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A Mariupol «pulizia nazionalista»: le forze del Cremlino lasciano partire la gente. Chi resta è «con loro»

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di Andrea Nicastro

I russi chiedono alla popolazione di indossare una fascia bianca sul braccio e mostrano in tv la distribuzione del cibo ai civili esausti

dal nostro inviato



ZAPORIZHZHIA — Ad Oleg e alla sua famiglia, i soldati russi, non hanno chiesto nulla di particolare. Documenti, controllo del bagagliaio, dello scomparto per i guanti e via. Forse perché, nonostante i 17 giorni d’assedio medievale, ha conservato l’aria mite da impiegato. Per Vadym, invece, ogni check point da Mariupol verso Zaporizhzhia
era un calvario. Il fucile puntato dentro al finestrino. Ordini bruschi. Gli altri soldati russi sdraiati sui carri armati a riposare con la barba lunga e la sigaretta in mano. La sensazione di essere finiti tra predoni più che soldati. «Potevano spararci, schiacciarci, distruggerci a piacimento». Vadym ha meno di 40 anni ed è fuggito dalla città assediata con i due figli da liceo. «Forse perché c’erano tre maschi in macchina eravamo dei sospetti. Ad ogni controllo ci facevano scendere e spogliare. Mi dicevano, prega dio di non avere una svastica tatuata. Ma poi mi guardavano le mani o le spalle per vedere se avevo le bruciature o i lividi da rinculo di chi ha sparato». Vadym infornava pizze da «Yummy Eat» e l’hanno fatto passare. A Yelena, invece, mamma con due bambine piccole, i russi hanno offerto una bottiglia d’acqua. «L’ho tenuta in mano che mi sembrava scottasse. Le bambine avevano sete, ho resistito e l’ho buttata. Ho anche pensato fosse avvelenata».

Sono usciti in pochi ieri da Mariupol in direzione Ucraina rispetto ai giorni precedenti. Appena 4mila secondo il centro di registrazione di Zaporizhzhia. In compenso, il sindaco di Mariupol denuncia una sorta di deportazione da parte di Mosca. Chi accetta di essere evacuato verso la Russia, prima avrebbe telefoni e documenti filtrati e poi inviato in altre regioni. Per il sindaco Vadym Boichenko, che tante voci dicono non essere più in città, si tratta di una manovra in stile staliniano, per i russi di banale redistribuzione. «Nel quartiere di Livoberezhny, i nemici hanno costretto a partire più di mille persone. Si nascondevano dai bombardamenti nelle cantine di una palestra e sono state deportate».

Le forze del Cremlino controllano già alcuni quartieri e dei civili non hanno più bisogno. Li lasciano partire. Si sta assistendo a una pulizia nazionalistica più che etnica. Chi è contro Mosca se ne va e non è trattenuto. Chi resta è rassegnato o contento della presenza di Mosca. I russi chiedono ai civili di indossare una fascia bianca sul braccio, il segno delle loro truppe. Per gli armati a difesa della città è un trucco che permette di infiltrare soldati russi in borghese. Sulle tv della Federazione sono comparsi servizi che mostrano la distribuzione di scatole di prima necessità con una grande Z stampata sul cartone. Civili esausti raccolgono, maledicono la guerra e ritornano nelle cantine.

Non è chiaro se esista o meno ancora un fronte definito, una parte ucraina e un’altra conquistata e ripulita di possibili resistenti dai militari del Cremlino. Come non è ancora chiaro se qualcuno stia veramente scavando tra le macerie del teatro bombardato. Se ci fossero dei superstiti (e c’è chi insiste con il numero di mille) sarebbero per la quarta notte in trappola. Il problema è che i vigili del fuoco non sono più operativi e i militari che potrebbero avere le macchine per aprire un varco tra le macerie devono combattere. La macchina della propaganda russa ha già cominciato a vendere la conquista di Mariupol alla propria opinione pubblica. In città però, secondo gli sfollati arrivati ieri, si combatte in ogni strada. I blindati russi compiono incursioni, fanno da esca per attirare il fuoco dei cecchini e poi gli aerei bombardano l’origine dell’attacco. A terra, il rastrellamento casa per casa sarebbe affidato ai ceceni. Circolano video di «kadirovsky», i guerrieri del presidente ceceno Kadyrov, che sparano su palazzi vuoti e recuperano neonati dalle cantine. Festeggiano con il solito Allah Akbar. Dall’altra parte della propaganda, la brigata Azov, gli ultranazionalisti di estrema destra che con l’esercito regolare difendono la città, sostiene di aver distrutto una pattuglia nemica: un tank, due blindati e 40 uomini. Dalla capitale ucraina, ammettono che sarà difficile portare rinforzi in città. Azov e i soldati sono soli.

19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 23:48)

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, 2022-03-19 23:24:00, I russi chiedono alla popolazione di indossare una fascia bianca sul braccio e mostrano in tv la distribuzione del cibo ai civili esausti, Andrea Nicastro

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