Al palio di Siena  il cavallo è sacro

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Caro Aldo,

per me il Palio di Siena è uno spettacolo orribile, i cavalli arrivano stremati e spesso è successo che cadessero e si rompessero le gambe. Uno spettacolo da medioevo, come la corrida.

Paola Fiorentini

Cara Paola,

Le assicuro che si sbaglia. E non solo perché, se non ci fosse il palio di Siena, i cavalli che hanno corso l’altro ieri in piazza del Campo non sarebbero mai nati. Chiunque giudichi il Palio non in base all’ideologia, ma perché lo conosce, sa che al Palio c’è una sola cosa sacra: il cavallo. Per il resto, tutto può essere comprato e venduto. Il Palio è l’unica corsa in cui il vincitore non riceve soldi, ma li versa agli altri. La trattativa tra i fantini e le contrade non solo non è proibita, ma fa parte della tradizione. I fantini sono ingaggiati da una contrada, ma spesso sono foraggiati anche dalle altre, e talora in passato accadeva che tradissero. Questo generava e genera risse omeriche, che non finiscono in tribunale, perché il confronto a volte non solo verbale sul tufo fa parte anch’esso della storia del Palio, che dura da secoli e per secoli durerà, anche a causa del grande interesse che la corsa accende nel mondo (in particolare nei Paesi arabi). Se lei, gentile signora Fiorentini, avrà la pazienza di cercare in rete le immagini delle carriere più combattute e controverse — ad esempio quando il 2 luglio 2015 il fantino del Montone disarcionò quello del Nicchio —, vedrà che le due fazioni in piazza sono separate dal cavallo. Questo appunto perché il cavallo è sacro, e nessuno, anche nei momenti di maggior foga, rischierebbe mai di fargli del male, o anche solo di spaventarlo. Poi certo a volte gli incidenti accadono, ai fantini o ai cavalli, sia pure sempre meno: ci sono misure di sicurezza, ci sono cliniche specializzate per il recupero degli animali. Abolire il Palio vorrebbe dire disperdere lo spirito che anima le contrade — da secoli formidabile strumento di coesione sociale — e ha consentito a Siena di superare il disastro del Monte dei Paschi e la prova della pandemia, particolarmente dura per una città che vive anche di turismo e università. Poi ovviamente tutto può essere criticato e discusso. Ma quando leggo i toni minacciosi, il linguaggio, gli insulti di alcuni sedicenti paladini degli animali (e non mi riferisco ovviamente a lei), penso che non stiano rendendo un buon servizio alla loro causa.

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L’ingiustizia

«Truffe sui conti correnti, ci difendono solo gli algoritmi»

Cosa fanno le banche di fronte al dilagare di truffe telefoniche (il cosiddetto phishing o vishing) a carico dei loro clienti? Come tutelano e proteggono i conti correnti su cui vengono versati i sudati risparmi? Con algoritmi automatici sempre più complessi e articolati «scaricando» apparentemente sulle spalle dei loro clienti la responsabilità di tale tutela ed attribuendo loro le eventuali negative conseguenze di loro inappropriati e/o inadeguati comportamenti. A me non sembra proprio giusto.Al momento l’unica difesa cui aggrapparsi, escludendo un’azione legale singola data l’onerosità e l’incertezza del suo esito, rimane quella fornita dall’Arbitro bancario e finanziario della Banca d’Italia che, grazie a una gratuita e meritoria intermediazione, riesce almeno ad avviare un dialogo con le banche e a conciliare la legittima tutela del risparmio con l’ermeticità e l’automatismo degli algoritmi a cui si appellano abbondantemente le banche ritenendo che noi, loro clienti, siamo tutti «nativi informatici» ed esibendo quale alibi il loro mancato adeguamento a tale prassi pur di non avere un contatto diretto e personale con essi e di risparmiare quindi sul personale. Parafrasando un celebre «detto» di Robert De Niro nel film «Gli intoccabili»: «chiacchiere ed algoritmi»! Forse noi clienti avremmo bisogno di un aiuto più concreto per contrastare le truffe senza finire noi dalla parte del torto. O mi sbaglio?

M. K.

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-08-18 23:04:00,

Caro Aldo,

per me il Palio di Siena è uno spettacolo orribile, i cavalli arrivano stremati e spesso è successo che cadessero e si rompessero le gambe. Uno spettacolo da medioevo, come la corrida.

Paola Fiorentini

Cara Paola,

Le assicuro che si sbaglia. E non solo perché, se non ci fosse il palio di Siena, i cavalli che hanno corso l’altro ieri in piazza del Campo non sarebbero mai nati. Chiunque giudichi il Palio non in base all’ideologia, ma perché lo conosce, sa che al Palio c’è una sola cosa sacra: il cavallo. Per il resto, tutto può essere comprato e venduto. Il Palio è l’unica corsa in cui il vincitore non riceve soldi, ma li versa agli altri. La trattativa tra i fantini e le contrade non solo non è proibita, ma fa parte della tradizione. I fantini sono ingaggiati da una contrada, ma spesso sono foraggiati anche dalle altre, e talora in passato accadeva che tradissero. Questo generava e genera risse omeriche, che non finiscono in tribunale, perché il confronto a volte non solo verbale sul tufo fa parte anch’esso della storia del Palio, che dura da secoli e per secoli durerà, anche a causa del grande interesse che la corsa accende nel mondo (in particolare nei Paesi arabi). Se lei, gentile signora Fiorentini, avrà la pazienza di cercare in rete le immagini delle carriere più combattute e controverse — ad esempio quando il 2 luglio 2015 il fantino del Montone disarcionò quello del Nicchio —, vedrà che le due fazioni in piazza sono separate dal cavallo. Questo appunto perché il cavallo è sacro, e nessuno, anche nei momenti di maggior foga, rischierebbe mai di fargli del male, o anche solo di spaventarlo. Poi certo a volte gli incidenti accadono, ai fantini o ai cavalli, sia pure sempre meno: ci sono misure di sicurezza, ci sono cliniche specializzate per il recupero degli animali. Abolire il Palio vorrebbe dire disperdere lo spirito che anima le contrade — da secoli formidabile strumento di coesione sociale — e ha consentito a Siena di superare il disastro del Monte dei Paschi e la prova della pandemia, particolarmente dura per una città che vive anche di turismo e università. Poi ovviamente tutto può essere criticato e discusso. Ma quando leggo i toni minacciosi, il linguaggio, gli insulti di alcuni sedicenti paladini degli animali (e non mi riferisco ovviamente a lei), penso che non stiano rendendo un buon servizio alla loro causa.

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M. K.

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Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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