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«Costanza era la mia metà, vado nelle scuole a parlare di lei»

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di Andrea Pasqualetto

Verona, Carlotta e la gemella morta nel 2016 mentre erano in auto assieme. «Mi sono sentita a lungo in colpa per essermi addormentata… Fra di noi c’era un rapporto telepatico, mi manca molto»

«È come se fosse andata via una mia metà, quella più bella, più coraggiosa e curiosa. Perché Costanza era questo, era il mio opposto…».

Carlotta e Costanza, gemelle, amiche, inseparabili. Avevano 17 anni quando la Seat Ibiza su cui viaggiavano finì fuori strada accartocciandosi come la carta stagnola. Era notte fonda, tornavano da una serata in compagnia di amici dalle parti di Verona e Alex, al volante, ebbe un colpo di sonno. Carlotta si salvò come pure i due ragazzi che erano con loro. Costanza no: morì.

La tragedia stravolse le loro vite. Soprattutto quella di Carlotta che da quel giorno, era il 19 marzo 2016, si accorse di aver perso non solo l’amata sorella ma anche una parte importante di sé.

In che senso, Carlotta?

«Il nostro era un rapporto telepatico, simbiotico. Per esempio, quando lei stava male stavo male anch’io, quando io avevo un momento no lei lo capiva subito, lo sentiva. Per me questa era la normalità. Mi sono accorta di quanto Costanza fosse fondamentale per me solo dopo l’incidente. Lei era la parte bella di noi».

Non è un po’ troppo severa con se stessa?

«No, è la verità: io ero la pecora nera di casa, lei la gioia di vivere. Costanza amava rischiare, mettersi in gioco, sognava Londra e secondo me oggi sarebbe lì. Da piccola voleva fare la giornalista come mia mamma. E al tempo stesso era la coccolona di casa, io invece preferivo stare fuori e non avevo molte ambizioni… Era come se insieme ci completassimo, lo yin e lo yang».

Carlotta cosa sogna?

«Un lavoro tranquillo, una famiglia come la mia e tre bambini. A me piace la stabilità. Costanza invece era adrenalinica, volava e con lei volavo un po’ anch’io, mi dava il coraggio che non avevo, difficile da spiegare ma è così».

Che fa ora?

«Buste paga per un’azienda. Mi rendo conto che al giorno d’oggi il lavoro e la carriera sono cose importanti. Io però come ambizione più grande ho quella di avere una famiglia felice. La stella polare sono i miei, li invidio. Si amano ancora, hanno un grande equilibrio, un rapporto pieno. E non mi hanno mai fatto mancare nulla».

Lei ha detto di vivere un senso di colpa. Cioè?

«Quella sera guidava il mio fidanzato di allora e io ero accanto a lui. Dietro c’era mia sorella con un amico. Stavamo tornando da Peschiera dove avevamo accompagnato a casa una ragazza. Io mi sono messa a dormire, anche perché mi sembrava che Costanza stesse parlando con l’altro. Mi sono svegliata in mezzo a un vigneto e sentivo fare il nome di mia sorella. Poi è arrivato mio padre che non diceva nulla e mia madre che invece urlava… Mi sono sentita in colpa per non essere rimasta sveglia, per quello che avrei potuto fare e anche perché stava guidando lui. E poi quella sera potevo rimanere a casa con lei… Mi sono sentita una grande delusione per i miei genitori. Ma devo dire che alla fine i rapporti con loro si sono rafforzati».

E con il suo ragazzo?

«Qualche mese dopo l’incidente ci siamo lasciati. Avevo molta rabbia, oltre che con me stessa, anche con lui. Pensavo che avrebbe potuto evitare di guidare se era stanco e non se la sentiva. All’inizio ho cercato comunque di stargli vicino perché anche lui non stava bene. Ci siamo aiutati a vicenda ma i retropensieri sono rimasti e alla fine abbiamo chiuso».

Come andò dopo?

«Ci ho messo un po’ a superare il trauma. Dirò una banalità ma per me non lo è: la festa dei 18 anni, organizzata dai miei genitori, è stata dura senza di lei».

All’Arena di Verona lei ha raccontato che ora va a parlare agli studenti

«Sì, faccio parte dell’Associazione Verona sicura. Quasi ogni venerdì, e quando non posso ci va mio padre, andiamo nelle scuole superiori. Spieghiamo i rischi che si corrono quando si guida bevendo un bicchiere in più, quando si è stanchi. Insegniamo la necessità di essere sempre svegli. Parlo di Costanza e di chi sta al posto del passeggero. Dov’ero io quella notte, quando ho sbagliato tutto».

22 aprile 2022 (modifica il 22 aprile 2022 | 22:09)

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, 2022-04-22 22:12:00, Verona, Carlotta e la gemella morta nel 2016 mentre erano in auto assieme. «Mi sono sentita a lungo in colpa per essermi addormentata… Fra di noi c’era un rapporto telepatico, mi manca molto», Andrea Pasqualetto

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