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Ucraina, torte avvelenate e pomodorini antidrone: la resistenza leggendaria della gente comune

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di Michele Farina

Fioriscono storie sugli atti di eroismo (che partono dalle cucine): servono a mantenere alto il morale e a strappare un sorriso in mezzo alla paura e agli orrori quotidiani

I russi sparano missili ipersonici, gli ucraini rispondono con pomodori sott’aceto. Putin bombarda le città, mentre le nonne di Kiev abbattono gli invasori con torte avvelenate. Se si riuscisse a sorridere davanti alla tragedia ucraina, certe notizie si potrebbero riassumere così. Ogni popolo in guerra ha bisogno di eroi, sulla tolda e nelle stive, tra i leader al comando e in mezzo alla gente comune, tra la cronaca e la leggenda. In trincea come in cucina.

Poco da mangiare

L’italiana Ansa riporta una storia che arriva dall’agenzia di stampa Unian, che riprende a sua volta fonti del ministero degli Interni di Kiev. Il fondamento è che i soldati russi sono demoralizzati e hanno poco da mangiare. E così, un’anziana signora ucraina senza nome avrebbe portato in regalo una torta a un drappello di affamati invasori, in un luogo imprecisato di quel vasto Paese grande due volte l’Italia. Non un gesto di amore, ma di guerra: la torta infatti, secondo le fonti del governo ucraino, era «farcita» di zinco. Otto militari russi sarebbero stati avvelenati in questo modo.

Il drone alla finestra

Spesso in tempo di guerra, il cibo che scarseggia diventa protagonista di storie più o meno credibili, che vanno a nutrire, se non la pancia, almeno l’immaginario delle persone che ne sono vittima. Infondono coraggio, strappano un sorriso o un ghigno di soddisfazione. Vale per la nonna delle torte avvelenate come per la signora di Kiev che avrebbe abbattuto un drone da ricognizione con un colpo di contraerea mai registrato prima: un vasetto di pomodorini sott’aceto. Se i russi usano le armi termobariche (dette anche bombe a vuoto), dalle cucine ucraine rispondono con le bombe sotto vuoto. La storia della signora Elena è attecchita sui social networks una settimana fa, ed è stata ripresa da media internazionali come la rivista Forbes, seconda la quale «l’eroina» in questione avrebbe agito credendo che il velivolo avvistato fuori dalla sua finestra fosse usato da sabotatori e «saccheggiatori di appartamenti vuoti». À la guerre comme à la guerre: senza pensarci due volte, Elena avrebbe usato «le armi» che aveva in casa, centrando l’intruso ronzante con un vasetto di pomodorini sott’aceto.

Pomodori o cetrioli?

In Rete sono volate parole di compiacimento e persino discussioni sulla reale entità della bomba sottovuoto: era un vasetto di pomodorini o di cetrioli? Le disquisizioni culinarie sono uno strumento di distrazione, un diversivo dagli orrori, ma costituiscono anche una piccola catena di conoscenze e associazioni di idee. Lo stesso vale per l’anziana signora inviperita che, nei primissimi giorni dell’invasione, offrì semi di girasole a un soldato russo di pattuglia in una strada di Henichesk, cittadina portuale sul Mare di Azov, nella provincia occupata di Kherson. Il primo atto di resistenza rilanciato dai media di (quasi) tutto il mondo, da un Paese che fino ai ieri è stato un grande granaio della Terra. Stessa lingua, fronti opposti. La donna incalzava («Che ci fate qui?»), il soldato ribatteva incerto («Non faccia così signora, non peggiori la situazione»). Lei: « E peggio di così come potrebbe andare? Si può sapere chi cazzo vi ha invitati?». E poi il colpo da cinema. La donna offre al soldato semi di girasole: «Metteteveli in tasca, così quando morirete e sarete sepolti, almeno dai vostri corpi nascerà qualcosa di buono».

Semi e parole. Come non pensare a «I girasoli», girato da Vittorio De Sica nell’estate del 1969, con Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Fu il primo film occidentale girato in Urss dopo la Seconda guerra mondiale, ai tempi del lento disgelo. E fu girato tra Mosca e l’Ucraina, la terra dei girasoli (oggi) insanguinati.

20 marzo 2022 (modifica il 20 marzo 2022 | 12:08)

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, 2022-03-20 11:34:00, Fioriscono storie sugli atti di eroismo (che partono dalle cucine): servono a mantenere alto il morale e a strappare un sorriso in mezzo alla paura e agli orrori quotidiani , Michele Farina

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