Alpini, la «penna nera» Federica De Giuli: «I responsabili vanno espulsi, ripartire dalle sezioni»

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di Enea Conti, Alessandro Fulloni

La cardiologa, che ha lavorato agli Spedali di Brescia: «L’averne parlato è stato salutare, dovrà esserci più sensibilizzazione nelle sezioni. In gioco non c’è tanto l’onorabilità»

«Ricordo che in alcune passate adunate sono volati apprezzamenti poco gentili, ma non certo ascrivibili a molestie. Detto questo in ogni insieme di persone ci sono le mele marce e non posso escludere che a Rimini si siano registrati, tra giovedì e domenica, episodi brutti come quelli che sono emersi in questi giorni. Quelli per cui il presidente dell’Associazione nazionale alpini ha pronunciato parole di scuse che apprezzo e condivido pienamente. Detto ciò, vorrei chiarire che sono orgogliosa di essere parte dell’Ana, patrimonio di volontariato e dedizione all’Italia che resta enorme e ineguagliabile». Federica De Giuli, 59 anni, tra le «penne nere» è una specie di istituzione: cardiologa, ha lavorato agli Spedali di Brescia e adesso è «in prima linea, il mio mondo» — sono le sue parole — sulle ambulanze del 118 lombardo dove opera come anestesista. Nella Riserva dell’Esercito con il grado di maggiore, l’alpina la settimana scorsa era nell’ospedale da campo allestito dai volontari sul lungomare di Rimini.

Avete effettuato molti interventi?

«Poco o nulla, nonostante l’enorne affluenza. Soccorsi per affaticamenti forse dovuti al caldo improvviso. Il resto è stata ordinaria amministrazione».

Che atmosfera ha trovato in città?

«Direi tranquilla: se c’era tensione forse è stato per le minacce che gli alpini all’opera per l’organizzazione logistica hanno ricevuto giovedì da sconosciuti che hanno gridato “dovete morire”. Poi si sono allontanati alla svelta».

Delle molestie lei si è accorta?

«No. Ma se quei comportamenti ci sono stati, restano inqualificabili. Gli autori devono essere allontanati dall’Ana».

Per le prossime adunate cosa fare per evitare il ripetersi di questi episodi?

«L’averne parlato è stato salutare, forse dovrà esserci più sensibilizzazione nelle sezioni. In gioco non c’è tanto l’onorabilità dell’Associazione ma un patrimonio di valori unico: siamo stati ovunque… dal terremoto del Friuli agli ultimi in Centro Italia. Lo dico con certezza: gli italiani sanno chi siamo, ci vogliono bene».

12 maggio 2022 (modifica il 13 maggio 2022 | 00:57)

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, 2022-05-12 23:01:00, La cardiologa, che ha lavorato agli Spedali di Brescia: «L’averne parlato è stato salutare, dovrà esserci più sensibilizzazione nelle sezioni. In gioco non c’è tanto l’onorabilità», Enea Conti, Alessandro Fulloni

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