Xi Jinping, da leader del partito al terzo mandato presenta la sua squadra di fedelissimi

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Numero due del Politburo permanente diventa Li Qiang, boss a Shangai alla prese con la disastrosa gestione della pandemia

Tappeto rosso per sette uomini in nero, dalle scarpe alle punte dei capelli generosamente tinti per nascondere gli anni. Xi Jinping, rieletto segretario generale, ha presentato il suo Comitato permanente del Politburo.

Quattro dei sei uomini scelti da Xi Terzo sono nuovi, ma la loro nomina segnala un consolidamento del vecchio stile di potere, autoritario, chiuso e insensibile alle richieste dei cinesi comuni. Lo prova l’ordine di sfilata che segnala la gerarchia nel Politburo.

Il numero 2 è Li Qiang, 63 anni, capo del Partito a Shanghai. Tutti i boss della megalopoli più internazionale della Cina negli ultimi 33 anni erano stati chiamati a far parte del Politburo, ma il compagno Li Qiang sembrava aver bruciato le sue carte di promozione la scorsa primavera, quando era stato protagonista di un clamoroso fallimento nella gestione del Covid-19 a Shanghai. Per oltre due mesi la sua città era stata in lockdown, più di venti milioni di persone chiuse in casa con le autorità incapaci di assicurare gli approvvigionamenti, centinaia di migliaia di persone spedite in centri di quarantena disorganizzati, produzione ferma. La ricetta inflessibile di Li Qiang, appiattita sulla Tolleranza Zero proclamata da Pechino nella «guerra popolare al coronavirus» ha causato frustrazione, rabbia e proteste pubbliche a Shanghai.

La sua nomina pone fine al mito della «meritocrazia tecnocratica» del Partito-Stato, osservano politologi ed economisti internazionali. Di solito, il numero 2 del Politburo assume l’incarico di primo ministro. Per essere certi di questa ulteriore promozione bisognerà aspettare marzo, quando l’Assemblea del popolo rinnoverà le cariche di governo. Ma se davvero l’incarico andrà all’uomo venuto da Shanghai, non c’è da illudersi che la Cina sia pronta ad abbandonare la sua linea della Tolleranza Zero, a riaprirsi ai viaggi internazionali e a consentire libertà di movimento e di vita al suo popolo.

Numero 3 è Zhao Leji, 65 anni, promosso dopo aver guidato la Commissione centrale di disciplina del Partito, l’apparato che purga i ranghi della burocrazia comunista dai casi più evidenti di corruzione. Nei primi dieci anni di Xi sono stati almeno 1,5 milioni i compagni burocrati e con tessera comunista di basso o altissimo livello a cadere nella campagna contro «mosche e tigri». Zhao era il numero 6 nel precedente Politburo, ora avanza e lascia l’anticorruzione: evidentemente cinque anni di quel lavoro con la falce stancano e meritano un premio.

Numero 4 Wang Huning, 67 anni, un altro avanzamento in graduatoria. È un ex accademico, politologo della prestigiosa università Fudan. Ed è il sommo ideologo del Partito. Un uomo che ha messo il suo cervello raffinato, colto e cinico al servizio del potere sotto gli ultimi tre segretari generali, da Jiang Zemin a Hu Jintao e poi Xi. Si dice che tutte le formule del Pensiero di Xi siano in qualche modo concordate con questo studioso che parla pochissimo in pubblico. Ma è svelto di riflessi e di mano, come ha dimostrato ieri durante l’espulsione del vecchio Hu Jintao dalla Grande sala del popolo. L’ideologo Wang era seduto due posti alla sinistra dello sfortunato (forse malato, sicuramente umiliato) e ha trattenuto tirandolo per la giacca il compagno Li Zhanshu che voleva alzarsi per sostenere l’ex segretario generale. Il gesto e l’espressione del volto di Wang dicevano al compagno generoso e forse ingenuo: «Non ti esporre, non è affar tuo».

Numero 5 è Cai Qi, 66 anni, brillante capo del Partito a Pechino. Ha lavorato per Xi fin dai tempi della provincia, nel Fujian.

Numero 6 Ding Xuexiang, capo dello staff di Xi, viaggia sempre al suo seguito e lo aiuta nella gestione dell’agenda degli incontri e delle questioni di gestione del personale.

Numero 7 è Li Xi, che ha guidato il Partito nel Guangdong, provincia industriale per eccellenza della Cina. A lui dovrebbe andare la guida dell’anticorruzione.

Sono tutti descritti come fedelissimi di Xi Jinping naturalmente, questi sei uomini. Ma nessuno è abbastanza giovane per succedere al segretario generale nel 2027 e tenere le redini del Partito per i dieci anni successivi (se mai Xi dovesse decidere di non quadruplicare).

Rinnovato anche il Politburo «allargato»», con una piccola sorpresa e una ulteriore delusione: i membri sono scesi a 24 da 25. Non c’è più nemmeno una donna. È stato «eletto» il ministro degli Esteri Wang Yi, capo della combattiva diplomazia di Xi, ribattezzata dei «lupi guerrieri».

Xi Jinping ieri ha chiuso il Congresso dicendo che è il tempo di «avere coraggio per battersi e di osare per vincere». Oggi presentando la nuova squadra ha promesso che la Cina continuerà «ad aprirsi, perché nessuno può chiudersi». Tempestive sono arrivate le congratulazioni di Putin che spera di rafforzare la cooperazione con Pechino. Xi ha ricordato che «il mondo ha bisogno della Cina». Le regole d’ingaggio però vuole dettarle lui.

23 ottobre 2022 (modifica il 23 ottobre 2022 | 10:28)

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, 2022-10-23 08:42:00, Numero due del Politburo permanente diventa Li Qiang, boss a Shangai alla prese con la disastrosa gestione della pandemia , Guido Santevecchi

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