Corso Francia: vietato a motorini e microcar, ma tutti ignorano la legge

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di Camilla Palladino

Sul viadotto i conducenti dei «cinquantini» circolano liberamente. Capita di incontrare anche monopattini elettrici e biciclette. La segnaletica è presente soltanto poco prima dell’intersezione con via Uruguay. Di controlli nemmeno l’ombra

Motorini e minicar a tutta velocità sul viadotto di corso Francia, il tratto compreso tra le due rampe di accesso in viale Maresciallo Pilsudski e gli incroci con via Massa di San Giuliano, andando verso via Flaminia, e con via Uruguay, procedendo in direzione Parioli. Nonostante il divieto, i conducenti dei «cinquantini» circolano liberamente sulla strada. E non solo: può capitare di incontrare anche monopattini elettrici e biciclette. Alcuni coscienti di commettere un’infrazione, altri ignari persino dell’esistenza della regola. Gli unici due cartelli presenti, in effetti, si trovano poco prima dell’intersezione con via Uruguay: prima un segnale rettangolare, posizionato sopra al limite di velocità di 50 chilometri orari, in cui viene specificato che il transito è interdetto ai veicoli «fino a 50 cc (centimetri cubici, ndr)». Subito dopo c’è la segnaletica verticale con l’obbligo di svolta a destra, accompagnato dalla didascalia: «per ciclomotori». Nessuna i ndicazione agli ingressi del viadotto, per i veicoli che si immettono su corso Francia dai Parioli. E di controlli, nemmeno l’ombra.

Così i veicoli di bassa cilindrata si trovano a condividere la carreggiata con scooter e macchine che superano i 70, i 90, anche i 100 chilometri orari e oltre. Chi viaggia entro i limiti viene superato rapidamente e in ogni modo, anche da destra. Le auto procedono spedite, non è raro che passino con il rosso, e spesso parcheggiano in modo irregolare: sui marciapiedi che fanno da spartitraffico o direttamente sulla strada, con le doppie frecce, davanti alle attività commerciali. Abitudini che rendono corso Francia un campo minato di pericoli, soprattutto per pedoni e centauri. Lo dimostrano i resti di carrozzerie e vetri presenti ai lati della carreggiata, soprattutto all’altezza di ponte Flaminio. E ne sono la testimonianza diretta Gaia, Camilla e Leonardo. Tre amici, tre vittime della strada, che hanno perso la vita nello stesso punto a neanche tre anni di distanza. Le prime due, Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, entrambe 16 anni, sono state investite e uccise dal ventenne Pietro Genovese, poi risultato positivo ai test di alcol e droghe. Era la notte tra il 21 e il 22 dicembre 2019, e le adolescenti stavano attraversando sulle strisce pedonali all’incrocio con via Flaminia quando sono state travolte.

Poco prima del medesimo semaforo, lo scorso 7 aprile, il 19enne Leonardo Lamma non ha resistito all’impatto con il marciapiede al centro della strada, dopo essere caduto dal suo enduro. Ha perso il controllo della moto dopo essere passato su un dosso, lasciato dopo i lavori di chiusura di una voragine. Oggi un angolo di corso Francia, sulla parete della rampa per prendere la Tangenziale venendo da via Cassia, ricorda i tre ragazzi. Proprio di fronte, l’asfalto è crepato e tappezzato di rattoppi simili a quello che ha causato la morte di Leonardo. «Oltre alla velocità, il problema di corso Francia sono le intersezioni e le strisce pedonali invisibili o mal illuminate», sostengono alcuni residenti del Fleming.

I punti critici di questa arteria sono allo studio del Municipio XV anche attraverso il Pacchetto sicurezza stradale (Pss), la mappa interattiva in cui i cittadini possono segnalare i principali problemi da risolvere.

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30 ottobre 2022 (modifica il 30 ottobre 2022 | 08:30)

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, 2022-10-30 07:36:00, Sul viadotto i conducenti dei «cinquantini» circolano liberamente. Capita di incontrare anche monopattini elettrici e biciclette. La segnaletica è presente soltanto poco prima dell’intersezione con via Uruguay. Di controlli nemmeno l’ombra, Camilla Palladino

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