Il maxiyacht delloligarca Melnichenko è già costato allItalia 7 milioni: battaglia al Tar

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di Andrea Pasqualetto

Bloccato dal marzo dello scorso anno, al centro di uno scontro sulla propriet. Per i legali non sarebbe del magnate. Polemica sulle spese di mantenimento. Il sindaco Dipiazza: Spreco di denaro pubblico

Da una parte il governo italiano, dall’altra una societ straniera, rappresentata da due avvocati che chiedono l’anonimato e garantiscono di non sapere chi sia il loro cliente in carne e ossa: Il referente per noi questa societ.
Si aperta cos, davanti ai giudici del Tar del Lazio, la battaglia legale che ha per oggetto la barca a vela pi grande del mondo, il Sailing Yacht A, bloccato a Trieste dalla Guardia di Finanza nel marzo dello scorso anno in esecuzione delle sanzioni decise dall’Unione Europea contro gli oligarchi russi. E il panfilo in questione, secondo le Fiamme Gialle, di Andrej Melnichenko, nome che dal 9 marzo dello scorso anno fa parte della lista nera dell’Europa. Descritto come uomo della cerchia pi stretta di Vladimir Putin, Melnichenko, classe 1972, uno dei magnati pi facoltosi cresciuti all’ombra del Cremlino, con un patrimonio stimato da Forbes in 27,5 miliardi di dollari in buona parte legato al carbone e ai fertilizzanti.

Le posizioni

Il provvedimento che ha disposto il congelamento del megayacht, da mesi all’ancora nel golfo di Trieste, stato impugnato dal sedicente proprietario del bene: Una societ che non fa parte dell’elenco di quelle listate da Bruxelles, precisano i legali che naturalmente puntano al dissequestro e al risarcimento del danno subito. Non ci sono dubbi, il proprietario Melnichenko, taglia corto la Guardia di Finanza, le cui ragioni sono sostenute in Tribunale dall’Avvocatura dello Stato che difende il ministero dell’Economia e delle Finanze.
Va detto che il mese scorso, Alexander Byrikhin, l’uomo della comunicazione dell’oligarca, era intervenuto sulla vicenda con una precisazione: Lo yacht ora non di propriet di Andrej Melnichenko; appartiene a un trust con il quale il signor Melnichenko non ha alcun rapporto, aggiungendo che non batte pi bandiera dell’isola di Man ma della Sierra Leone. Precisazione alla quale aveva prontamente risposto la Finanza: Una cosa certa: da quando un bene congelato la propriet non pu passare di mano, quindi se era di Melnichenko prima lo anche adesso. Quanto alla bandiera, possibile che sia cambiata ma questo del tutto ininfluente. Sulla stessa linea l’Agenzia del Demanio che ha in gestione il panfilo: Non abbiamo registrato modifiche dell’assetto proprietario.

Il mantenimento

A complicare la vicenda si messa poi un’altra questione: i costi di mantenimento. Stiamo parlando di uno yacht unico, tre alberi, 143 metri di lunghezza, 25 di larghezza, 12.600 tonnellate di stazza. Valore approssimativo: 450 milioni di euro. Un gigante del mare ultramoderno, luccicante, blindatissimo, che ha richiesto per mesi la presenza a bordo di un equipaggio di una ventina di uomini. Naturalmente pagati dallo Stato italiano. A ci vanno aggiunte le spese di vigilanza e di stallo e quelle sostenute per tenere in efficienza un gruppo elettrogeno particolarissimo. Insomma, a conti fatti, gli esperti hanno stimato un esborso di circa 750-800 mila euro al mese. Questo si chiama spreco di denaro pubblico, vergogna — insorto il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza —. Fino a oggi costato allo Stato oltre 7 milioni di euro. Non li recupereremo mai perch troveranno certamente il modo di non pagarli…. Detto che il Comune c’entra ben poco con le spese sostenute per il mantenimento del panfilo, Dipiazza ne fa una questione di tasche pubbliche in generale. Se anche il governo italiano vincesse davanti al Tar la disfida della propriet, che peraltro costituisce un importante test per tutti i ricorsi fatti dagli oligarchi in questi mesi, i legali della misteriosa propriet intravedono gi un possibile contenzioso su questo fronte.

Il rischio

La procedura prevede che, il giorno in cui il panfilo verr riconsegnato al legittimo proprietario, quest’ultimo possa rientrarne in possesso solo dopo aver pagato le spese di manutenzione sostenute dall’Italia. Che per potrebbero essere considerate eccessive. C’ infine un rischio, questo ventilato dai finanzieri: Che il proprietario decida di lasciare il bene allo Stato e a quel punto potrebbe diventare una grana: chi se la va a prendere una barca del genere?.
Al molo Adriaco, la considerano un mezzo mostro. Sono oramai dieci mesi che se ne sta in mezzo alla rada, grigia e impenetrabile come un agente segreto venuto dal mare. Dipiazza la trova bella: Se c’ una cosa positiva questa dai, non male, di sera, al tramonto….

14 gennaio 2023 (modifica il 14 gennaio 2023 | 08:04)

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