Arriva il nostro Generale Inverno: si chiama recessione

Una frenata dell’economia renderà più debole anche Putin. L’analisi dalla newsletter Global (Dalla newsletter Global) Il nostro Generale Inverno è alle porte, si chiama recessione. Il Generale Inverno nella storia fu determinante per salvare i russi da invasioni e sconfitte: contro Napoleone, contro Hitler, le durezze estreme della stagione furono decisive ancor più della resistenza dei difensori. Anche Vladimir Putin spera nel suo Generale Inverno. Non tanto sul terreno militare quanto su quello economico: è con il freddo che lui spera di vedersi sgretolare l’unità europea sulle sanzioni. Fa i conti senza gli effetti di una recessione, sempre più probabile secondo i maggiori osservatori, incluso il Fondo monetario internazionale. Una recessione impoverisce tutti, taglia i consumi e la produzione, quindi ridurrà anche l’uso di energia e alla fine farà scendere i prezzi dell’energia stessa. Il nostro Generale Inverno, se giocherà il ruolo di alleato contro la Russia, sarà però un alleato esigente e severo. Il costo lo pagheremo tutti. Il ruolo delle banche centrali, Fed in testa Una causa determinante per l’arrivo del nostro Generale Inverno, è la stretta del costo del denaro operata dalle banche centrali, con in testa la Federal Reserve americana (nella foto il suo presidente, Jerome Powell). È la loro cura contro l’inflazione, a rendere sempre più probabile una recessione. I ripetuti rialzi dei tassi d’interesse – già cinque negli Stati Uniti dall’inizio dell’anno – vogliono domare un’inflazione quale non si vedeva dagli anni Ottanta. Il meccanismo attraverso cui funziona questa terapia monetaria è crudele. Quando il credito costa più caro, per le imprese è più oneroso indebitarsi con le banche per investire e assumere; per i consumatori è più dispendioso andare in rosso sulle carte di credito o comprare arredamenti o automobili pagandole a rate; i mutui per la casa diventano più esosi e questo frena il mercato immobiliare e l’industria edile. Il credito è l’ossigeno per la crescita economica, il rialzo dei tassi d’interesse lo raziona. Infine c’è un elemento psicologico. Lo spettacolo delle banche centrali che usano l’arma dei tassi con vigore dovrebbe indicare a tutti gli attori economici – imprese, lavoratori, investitori – che non c’è tolleranza verso l’inflazione. Questo punta a contrastare un’atmosfera in cui ognuno cerca di alzare il prezzo di quel che vende (prodotti, o forza lavoro), e la speculazione alimenta a sua volta la spirale del carovita. Qui, l’articolo completo, uscito nell’ultima newsletter Global 8 ottobre 2022 (modifica il 8 ottobre 2022 | 08:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-08 06:43:00, Una frenata dell’economia renderà più debole anche Putin. L’analisi dalla newsletter Global, Federico Rampini

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