Centrodestra, lo stop di Meloni che teme la trappola (e voleva risposte su Musumeci)

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di Paola Di CaroCrepe si sommano a crepe, diffidenze a veleni e sospetti. In un clima gelido, nonostante i quadri raffiguranti la Madonna regalati dal Cavaliere agli ospiti, la riunione è stata difficilissima Ha deciso che è finito il tempo in cui si faceva finta che tutto andava bene, nascondendo i dissidi. E si diramavano note congiunte per ribadire l’unità del centrodestra. Lo ha detto in privato e lo ha fatto pubblicamente. Perché Giorgia Meloni ha ogni giorno di più la sensazione che da parte dei suoi alleati storici sia in atto un tentativo di «imbrigliare e fermare» la sua corsa, di mettere lei e il suo partito a margine. Di più: di essere disposti a «perdere perfino», pur di «addossare le colpe a me» e magari dichiarare impossibile una coalizione a trazione sovranista. Sensazione che ieri si è fatta ancora più forte, tanto da farle diramare una nota nella quale si mettono nero su bianco i nodi ancora da sciogliere: alleanze zoppicanti nelle città al voto, caso Sicilia, ma anche prospettive, regole di ingaggio e modalità per liste e programmi delle prossime elezioni. Crepe si sommano a crepe, diffidenze a veleni e sospetti. In un clima gelido, nonostante i quadri raffiguranti la Madonna regalati dal Cavaliere agli ospiti, la riunione è stata difficilissima. Tanto che la stessa Meloni si è chiesta con i suoi perché l’abbiano organizzata se non si volevano «trovare soluzioni». Salvini e Calderoli se ne sono andati presto, e fino alla tarda mattinata alla leader di FdI non era chiaro nemmeno se sarebbero andati all’appuntamento. Berlusconi ha provato subito a lanciare la palla lontano: «Parliamo dei programmi per le Politiche». Immediatamente stoppato dalla Meloni, non solo perché il suo ripetuto richiamo al ruolo di «federatore» che il leader azzurro vuole ritagliarsi non la convince affatto, come non ama quel modo molto «maschile» che percepisce di considerarla una ragazzina, ma perché ha avuto la sensazione che si cercasse solo di ottenere un risultato visivo di unità senza concederle nulla: «No, parliamo di Amministrative, parliamo di Musumeci», ha messo in chiaro. E qui lo scoglio maggiore: Salvini ha frenato, come fa da settimane. E il sospetto della Meloni è che il tentativo del leader leghista sia quello di lasciare che Musumeci alla fine corra, perché FdI non mollerà, ma di logorarlo, «nascondersi» dietro una lista civica e incolpare della possibile sconfitta proprio lei. Vista come «rivale» da stroncare. Berlusconi, una volta che i due leghisti hanno lasciato il vertice, ha cercato di ricucire, assicurando che non c’era preclusione su Musumeci, e anzi proponendo di scrivere una nota in cui gli assicurava il suo appoggio (è sostenuto in Sicilia da almeno metà di FI), ma mentre la Meloni faceva diramare la sua di nota, chiamando appunto in causa il Cavaliere e la sua disponibilità, qualcosa è cambiato. Il sospetto è che sia stato frenato dai fedelissimi più vicini a Salvini, come la Ronzulli, fatto sta che Berlusconi ha comunicato la sua «irritazione» quasi rinfacciando i quadri donati. Le cui tele appaiono metaforicamente strappate, come il centrodestra di questo maggio bollente. 17 maggio 2022 (modifica il 17 maggio 2022 | 21:42) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-17 19:44:00, Crepe si sommano a crepe, diffidenze a veleni e sospetti. In un clima gelido, nonostante i quadri raffiguranti la Madonna regalati dal Cavaliere agli ospiti, la riunione è stata difficilissima, Paola Di Caro

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