Aleksandr Dugin, il filosofo nazionalista che piace a Putin e ha molti amici in Italia

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di Fabrizio Dragosei

(Ex) sodale di Limonov, fautore di un terzo impero contro le «diaboliche» democrazie occidentali, vanta contatti la Lega e in ambienti di destra: c’è anche una foto con Gianluca Savoini e Diego Fusaro

Ideologo ispirato e ascoltato dallo stesso leader del Cremlino, ma soprattutto fonte inesauribile di teorie più o meno deliranti, tutte volte a giustificare e a «santificare» l’intervento militare in Ucraina.

Aleksandr Dugin potrebbe essere finito nelle mire dei terroristi (ucraini o interni) non per le sue affermazioni su Mosca vista come terza Roma (dopo i due imperi di Occidente e d’Oriente) ma magari per i suoi inviti espliciti ad azioni belliche ancora più incisive e devastanti nei confronti dei nemici che in Ucraina si ostinano «a resistere». La Russia, aveva scritto sabato su un canale Telegram, «ha lanciato apertamente una sfida all’Occidente come civiltà e per questo adesso dobbiamo andare fino in fondo». E ancora: «La partecipazione all’Operazione militare speciale è un’impresa eroica in una guerra santa… Contro di noi c’è l’Occidente; contro di noi c’è il diavolo».

È da quando era giovane e si esibiva come cantautore rock-esoterico che Aleksandr Dugin è ossessionato da teorie che potremmo come minimo definire fuori dal comune. Ha fondato, assieme a Eduard Limonov, il partito Nazional-bolscevico nei primi anni Novanta. Un raggruppamento che voleva mettere assieme quelle che i due ritenevano essere le idee «buone» sia del nazionalsocialismo che del comunismo. I nazional-bolscevichi finirono fuori legge e comunque il movimento ebbe vita breve dopo la rottura con Limonov che riteneva Dugin troppo di destra.

Le idee sulla superiorità morale della Russia, sulla necessità di rifondare un impero per contrastare i mali che arrivavano dall’Europa, lo portarono a contatto con diversi esponenti politici, fino al grande interesse dimostrato da Vladimir Putin. Prima Dugin fu vicino a Evgenij Primakov, che negli anni Novanta aveva quasi sconfitto Eltsin alle presidenziali e stava per riportare i comunisti al potere. Poi il filosofo divenne consigliere del presidente della Duma Seleznyov e quindi dell’importante dirigente del partito putiniano Russia Unita Naryshkin (anche lui speaker della Camera bassa per un certo periodo). Negli anni Dugin ha imparato diverse lingue come autodidatta, dall’italiano, che parla correntemente, all’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco e il portoghese.

Nel nostro Paese sono stati pubblicati quasi tutti i suoi libri e lui è venuto varie volte, anche per i suoi contatti con vari esponenti politici, soprattutto all’interno della Lega. Gianluca Savoini, l’uomo che per Matteo Salvini teneva i contatti con l’establishment moscovita, in primo luogo. In passato Dugin aveva espresso giudizi molto positivi sul leader leghista che intervistò per una tv quando questi volò a Mosca. Più recentemente però Dugin si è detto deluso dalla svolta di Salvini e ha voluto prendere le distanze da lui: «La sua trasformazione in senso atlantista e liberale è un peccato», ha detto in un’intervista. Positivi invece ultimamente i giudizi su Giorgia Meloni, lontana «dalle politiche fallimentari del globalista e liberale Draghi».

Con Draghi se l’è presa qualche giorno fa anche il sito della figlia di Dugin, che definisce il presidente del Consiglio un «collaborazionista degli americani». L’articolo non è firmato da Darya ma da un collaboratore italiano che invita gli elettori a orientarsi su raggruppamenti che chiedono l’uscita del nostro paese dalla Nato, dall’Unione Europea, dall’euro, eccetera.

Con Putin non c’è una collaborazione ufficiale e Dugin non ha alcun ruolo all’interno del governo o dell’amministrazione del Cremlino. Ma si sa che il presidente lo stima molto e apprezza le sue idee sulla nascita di un grande impero euroasiatico in grado di contrastare le idee di democrazia e libertà che vengono da Ovest e che sono considerate dannosissime per la Russia e per il mondo intero. Si ispira a molte delle cose dette da Dugin il famigerato articolo fatto pubblicare dallo zar per spiegare ai russi e al mondo l’inesistenza di una Ucraina autonoma e separata dalla «madrepatria». Alcune delle affermazioni contenute in quel testo sembrano provenire interamente dalle chilometriche elucubrazioni di Dugin.

22 agosto 2022 (modifica il 22 agosto 2022 | 07:29)

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