La calciatrice 15enne nera: «Insulti razzisti da un papà Solo un genitore in tribuna è intervenuto a difendermi»

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di Nicola Catenaro

La giocatrice dell’Ancona Respect racconta: mi è già successo, anche a scuola. Domenica scorsa, il padre di una delle ragazze della squadra avversaria le ha detto quelle frasi terribili: «Mangiabanane!». E ancora: «Stai zitta o ti sbianco!».

Frequenta l’alberghiero e sogna di studiare un giorno medicina e psicologia. Ha quasi quindici anni, ma ne dimostra di più. Colpa forse del peso che si trascina da quando, a scuola, scoprì che qualcuno la insultava per il colore della pelle. A lei, che è nata e cresciuta in Italia (da genitori nigeriani) ricevere questa offesa fa sempre lo stesso effetto: un gelo allo stomaco. Vorrebbe scomparire. Eclissarsi. Come domenica scorsa, quando il padre di una delle ragazze della squadra avversaria le ha detto quelle frasi terribili: «Mangiabanane!». E ancora: «Stai zitta o ti sbianco!». Parole violente, condannate poi da entrambe le società di calcio femminile che si dividevano il campo. E anche dal presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. Lei è una tesserata dell’Ancona Respect. Non era in campo, stava guardando la partita dalla tribuna. Lui è il padre di una delle ragazze dell’Alma Fano, la squadra femminile under 17 che ospita il team proveniente dalla città dorica. Oltre a quelle frasi orribili aggiungerà, in tono minaccioso, di essere un esperto di arti marziali. Stavate entrambi assistendo alla partita.

Cosa è accaduto?

«Mi ero subito accorta di questo genitore che si stava scaldando ed era molto nervoso. Ha iniziato a prendersela con me quando, commentando un’azione, ho chiesto se la palla fosse entrata in gol oppure no. E lui: hai visto male, e speriamo che continui a vedere male. Io l’ho invitato a stare calmo. È stato solo l’inizio».

Cosa è successo dopo?

«Il nostro portiere scatta verso la palla ma si scontra con l’altra ragazza in azione nell’area. Lui dalla tribuna urlava come un pazzo chiedendo il rigore. Io l’ho invitato di nuovo a stare calmo ma lui era sempre più aggressivo. Così, a un certo punto, ho deciso di andarmene. È stato lì, mentre mi alzavo, che l’ho sentito». Sentito cosa? «Lui ha detto chiaramente “mangiabanane”. E poi gli altri insulti che non voglio ripetere. Mi sentivo osservata da tutti e mi guardavo intorno in cerca di un aiuto».

E quell’aiuto è arrivato?

«Uno dei genitori è intervenuto immediatamente. Si è arrabbiato moltissimo e lo ha rimproverato ad alta voce: “Ma come si fa a dire queste cose a una bambina”, diceva. E ancora: “Non ti vergogni? Potrebbe essere tua figlia”. Per il resto, non ho avvertito una vera e sincera reazione da parte degli altri presenti. Qualche ghigno e una certa indifferenza, sì. Alcuni si sono indignati solo dopo che ho avuto modo di spiegare cosa era accaduto e cosa mi era stato detto».

Non è il primo insulto che ricevi.

«No. Gli insulti sono iniziati a scuola. Dalle elementari in poi. Insulti e minacce. Anche l’atteggiamento delle altre madri, che non tenevano in considerazione la mia e non la invitavano ai ritrovi pomeridiani, mi faceva male. Ho avuto un crollo, una volta, quando avevo dodici anni. Tornando a casa, dissi piangendo a mia madre che volevo morire per rinascere bianca».

Cosa farai se accadrà di nuovo?

«Lo denuncerò sempre, non starò mai zitta, mai».

2 novembre 2022 (modifica il 3 novembre 2022 | 00:13)

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, 2022-11-02 23:13:00, La giocatrice dell’Ancona Respect racconta: mi è già successo, anche a scuola. Domenica scorsa, il padre di una delle ragazze della squadra avversaria le ha detto quelle frasi terribili: «Mangiabanane!». E ancora: «Stai zitta o ti sbianco!». , Nicola Catenaro

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