Ho alcune osservazioni da fare in merito all’articolo “Bonus a chi ha voti alti: facile insegnare ai bravi e premiarli. Difficile tutto il resto, che è il cuore primo della scuola”.
1) Contrariamente a quanto molti credono, insegnare ai bravi non è affatto facile perché chi impara bene e rapidamente chiede sempre di più ai propri docenti e costoro, se non sono più che preparati, rischiano di fare la figura degli ignoranti;
2) se veramente il premio per i migliori è già tutto nella valutazione, allora si dovrebbero abolire le borse di studio e tutti gli altri riconoscimenti economici conferiti a chi a scuola riesce bene;
3) non è un paradosso favorire nei viaggi all’estero chi ha le medie alte, perché chi impara di più sui libri, essendo predisposto all’apprendimento, imparerà di più anche dai suoi viaggi;
4) il contesto della scuola è competitivo, economico? Tanto meglio, così gli studenti incominciano ad imparare già un po’ sui banchi cosa li aspetta una volta che usciranno dalla scuola ed entreranno nella vita. Sì, perché la vita è una realtà di dura competizione, dove chi arriva dopo prende solo quello che – eventualmente – ha lasciato chi è passato prima;
5) non sono certo un esperto in materia, ma la matematica dice e pretende sì oggettività: 1+1 fa sempre 2 in ogni parte del mondo;
6) riconoscere i risultati dei migliori non significa non riconoscere quelli di chi è meno bravo: se uno studente passa da 4 o 5 a 6, bene, gliene diamo pienamente atto!
7) perché i «cosiddetti bravi»? In questa definizione ravviso un certo qual disprezzo della bravura, come se riuscire nello studio fosse quasi una vergogna, una colpa.
Daniele Orla
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