Calenda non chiude al Pd: «Ma a Palazzo Chigi vada Draghi»

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di Alessandra ArachiIl leader di Azione: non si forzi su Letta candidato premier. E incontra Renzi. Il segretario del Pd: «La premiership non è un tema sul tavolo adesso» La conferenza stampa lunedì è stata organizzata nella sede della stampa estera da Carlo Calenda, insieme con Emma Bonino, +Europa: «Mi chiamano tutti i corrispondenti, non capiscono cosa sta succedendo in Italia». Loro provano a spiegarlo con il «Patto repubblicano», 14 punti programmatici come base per definire le alleanze. In prima linea c’è l’alleanza con il Pd, quella che la Bonino ha «auspicato con forza» con una battuta:«Starà anche al Pd aprire un’interlocuzione con noi, non è che mi posso presentare al Nazareno con un bazooka». Calenda ha sottolineato, anche lui con forza, un’apertura: «Vogliamo bene a Letta, è una persona seria. Siamo disponibili a discutere con tutti sulle cose da fare». Ma c’è un punto sul quale Calenda non è disposto a trattare: Mario Draghi. Un cronista gli chiede se vedrebbe bene una leadership di Letta e Calenda ribadisce che «forzare su questo punto rischia di chiudere la discussione»: «C’è una sola persona che bisogna tenere a fare il premier e si chiama Mario Draghi. Se ci fanno vincere prometto agli italiani che lo andremo a prendere a Palazzo Chigi». Dal Nazareno arriva una nota per puntualizzare: «Noi non siamo la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste. La costruzione della coalizione vien prima di qualunque nome». In serata Calenda incontrerà poi Matteo Renzi, leader di Italia viva, che commenterà sibillino: «È chiaro che con Calenda abbiamo posizioni simili, ha fatto il ministro con me, l’ho sostenuto a Roma. Dopodiché quel che deciderà Calenda lo dirà Calenda». Prima delle alleanze vengono i contenuti per Calenda e Bonino che ieri ne hanno messi tanti sul tavolo: il salario minimo e l’ immigrazione, i diritti e i temi energetici, a cominciare dalle centrali nucleari sulle quali anche i due alleati hanno posizioni diverse. «Io sono favorevole a finanziare la ricerca sul nucleare poi si vedrà», ha spiegato la Bonino mentre Calenda si è detto favorevole all’atomo «senza se e senza ma». Ma si è parlato anche di rigassificatori e di termovalorizzatori , che sono stati il casus belli della crisi di governo. Per Calenda «se necessario i termovalorizzatori si possono mettere dentro aree militarizzate». Sul tavolo anche il tema del reddito di cittadinanza: va rivisto, sostengono i due alleati, come se il termovalorizzatore non bastasse a sbarrare una porta già chiusa al M5S. Lo aveva detto chiaramente Calenda del resto: «Non ho veti tranne i 5 Stelle e i sovranisti. Azione e +Europa sono gli unici due partiti che non si sono mail alleati con i sovranisti e con i populisti». E tra i 5 Stelle Calenda mette ancora anche Luigi Di Maio. È sprezzante la sua risposta a una domanda sul nuovo leader di Insieme per il futuro: «Di Maio? Non so di chi stiamo parlando». Di Maio, al contrario, in tv su La7, a L’aria che tira, ha cercato di tendere una mano: «Le coalizioni si presentano fra il 12 e il 14 agosto, nelle prossime settimane ci sarà un dibattito. Le coalizioni sono fondamentali per stare uniti contro gli estremismi. Essere uniti, fra coloro che hanno provato a salvare il governo di unità nazionale, è un valore». Non ci sono veti per i Verdi di Angelo Bonelli e Sinistra italiana di Nicola Fratoianni. Meglio, non ci sarebbero in teoria ma nella pratica i contenuti divergono fin troppo. Dice Calenda: «Io non so se Bonelli e Fratoianni vogliano i termovalorizzatori, però nel frattempo vanno ripetendo che l’agenda Conte era migliore dell’agenda Draghi». 26 luglio 2022 (modifica il 26 luglio 2022 | 09:11) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-26 07:12:00, Il leader di Azione: non si forzi su Letta candidato premier. E incontra Renzi. Il segretario del Pd: «La premiership non è un tema sul tavolo adesso», Alessandra Arachi

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