13:27:00, Si tratta di un uomo di 36 anni presentatosi al pronto soccorso dell’ospedale di Catania il 5 luglio scorso. Il suo caso è stato descritto su una rivista scientifica. È stato dimesso dopo una settimana , Silvia Turin

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