A Roma detta legge la ‘ndrangheta, da Borgo Pio a San Basilio

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di Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni

L’anticipazione del VI e VII rapporto della Regione sulle mafie nel Lazio. «Chi ha la droga a Roma, fa quello che vuole e i calabresi hanno sempre la droga» confida un pentito

«Il boss Pasquale Bonavota, al vertice del clan operativo sin dai primi anni 2000 nella Capitale, è attualmente uno dei latitanti più ricercati d’Italia. Negli anni è stato in grado di imprimere importanti cambiamenti nella sua cosca, estendendone gli affari a Roma dove il suo tesoro è stato sequestrato». È uno dei passaggi su «L’evoluzione delle cosche di ‘ndrangheta nella Capitale», all’interno del Rapporto Mafie nel Lazio, redatto su atti della Direzione distrettuale antimafia e patrocinato dalla Regione. Il report verrà presentato ufficialmente venerdì presso il Tempio di Adriano. Un focus particolarmente significativo dopo l’emergere della prima locale autonoma della criminalità calabrese nella Capitale grazie all’inchiesta «Propaggine» della scorsa estate, è dedicato proprio alla ‘Ndrangheta, nelle sue diverse famiglie, rivalità e aree geografiche di insediamento.

«Già dagli anni Novanta — ripercorre il rapporto — il clan Filippone ha fatto sentire la sua presenza criminale su Roma, quando alcuni componenti della famiglia si trasferirono nella zona Borgo Pio, nei pressi del Vaticano». Qui, secondo le indagini, «insediarono il proprio quartiere generale, acquistando diverse attività commerciali e iniziando una proficua gestione del narcotraffico in collaborazione con Guerino e Salvatore Casamonica». Un ruolo, annota ancora la relazione riportando le parole di un collaboratore di giustizia, che tuttora ricoprono: «Chi ha la droga a Roma, fa quello che vuole e i calabresi hanno sempre la droga. Alcune volte ci sono dei conflitti, i romani hanno le piazze qua a Roma e i calabresi li riforniscono».

Per capire l’ampiezza del radicamento della malavita calabrese basta anche solo osservare una cartina di Roma. E da Borgo Pio arrivare a San Basilio, altra realtà sociale, altra ‘ndrina, altra forma di insediamento criminale: «La presenza a San Basilio dei Marando di Platì — si legge nella relazione — è piuttosto significativa, non soltanto per il loro ruolo nel narcotraffico». L’indagine «Coffee Bean» che ha portato alla luce i loro affari è stata conclusa dai carabinieri del nucleo provinciale con 21 arresti nel gennaio 2020. «Alfredo Marando, 26 anni, nato a Locri e operativo a Roma da alcuni anni con suo fratello Francesco (figli del più noto Rosario e nipoti del presunto narcotrafficante Pasquale) è infatti anche il presidente del Real San Basilio Calcio, squadra che milita nel girone B dell prima categoria dilettanti». Un particolare, questo, che sarebbe sbagliato considerare di contorno: «Non è la prima volta che gruppi dediti al narcotraffico in alcuni quartieri in cui le mafie hanno un controllo del territorio si trovano in interazione con il mondo delle squadre di calcio del quartiere, che hanno molto seguito nei giovani e nella tifoseria locale».

Una forma di proselitismo per avere consenso e manovalanza già sperimentato dal clan Gambacurta a Montespaccato, dai Cordaro in Sardegna o dai Casalesi con l’Albanova di Casal di Principe a metà anni ‘90.Vaste e radicate sono anche le alleanze che le ‘ndrine sanno stringere con bande locali e altre famiglie criminali di diversa appartenenza. Ne parla ad esempio il collaboratore di giustizia Antonio Femia a proposito dei Bellocco «che con Michele Senese (poi condannato per camorra, ndr) non volevano arrivare a fare la guerra ma avevano trovato una forma di convivenza».

O come racconta l’operazione «Enclave» del febbraio 2021, condotta contro Pasquale Vitalone, da anni domiciliato a Sacrofano. Era in contatto con narcotrafficanti colombiani e protagonista con familiari e affiliati di pestaggi e intimidazioni varie nei confronti di un trafficante che consegnava in ritardo la merce già pagata, di un acquirente che non saldava un debito e del socio di una azienda utilizzata per riciclare i capitali illeciti.«Tu ricordati: il mondo si divide in due, ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà», profetizzava al figlio alcuni anni fa un boss intercettato in auto. Anche Roma è da tempo uno degli obiettivi.

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19 ottobre 2022 (modifica il 19 ottobre 2022 | 07:33)

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, 2022-10-19 05:40:00, L’anticipazione del VI e VII rapporto della Regione sulle mafie nel Lazio. «Chi ha la droga a Roma, fa quello che vuole e i calabresi hanno sempre la droga» confida un pentito , Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni

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