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Borys Albertovich Filatov, il sindaco-simbolo del Paese che resiste: «Io, russo, sono nel mirino di chi si diceva mio fratello»

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di Andrea Nicastro

Il sindaco di Dnipro: «Questa guerra sarà lunga. È una catastrofe di proporzioni bibliche. Dopo aver sparso tanto sangue, Putin non sarà mai in grado di assorbirci»

Il sindaco di Dnipro pare un Atlante furioso, schiacciato dal peso di una guerra da combattere e di migliaia di sfollati da assistere. Va avanti e indietro, fuma, risponde al telefono, sempre con la testa incassata nelle spalle enormi. Borys Albertovich Filatov, assieme al sindaco di Leopoli, è il fulcro dello sforzo ucraino per tenere in piedi il Paese, far funzionare le ferrovie, far arrivare rifornimenti al fronte e a milioni di ucraini delle retrovie. Eppure è l’assurdità di questa guerra a tormentarlo di più. «Io sono russo, mia madre è russa, mio padre è russo, non ho neanche una goccia di sangue ucraino. Adesso però si sono spalancati i cancelli di Mordor e ondate di mostri arrivano e arrivano per distruggerci. Io, noi, dobbiamo eliminarli se vogliamo difenderci. Il problema è che colui che attacca la mia casa e che io sono costretto a uccidere è russo. Come me. Assurdo. Non avrei mai pensato che chi si dice fratello potesse venire qui a bombardare ospedali, scuole, ammazzare civili, sfiorare la Terza guerra mondiale. Per chiunque è un’assurdità. Per me di più. Ma che cosa pensavano Putin e i suoi generali quando hanno pianificato l’invasione? Davvero che lo aspettassimo con i fiori?».

Un errore marchiano.


«Forse al Cremlino si aspettavano che un presidente come Zelensky, uno showman senza preparazione militare, avrebbe avuto paura. Invece non è andata così. Ma anche se lui avesse ceduto, il popolo non avrebbe accettato».

Come finirà?


«I russi hanno la capacità di rendere routine anche queste tragedie. Ma il mondo non deve abituarsi perché durerà a lungo e, la cosa più brutta, moriranno migliaia di persone. È una catastrofe biblica, a milioni, sani o malati, cacciati dal lavoro, dalla casa, senza denaro, senza prospettive. A migliaia stanno arrivando da Mariupol. Centinaia di migliaia li seguiranno. E poi da Kharkiv, Mykolaiv, Odessa, Kiev… milioni».

L’accerchiamento delle città e i bombardamenti indiscriminati sembrano voler spingere i civili a lasciare le aree contese.


«Questa situazione avrà conseguenze per decenni. Si è creato un abisso tra russi di Russia e russi d’Ucraina. In qualunque modo finisca questa guerra, Putin non sarà in grado di assorbirci. Potrà anche andarsene metà della popolazione, ma l’altra metà non sarà contenta di restare sotto occupazione dopo che è stato sparso tanto sangue».

Tanti in Occidente non capiscono la vostra decisione di resistere al prezzo di tanti morti. La Russia è più forte, vale la pena resistere?


«La tv russa parla di liste di ucraini da eliminare e io so per certo che c’è anche il mio nome sopra. Per cui rispondo in due modi. Putin vuole cancellare lo Stato ucraino, sterminare il suo popolo, uccidere me e assimilare chi resta. Vuole costruire un lager e fucilare chi non ci entra. Meglio morire con le armi in pugno piuttosto che arrendersi ed essere uccisi comunque. Golda Meir, la premier israeliana, a proposito è nata a Kiev, diceva che non si può parlare di pace con uno che ti vuole morto. E, come ha detto Dolores Ibárruri, meglio morire liberi, piuttosto che rimanere vivi, ma in ginocchio. Per ogni soldato ucraino è un onore, morendo, portare con sé due o tre soldati del nemico. Poi toccherà a Dio giudicare».

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 08:44)

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, 2022-03-18 07:44:00, Il sindaco di Dnipro: «Questa guerra sarà lunga. È una catastrofe di proporzioni bibliche. Dopo aver sparso tanto sangue, Putin non sarà mai in grado di assorbirci» , Andrea Nicastro

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