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La cestista americana era stata arrestata in Russia a febbraio per possesso di cannabis e condannata a 9 anni. La moglie: «Senza l’ok di Putin non la liberano»
È in carcere da otto mesi in Russia, con la storica tensione internazionale tra le due potenze, acuita dai fatti degli ultimi mesi, a rendere tutto maledettamente più difficile. Brittney Griner, ex stella biolimpionica della Wnba, il campionato professionistico americano di basket femminile, l’equivalente rosa della Nba, non vede la luce in fondo al tunnel. Sua moglie Cherelle ha raccontato a Cbs Morning, la trasmissione del mattino della rete americana, di una telefonata straziante con la compagna.
«È stata la telefonata più inquietante che abbia mai fatto, è nel momento più difficile della sua vita». E il 25 ottobre dovrà affrontare un’altra udienza in Russia per il suo ricorso contro la condanna a nove anni di reclusione per contrabbando di droga di agosto. Griner era stata arrestata a inizio anno perché trovata in possesso di alcuni contenitori di olio di cannabis all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, mentre tornava a casa dopo la settima stagione con la maglia dell’Ekaterinburg, dove andava a giocare tra un campionato Wnba e il successivo. Il suo avvocato ha spiegato che le era stata prescritta da un medico come antidolorifico, ma la spiegazione non è bastata alle autorità russe. «Ora ha molta paura di essere lasciata e dimenticata in Russia — ha spiegato la moglie — o semplicemente usata come ostaggio». Il riferimento è al fatto che, nonostante l’interessamento del governo americano e del presidente Biden in prima persona, per il suo rilascio è necessario il benestare di Putin. E, a conferma della tesi, ha snocciolato una serie di casi analoghi di persone arrestate in Russia con gli stessi capi d’imputazione e rilasciate a fronte del pagamento di una multa.
Cherelle Griner ha spiegato che dopo l’udienza di fine ottobre, sua moglie potrebbe essere addirittura trasferita altrove, in un campo di lavoro. «Non riesco a capire come sia possibile» ha proseguito, a maggior ragione dopo l’incontro con Biden alla Casa Bianca e l’impegno dell’amministrazione americana che ha spiegato a luglio di aver avanzato una «proposta sostanziale» per riportare a casa Brittney e Paul Whelan, anche lui detenuto in Russia. Lo staff del presidente non ha fornito dettagli sulla proposta, ma una persona a conoscenza della questione ha precedentemente confermato che era stato offerto di rilasciare Viktor Bout, un trafficante d’armi russo condannato negli Stati Uniti.
«Dopo la prima telefonata — ha concluso Cherelle alla Cbs — mi ero sentita incoraggiata dal fatto che potesse sopravvivere a questo dramma. Stavolta, nel momento in cui ho riattaccato, penso di aver pianto per circa due, tre giorni di fila. Non so se le è rimasto qualcosa dentro per continuare a svegliarsi ogni giorno ed essere in un posto dove non ha nessuno che possa confortarla. Mi sta dicendo cose del tipo, “la mia vita non importa a nessuno”. Ora temo che se nel giro di un paio di settimane non si arrivi al paventato scambio di prigionieri, possa finire ai lavori forzati. Le ho detto che la sua vita è importante per me, che voglio riportarla a casa e continuerò a pregare ogni giorno affinché le persone a cui è affidato il suo destino abbiano pietà, si siedano e anche loro vedano che la sua vita è importante e facciano tutto il possibile per riportarla a casa».
(Il Corriere della Sera e il sito Corriere.it anche oggi, come ieri, escono senza le firme dei giornalisti per un’agitazione sindacale)
7 ottobre 2022 (modifica il 7 ottobre 2022 | 18:33)
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, 2022-10-07 19:20:00, La cestista americana era stata arrestata in Russia a febbraio per possesso di cannabis e condannata a 9 anni. La moglie: «Senza l’ok di Putin non la liberano»,